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Quanti sono i Centri anti violenza in Italia e chi vi si rivolge: il report dell’Istat

L’Istat in un nuovo report fa il punto della situazione sui centri anti violenza in Italia, quante sono le donne che vi si rivolgono e quali sono i primi presidi attraverso cui iniziare percorsi per uscire dalla violenza.
A cura di Annalisa Girardi
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Sono migliaia le donne che si rivolgono ai Centri anti violenza (Cav) A mettere in fila i dati è l'Istat, nel suo ultimo report sul sistema di protezione per le donne vittime di violenza tra il 2021 e il 2022. "La presenza di una rete antiviolenza “forte” è fondamentale per aiutare le donne vittime di violenza a trovare supporto sul territorio e permette di far emergere il fenomeno della violenza stessa", si legge nel rapporto, in cui si sottolinea anche come delle 21.092 donne che nel 2021 stavano affrontando un percorso di uscita dalla violenza il 40% prima di rivolgersi a un Cav ha chiesto aiuto ai parenti, mentre il 30% alle forze dell'ordine.

Nel documento dell'Istat si legge ancora:

In particolare i servizi generali (Forze dell’Ordine, Ospedali/Pronto soccorsi, Servizi sociali) sono quelli che riescono ad intercettare di più le donne con una fragilità sociale o psicofisica, anche soltanto per il motivo che le donne stesse sono costrette a ricorrervi. Le donne con titoli di studio bassi e senza autonomia economica sono intercettate più facilmente da questi servizi, che sono poi anche quelli che le inviano al CAV. Anche le donne straniere ricorrono molto più frequentemente delle italiane ai servizi generali che poi le indirizzano ai servizi specializzati.

A rivolgersi direttamente ai servizi specializzati, come i Cav o il numero 1522, o ai professionisti, come avvocati e psicologi, sono generalmente donne di cittadinanza italiana con un diploma o una laurea, economicamente autonome e generalmente in età più avanzata.

Nel 2022, prosegue il report, si registra un un calo del 10% delle chiamate al 1522 rispetto all'anno precedente (32.430 contro le 36.036 del 2021). In quell'anno, va sottolineato, si risentiva ancora del lockdown attivato in piena pandemia: un periodo in cui erano aumentate le denunce di violenza domestica. Ad ogni modo nel 2022 i livelli risultano comunque più elevati rispetto al periodo pre-pandemia. Nel 2019 le chiamate erano state 21.290.

La violenza riportata, prosegue l'Istat, è soprattutto di tipo psicologico, seguita dalle minacce e da quella fisica. Nel 66,9% dei casi, comunque, vengono segnalate più tipologie di violenze subite dalla stessa vittima.

Per quanto riguarda la presenza dei centri anti violenza sul territorio, l'Istat sottolinea come nel 2021 nel nostro Paese risultassero attivi 373 Cav, che però non sono distribuiti in modo omogeneo sul territorio nazionale: "al Sud sono attivi il 30,8% dei CAV, a seguire il Nord-ovest con il 22,5%, il Centro (19,6%), il Nord-est (16,4%) e le Isole (10,7%)".

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