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Quanto aumenta lo stipendio dei dipendenti comunali con il rinnovo del contratto collettivo

Sono ripartite le trattative per il rinnovo del contratto collettivo delle Funzioni locali, ovvero dei dipendenti comunali, provinciali e regionali. Sul tavolo c’è un aumento da 128 euro al mese, in media, ma i sindacati chiedono di più per recuperare l’inflazione.
A cura di Luca Pons
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Le trattative entrano nel vivo per il contratto collettivo dei dipendenti delle Funzioni locali, ovvero chi lavora per Regioni o enti regionali, province, Comuni, Camere di commercio e altri enti locali. Dopo la chiusura del negoziato per i dipendenti statali – che ha visto l'opposizione di Cgil e Uil – ora toccherà a un'altra fetta di lavoratori del pubblico rinnovare le proprie condizioni contrattuali. L'offerta di partenza dell'Aran, l'ente pubblico che rappresenta lo Stato nelle trattative, è un aumento medio di 128 euro lordi al mese.

Si tratta di un aumento raggiunto usando la grandissima parte delle risorse economiche messe a disposizione dal governo (il 94%). In particolare gli incrementi per le varie fasce di dipendenti sarebbero: 141,50 euro in più al mese per i funzionari e chi ha elevate qualifiche, 130,41 euro per gli istruttori, 116,03 euro per gli operatori esperti e infine 111,45 euro per i semplici operatori.

Usando il 100% delle risorse economiche a disposizione si potrebbe aggiungere al massimo un aumento di altri 8 euro al mese. Una somma che l'Aran ha proposto di tenere da parte per eventuali altre modifiche al contratto – in ambiti non legati direttamente allo stipendio – che potrebbero alzare i costi.

Per il momento nella trattativa non si è parlato di temi come la settimana lavorativa di quattro giorni e l'erogazione dei buoni pasto anche quando si lavora da remoto. Visto che però si tratta di misure che hanno trovato spazio nel rinnovo dei dipendenti statali, sembra probabile che i sindacati chiederanno di introdurli anche in questo contratto.

Le uniche novità significative ad ora sarebbero delle agevolazioni per chi si avvicina all'età della pensione, un incremento della paga per le posizioni organizzative, e la possibilità fino al 2026 di assegnare delle promozioni a prescindere dai titoli di studio, e solamente sulla base dell'esperienza lavorativa e le valutazioni dei superiori. Dei cambiamenti ritenuti positivi, ma che comunque avrebbero un impatto limitato per la maggior parte dei dipendenti.

La posizione di partenza di Cgil e Uil, finora, è stata di richiedere aumenti ben più sostanziosi. Il ragionamento è che un incremento dello stipendio di questo tipo non basterebbe per recuperare l'aumento dell'inflazione che si è registrato negli ultimi tre anni. Anche durante il negoziato per i dipendenti statali la linea era stata questa, ma le altre sigle avevano preferito accettare il contratto offerto. Così, al momento della votazione sul nuovo contratto, Cgil e Uil erano state ‘tagliate fuori' e, con una maggioranza ristretta, il nuovo accordo era stato approvato senza di loro.

Per i dipendenti degli enti locali, però, la situazione è diversa. Qui Uil e Cgil hanno un peso decisamente maggiore, e sarà pressoché impossibile raggiungere una soluzione definitiva senza il loro consenso. Non si può escludere che si arrivi a uno sciopero, come per i metalmeccanici, se non ci saranno passi avanti. Ma per adesso le trattative hanno ancora un certo margine, e continueranno nelle prossime settimane. In particolare, il prossimo vertice si svolgerà lunedì 2 dicembre.

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