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Quanto è alta la pressione fiscale in Italia e come cambieranno le tasse nei prossimi anni

La pressione fiscale in Italia è tra le più alte in Europa: nel 2022 le tasse valevano il 42,7% del Pil. Il dato potrebbe è sceso leggermente e potrebbe farlo ancora nei prossimi anni, secondo la Commissione Ue.
A cura di Luca Pons
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La pressione fiscale in Italia potrebbe abbassarsi leggermente nei prossimi anni: lo ha previsto la Commissione europea, nel suo rapporto annuale sulla tassazione. Sarebbe un dato in controtendenza, dato che storicamente la pressione sui contribuenti è sempre aumentata, ma nel periodo della ripresa post-pandemia è leggermente scesa. In ogni caso, si parlerebbe di un calo di pochi decimi percentuali: l'Italia resterebbe ai primissimi posti in Europa, superata nel 2025 solo da Francia, Belgio e Austria.

Attualmente, la stima della Commissione Ue concorda con quella più recente dell'Istat: la pressione fiscale italiana nel 2023 era al 42,5%. Questo significa che le tasse – inclusi i contributi – valevano il 42,5% del Pil. Dopo la pandemia, questo dato ha visto un lieve calo, dovuto anche al fatto che il Pil è tornato a crescere rapidamente per compensare la chiusura del periodo Covid. Non solo: l'Istat ha ricalcolato il Pil degli ultimi anni tenendo conto, tra le altre cose, anche degli effetti del Superbonus edilizio. Questo ha fatto sì che il Prodotto interno lordo crescesse e, di conseguenza, la pressione fiscale scendesse.

In media, nell'Unione europea, la pressione fiscale nel 2022 è stata stimata al 39,6%. Gli estremi sono molto lontani: al primo posto come detto c'è la Francia, con il 44,1%, seguita dal Belgio al 43,3%, poi Austria al 42,8% e poco sotto l'Italia con il 42,5%. Dall'altra parte della classifica, invece, l'Irlanda registra il 22,2%, la Romania il 26% e Malta il 27,9%.

In circa metà degli Stati Ue, la pressione fiscale è più bassa di quella registrata prima del Covid. Dal 2019 al 2022, infatti, la media europea è salita dello 0,3%, ma questo è dovuto a un aumento in 13 Paesi e a un calo negli altri 14. Non è ancora chiaro se questo sia dovuto a cambiamenti strutturali o solo temporanei: alcuni Stati stanno ancora gestendo gli effetti delle misure lanciate durante il Covid-19 e la crisi energetica. Sempre a livello europeo, è aumentata leggermente la tassazione sul capitale rispetto a quella sul lavoro (che vale comunque il 50,6% delle entrate totali per gli Stati). Potrebbe essere perché i profitti delle aziende sono aumentati più in fretta degli stipendi.

Per quanto riguarda la pressione fiscale in Italia nei prossimi anni, dal 42,7% del 2022 la stima è che si scenda al 42,5% del 2023, poi al 42,4% nel 2024 e infine al 42,2% nel 2025. Come detto, un livello che lascerebbe comunque l'Italia ai primi posti nel Continente. D'altra parte, uno dei motivi per cui il dato italiano è stabilmente tra i più alti in Europa è anche la tassazione sul lavoro – quella che viene divisa tra dipendenti e datori di lavoro – è al 43,5%. Si tratta della percentuale più alta nell'Unione europea. Per fare un paragone, il dato più basso è quello della Bulgaria, con il 24,9%.

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