Quanto ci costerebbero le elezioni anticipate?
A soli 65 giorni dalle elezioni dello scorso 4 marzo, l'Italia potrebbe essere costretta a recarsi nuovamente alle urne. La fase di stallo istituzionale che ha preso il via ormai oltre due mesi fa non accenna a terminare e nonostante il capo dello Stato abbia messo sul piatto l'ipotesi di un governo neutrale per sbloccare la situazione e il Paese – traghettare l'Italia fino all'approvazione della nuova legge di stabilità a dicembre per poi andare al voto nel 2019 – M5S e Lega hanno già dichiarato che non voteranno mai la fiducia a un governo tecnico "alla Monti" e di essere intenzionati ad andare al voto il più presto possibile, anche a fine luglio se necessario. Ma quanto ci costerebbero queste nuove elezioni anticipate così ravvicinate?
Il settimanale Panorama, analizzando gli ultimi dati disponibili e relativi alle elezioni politiche del 2013, ha calcolato che all'epoca vennero spesi 389 milioni di euro per il voto organizzato su due giornate – domenica e lunedì – e unito ad alcune elezioni regionali (Lombardia, Lazio e Molise): "Il principale costo è relativo al ministero dell’Interno pari nel 2013 a 315 milioni di euro. Segue con 38 milioni il ministero dell’Economia; 33 milioni il ministero degli Esteri; 14 milioni il ministero della Giustizia".
I 315 milioni di euro spesi dal Viminale sono così suddivisi:
- Dipartimento Affari Interni e Territoriali – 237 milioni
- Dipartimento Politiche Personali – 5 milioni
- Dipartimento Pubblica Sicurezza – 73 milioni
Nel 2013 vennero retribuiti 21.154 poliziotti, 21.154 carabinieri, 11.526 finanzieri, 3.268 forestali, 300 poliziotti penitenziari, 3.638 vigili urbani e 585 poliziotti provinciali per il servizio elettorale, mentre nell'ambito delle spese territoriali (i 237 milioni del dipartimento Affari Interni) i dati possono essere così scomposti:
- Seggi elettorali – 223 milioni
- Facilitazioni di viaggio – 9,8 milioni
- Informatica e telecomunicazione – 2,1 milioni
- Personale e logistica – 1,9 milioni
L'attuale legislatura, iniziata ufficialmente lo scorso 23 marzo con l'insediamento delle Camere, fino a oggi ha prodotto lavori per circa 3,5 ore al mese, per un totale di sette sedute alla Camera dei Deputati. Secondo il dem Michele Anzaldi, questi 63 giorni di stallo sono costati in tutto 252 milioni di euro (161 milioni per Montecitorio e 91 milioni per Palazzo Madama). In questi due mesi abbondanti di legislatura, le Camere non hanno esaminato alcuna proposta di legge nonostante al momento risultano 540 disegni di legge depositati e in attesa di essere discussi in Parlamento. In mancanza delle apposite Commissioni, mai insediate, i parlamentari non possono però iniziare a lavorare davvero. Perché mancano le commissioni? La motivazione è semplice: finché non si sa chi sarà maggioranza di governo e chi invece andrà all'opposizione, non è possibile procedere con l'elezione dei relativi membri, delle presidenze e di tutti i ruoli istituzionali connessi.