117 morti, se stessero accanto e con le braccia aperte, formerebbero una catena di 292 metri, che a farli di corsa ci vorrebbero trenta secondi anche a Usain Bolt. Se invece sei una persona normale ti ci vuole un minuto e mezzo, di corsa, per sorpassare 117 morti stesi e con le braccia aperte.
117 morti sono un palazzo di 39 piani, per tre persone a piano.
117 morti equivalgono a una decina di giri completi alle macchinine a scontro, al Luna Park. Come se per dieci giri tu sapessi che tutti quelli che ci salgono, poi, non scenderanno più. E noi siamo lì, a bordo pista, a tenere il conto dei giri che passano.
117 morti sono 234 occhi che guardano. E chissà le urla, poi, moltiplicate per 117; una grande confusione di voci anche mentre affogavano.
117 morti sono una fila mai vista neanche alla Posta, che è famosa per le file lunghe. Io alla Posta prendo il numerino e trovo dieci o venti persone prima di me, e con quei numeri l'Ufficio è già pieno. Immaginatevi ora una fila di 117 persone, equivalgono a sei uffici postali pieni.
117 persone somigliano a un supermercato medio pieno, proviamo a immaginarlo. C'è chi compra il pesce, la verdura, i biscotti, la birra, il riso, i pannolini per i bambini, e così via. 117 azioni come questa, cose normali come "scusi, è suo il carrello?" che non faranno più. Frasi normali come: "Dai, babbo, mi compri la cioccolata?" che non verranno più dette.
Fra quelle 117 persone, disperse nel Mar Mediterraneo – il più grande cimitero al mondo – sappiamo oggi che c'erano anche dieci donne. Una di loro era incinta. E poi c'erano due bambini, fra quelle 117 persone, fra quei 234 occhi. Uno di quei bambini aveva due mesi. L'età in cui i bambini portano il pannolino che ora la mamma che era con lui non gli comprerà più, in quel supermercato pieno di gente in fondo al mare.