La cerimonia della campanella ha sancito anche simbolicamente il passaggio di consegne tra Mario Draghi e Giorgia Meloni. La leader di Fratelli d’Italia ha tenuto a battesimo il nuovo governo con il primo Consiglio dei ministri, nel corso del quale si è cominciato a ragionare sulle deleghe, sui sottosegretari e sulle altre formalità che vanno sbrigate per poter essere operativi in tempi strettissimi. Nomine che però sono tutt’altro che secondarie, perché rischiano di acuire le tensioni interne alla maggioranza, tutt’altro che risolte. Un paio di dossier urgenti e gli impegni internazionali già incombono, dunque Meloni non può permettersi uno stallo prolungato.
La partenza non è stata delle migliori, diciamo così. Tuttavia, dopo il caos nel corso dell’elezione di La Russa alla presidenza del Senato, la lunga trattativa su Ronzulli, gli audio rubati di Berlusconi e le difficoltà nella scelta di poltrone – chiave, nonché l’errore nell’attribuzione dei ministeri a Zangrillo e Pichetto Fratin, Giorgia Meloni si prepara a godersi il tradizionale periodo di luna di miele col Paese. L’apertura di credito dei principali player internazionali, agevolata anche dalle raccomandazioni di Mario Draghi, la benevolenza della quasi totalità dei media e il grande carico di aspettativa dell’opinione pubblica, garantiranno alla vincitrice delle politiche la possibilità di operare in un contesto decisamente favorevole.
I numeri in Parlamento sono rassicuranti: al Senato la maggioranza ha 116 senatori (meno il Presidente La Russa), cifra che garantisce di avere sulla carta la maggioranza assoluta anche senza considerare i 9 ministri; alla Camera i voti sono 237, un margine molto ampio. L’opposizione è tutt’altro che compatta e non rappresenta un problema nel breve periodo, anzi potrebbe addirittura essere d’aiuto nel caso di agguati berlusconiani nelle votazioni importanti (come già accaduto nell’elezione del presidente del Senato). Ci vorrà tempo perché si possa assistere a una vera e propria mobilitazione di forze civiche o movimenti, considerando pure la distanza esistente con le formazioni politiche organizzate. I sondaggi politici per ora sono unanimi: il consenso verso Fratelli d'Italia cresce ancora. Tutti i leader europei sono sicuri delle capacità e della tempra di Meloni. Draghi e Mattarella non sembrano minimamente preoccupati, anzi.
Il lavoro che attende la Presidente del Consiglio è certo complesso e faticoso; sul tavolo vi sono dossier importanti e c’è molta incertezza su come evolveranno le due grandi questioni del nostro tempo, la guerra in Ucraina e la pandemia da coronavirus. Punti sui quali Meloni si muoverà quasi in perfetta continuità con le esperienze che l’hanno preceduta, un po’ per scelta, un po’ per necessità. L’Italia è e resterà saldamente ancorata all’alleanza atlantica e al blocco occidentale, per cominciare; la gestione dei fondi del Pnrr seguirà il percorso tracciato da Conte e modificato da Draghi; l’azione di contrasto alla crisi economica sarà limitata dalle scelte passate e dalle risorse disponibili; non c’è alcuna volontà (né possibilità) di stravolgere le strutture e le pratiche di contrasto alla pandemia (tanto sul piano delle vaccinazioni che su quello della risposta dei servizi sanitari). Non per questo, vi sono sfide meno importanti o ambiziose: dalla giustizia al fisco, passando per la revisione del reddito di cittadinanza e la gestione delle crisi industriali, Palazzo Chigi avrà bisogno del supporto della maggioranza e della competenza dei ministri, oltre che della crescita di una classe dirigente fin qui "coperta" dallo standing politico della presidente Meloni.
Il consenso per Giorgia Meloni
Meloni può contare, come dicevamo, sulla formidabile opera di costruzione di un’immagine vincente, moderata e tranquillizzante portata avanti da gran parte dei media. Nelle ultime settimane, abbiamo letto e visto di tutto, ma la narrazione dominante resta quella della “rottura degli schemi” rappresentata dalla prima donna Presidente del Consiglio, che arriva al potere grazie a un percorso di militanza durante il quale ha declinato in maniera diversa la lotta agli stereotipi di genere. È una immagine che funziona, perché percepita come autentica e di buonsenso, ma anche perché apprezzata da quelli e quelle che teoricamente dovrebbero avversarla (una questione complessa, che qui e qui abbiamo provato ad affrontare).
Quanto durerà questo idillio col Paese, insomma? Quanto crescerà ancora il consenso di Meloni? Difficile dirlo, le analogie con le brevi parabole di mostri del consenso come Salvini e Renzi potrebbero essere fuorvianti. La leader di Fdi si è già trovata a gestire situazioni complesse e ha sempre evitato di ricorrere a proclami roboanti e promesse irrealizzabili. Non è su quel terreno che giocherà la sua partita, non è lì che la perderà.
Ha però in mente un percorso di radicale cambiamento di alcune strutture sociali e politiche, che prima o poi dovrà cominciare a perseguire. Diritti civili e sociali, giustizia, riforma della Costituzione, impianti culturale e formativo: il programma di Fratelli d'Italia è molto ambizioso e strutturato, mira a una trasformazione profonda della nostra società. In questa fase di continua rincorsa della contingenza tutto è anestetizzato, ogni ricetta sembra simile e sono tanti i punti di convergenza tra le piattaforme programmatico – politiche di leader e partiti. Ma Meloni resta una donna di destra, che si è caricata il peso della vecchia e inconcludente classe dirigente della destra post fascista e si è scelta alleati che rappresentano la destra populista e sovranista. Quando si uscirà dalla fase di emergenza, la destra italiana dovrà fare sul serio, o almeno provarci. In che direzione si andrà lo possiamo intuire dalle prime dichiarazioni dei vari Roccella, Sangiuliano, Fontana eccetera. Come reagirà il Paese, è la vera incognita.