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Manovra 2025

Quanti tagli dovranno fare i ministeri per la Manovra 2025 del governo Meloni

Oggi il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ritorna al suo dicastero, e presto partirà il confronto con tutti gli altri ministri. La richiesta è sempre la stessa: tagliare dove possibile, per riversare i risparmi nella legge di bilancio di fine anno. Soprattutto adesso che le nuove regole europee impongono di ridurre gli sprechi.
A cura di Luca Pons
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La pausa estiva è alle spalle, e i lavori del governo per la manovra riprendono. L'obiettivo è trovare tra i 20 e i 25 miliardi di euro per la legge di bilancio, secondo quanto emerso finora dalle fonti di maggioranza. Per questo, presto il ministro dell'Economia Giorgetti – tornato oggi ufficialmente al lavoro – inizierà a pressare i colleghi di governo perché taglino la spesa, dove possibile.

D'altra parte, interventi come il taglio del cuneo fiscale e la riforma dell'Irpef da soli potrebbero ‘prendersi' oltre 15 miliardi; per la Zes unica al Sud serviranno quasi due miliardi di euro, le missioni internazionali che vanno riconfermate ogni anno richiederanno circa un miliardo. Unendo anche altri interventi che il governo vuole confermare, si arriva poco sotto i 20 miliardi di euro senza inserire in manovra alcuna misura aggiuntiva (ad esempio sulle pensioni).

Il Documento programmatico di bilancio su cui si baserà la manovra deve arrivare entro il 20 ottobre, ma la prossima scadenza è più stringente: entro il 20 settembre il governo deve inviare alla Commissione europea il Piano strutturale di bilancio. Qui dovrà spiegare come, nei prossimi anni, riuscirà a sistemare i conti e rientrare nei paletti previsti dal nuovo Patto di stabilità. Perciò, i tagli dei ministeri diventano ancora più importanti.Tra pochi giorni, al vertice di maggioranza in programma per il 30 agosto, questo sarà uno dei temi sul tavolo.

Già prima dell'estate erano partiti i contatti con i vari ministeri. Per l'esecutivo vale ancora la stessa regola che Giorgia Meloni aveva dettato un anno fa: "Sprechi e inefficienze devono essere tagliati e le poche risorse che abbiamo devono essere spese al meglio", aveva detto al primo Consiglio dei ministri dopo l'estate, anche in quell'occasione in vista della legge di bilancio. "Quello che vi chiedo di fare non è una semplice spending review o un elenco di voci da tagliare", aveva aggiunto: "Se ci sono misure che non condividiamo politicamente, quelle misure non vanno più finanziate e le risorse recuperate utilizzate per gli interventi che sono nel nostro programma".

Quest'anno, poi, l'ostacolo dal punto di vista economico è anche più complicato. Con il nuovo Patto di stabilità, l'Italia sarà chiamata a ridurre il proprio debito in modo continuo. Questo dovrebbe significare ridurre la spesa di circa 10 miliardi di euro all'anno, per i prossimi sette anni, per evitare le conseguenze di una procedura d'infrazione.

Certo, la spending review dei ministeri non sarà l'unica fonte di entrate. Ci sono naturalmente gli incassi legati alle tasse. In più, il governo ha lanciato misure come il concordato preventivo biennale, da cui spera – nonostante le difficoltà e lo scarso entusiasmo mostrato finora dalle partite Ive a cui è rivolto – di ricavare circa due miliardi di euro. Lo stesso vale per la rottamazione quater, ma anche questa per il momento procede al di sotto delle aspettative.

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