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Presidenza Trump

Quanto costeranno all’Italia i dazi di Trump

Il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta ha spiegato che i nuovi dazi di Trump avranno ricadute “più contenute” in Europa rispetto al resto dell’economia globale, ma i Paesi più colpiti saranno “Germania e Italia, data la rilevanza dei loro scambi con gli Usa”.
A cura di Giulia Casula
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I nuovi dazi annunciati dall'amministrazione Trump avranno ricadute "più contenute" in Europa rispetto al resto dell'economia globale, che si prepara a essere travolta dalla guerra commerciale degli Usa. Oggi in occasione del 31esimo congresso Assiomatizzereste Forex, il governatore della Banca d'Italia, Fabio Panetta ha spiegato che l'impatto delle tariffe americane sul PIL Ue si tradurrà in circa mezzo punto percentuale di crescita in meno rispetto all'1,5% per il PIL globale.

Tuttavia, alcuni Paesi pagheranno i conti più di altri. Tra questi ci sono la Germania e l'Italia, partner privilegiati degli americani. Se tutto sommato l'Europa potrebbe riuscire ad attutire il colpo, gli "effetti maggiori" si avranno "per Germania e Italia, data la rilevanza dei loro scambi con gli Stati Uniti", ha spiegato.

Ma i dazi potrebbero essere un boomerang per Trump. "L'esperienza storica mostra che le guerre commerciali danneggiano la crescita, anche nei paesi che le avviano", ha osservato Panetta. Per quel che riguarda l'Ue, "secondo le nostre stime, se i dazi annunciati in fase pre-elettorale fossero attuati e accompagnati da misure di ritorsione, la crescita del Pil globale si ridurrebbe di 1,5 punti percentuali. Per l'economia statunitense l'impatto supererebbe i 2 punti", ha chiarito. "Nella fase iniziale questi impatti negativi potrebbero essere amplificati dall'aumento dell'incertezza sulle politiche commerciali, già evidente nelle ultime settimane".

Che conseguenze potrebbero avere le nuove tariffe Usa

Finora infatti, la minaccia delle tariffe per Trump si è rivelata un'arma strategica con cui ottenere concessioni con i propri partner. Sono un esempio Canada e Messico, dove le tariffe sono state sospese al termine di una lunga trattativa del tycoon con i rispettivi omologhi. È dunque possibile che "l'amministrazione statunitense stia utilizzando gli annunci sui dazi come leva negoziale per ridefinire i rapporti economici e politici con altre aree del mondo", ha spiegato. Tuttavia, "questa strategia potrebbe sfuggire al controllo, generando effetti ben oltre quelli desiderati, aggravando i dissidi esistenti e aprendo nuove fratture", ha avvertito esortando i leader ad intraprendere "soluzioni negoziali basate sulla cooperazione" che "non solo rappresentano un'alternativa preferibile, ma sono necessarie per evitare una spirale di conflitti che minaccerebbe la stabilità globale".

In generale finora, le mosse di Trump in ambito commerciale hanno causato parecchia incertezza. "Il caso più significativo è quello della Cina. Dato l'eccesso di capacità produttiva nel settore industriale. L'imposizione di dazi elevati da parte degli Stati Uniti potrebbe spingere gli esportatori cinesi a cercare nuovi mercati per compensare il calo delle vendite sul mercato americano", ha detto Panetta.

In uno scenario simile, "le imprese italiane ed europee si troverebbero esposte a crescenti pressioni competitive da parte delle aziende cinesi, la cui specializzazione settoriale è sempre più simile a quella europea", ha osservato. "I dazi non garantiscono una riduzione del disavanzo delle partite correnti. Se lo facessero, comporterebbero anche un minore afflusso netto di capitali verso il paese che li ha imposti, con conseguenti aggiustamenti attraverso un aumento del risparmio dei residenti o una riduzione degli investimenti", ha rimarcato.

Ad ogni modo, i dazi non dovrebbero spingere più di tanto verso l'alto l'inflazione. L'effetto netto potrebbe essere "contenuto, se non leggermente negativo". Ugualmente, "anche un aumento dei dazi statunitensi sulle esportazioni europee non avrebbe presumibilmente effetti significativi sull'inflazione. I dazi potrebbero generare pressioni al rialzo legate a un deprezzamento dell'euro rispetto al dollaro e a eventuali misure di ritorsione da parte della Ue", ha rilevato. "Tuttavia, questi effetti verrebbero compensati da un rallentamento dell'economia globale e dal dirottamento verso i mercati europei delle merci cinesi colpite da dazi elevati", ha aggiunto.

Cosa ha detto il governatore di Bankitalia sulla crescita economica italiana

Peraltro negli ultimi trimestri la crescita economica italiana ha rallentato, anche a causa di conflitti internazionali in corso e degli effetti della stretta monetaria. "Nel 2024 il Pil è aumentato dello 0,5%, ma la crescita si è arrestata nel secondo semestre", ha spiegato Panetta, che delinea un quadro positivo. "Secondo le nostre previsioni, nei prossimi mesi il prodotto tornerà a espandersi". Anche se l'Italia potrebbe subire le conseguenze della crisi tedesca. "Di fatto, attraverso il commercio internazionale le difficoltà dell'economia tedesca si stanno trasmettendo a quella italiana", ha spiegato. All'opposto "la riduzione dei tassi di interesse, gli alti livelli di occupazione e la ripresa della domanda estera sosterrebbero i consumi e le esportazioni, favorendo nel contempo l'accumulazione di capitale da parte delle imprese".

In questa fase in Italia "il principale motore della crescita sono stati i consumi delle famiglie, sostenuti dalla forza del mercato del lavoro e dal graduale, seppur ancora parziale, recupero dei salari reali", ha detto. Le prospettive di ripresa dell'economia italiana tuttavia potrebbero essere messe in pericolo da "un contesto internazionale indebolito e incerto". Per questo motivo per il numero uno di Bankitalia è necessario sciogliere alcuni nodi, che impediscono la crescita italiana: "la bassa produttività  l'elevato debito pubblico, le inefficienze dell'azione pubblica".

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