Quanti sono i parlamentari M5s che hanno votato contro la fiducia a Draghi e rischiano l’espulsione
Il bilancio è pesante, forse anche più di quanto ci si aspettava, sicuramente più di quanto pensavano i vertici del Movimento 5 Stelle. I parlamentari grillini che hanno deciso di ribellarsi all'esito del voto su Rousseau, che gli imponeva di accordare la fiducia al governo Draghi, non sono pochi. Abbastanza per definirli una fronda, per generare una scissione. Ma in realtà, al loro interno, le anime sono diverse. Potrebbero riunirsi tutti sotto un'unica bandiera, seguendo un leader carismatico come Alessandro Di Battista, o molto più probabilmente frammentarsi ulteriormente, perché i motivi di dissenso che li hanno portati allo strappo sono simili, ma le conclusioni a cui potrebbero arrivare sono completamente diverse.
Facciamo un passo indietro: ai 15 senatori che hanno votato no alla fiducia nella tarda serata di mercoledì, e agli 8 assenti, si aggiungono 16 deputati, più 4 astenuti e 12 assenti. Ieri il capo politico reggente, Vito Crimi, ha annunciato l'espulsione per chi ha votato contro Draghi, ma anche per chi era assente ingiustificato. A quanto pare, in entrambi i casi, solo un paio di parlamentari avevano valide motivazioni per non esserci. Facendo un po' di conti, a Palazzo Madama dovrebbero essere espulsi almeno in 21, a Montecitorio circa 30 (sugli astenuti ancora non si sa nulla, ma il destino dovrebbe essere condiviso).
Dunque, numeri alla mano, almeno 50 parlamentari pentastellati verranno espulsi dai gruppi di Camera e Senato e, presumibilmente, anche dal Movimento stesso. Tra questo gruppone non sembra esserci grande unità al momento, o l'idea di una scissione vera e propria. I big che si sono ribellati, la senatrice Lezzi e il presidente della commissione Antimafia Morra, non hanno nessuna intenzione di lasciare il partito in silenzio. Con la supervisione silenziosa di Di Battista si pensa anche alle vie legali. Morra ripete di non voler lasciare il Movimento 5 Stelle, Lezzi rifiuta l'espulsione e si candida al nuovo organo direttivo. Poi c'è la linea degli "antisistema", da Lannutti a Crucioli, che potrebbe pensare di formare un nuovo gruppo. E infine quelli che potrebbero raggiungere Nugnes e Fattori in Leu, come Mantero e La Mura al Senato o magari Sarli alla Camera, che potrebbe far compagnia a Nicola Fratoianni, da solo all'opposizione di sinistra.