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Quanti soldi del Pnrr è riuscita spendere finora l’Italia

L’Italia è il Paese europeo che ha più soldi da spendere nei piani del Recovery Fund: 194 miliardi di euro in tutto con il Pnrr. Di questi, 102 miliardi circa sono già stati pagati, e presto saranno 113 con la quinta rata. Ma finora ne sono stati spesi solo 51,4. Il governo Meloni però spera che a breve la spesa acceleri, perché molti bandi sono già stati assegnati.
A cura di Luca Pons
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È arrivata la nuova relazione semestrale sul Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza che consente all'Italia di ottenere 194 miliardi di euro circa dall'Europa, impegnandosi a spenderli in riforme e cantieri che toccano moltissimi ambiti diversi – dall'energia all'ambiente, dall'istruzione alla sanità. Con alcune settimane di ritardo, il governo Meloni ha presentato oggi il nuovo rapporto che sarà inviato al Parlamento "nelle prossime ore", come spiegato dal ministro per il Pnrr Raffaele Fitto. La principale novità emersa dalla relazione è che l'Italia ha speso finora 51,4 miliardi di euro in tutto. I dati comunicati poche settimane fa parlavano di circa 49 miliardi, mentre alla fine dello scorso anno eravamo a 42 miliardi complessivi.

Perché questa è la fase più complicata per il Pnrr italiano

Un'avanzata di circa nove miliardi di euro in sei mesi: si tratta di un ritmo che lascerebbe l'Italia ben lontana dall'obiettivo finale. Finora infatti il Paese ha ricevuto, dall'inizio del Pnrr, 102,5 miliardi di euro. Dunque, al momento risulta che ne abbia spesi poco più di metà. A breve però arriveranno i fondi della quinta rata, già approvata dall'Ue, portando il totale erogato a 113,5 miliardi di euro. Così, il dato sulla spesa tornerà ben sotto il 50%.

Tuttavia, il ministro Fitto ha parlato di un "quadro di avanzamento molto positivo, anche sul fronte della spesa". Nella relazione si legge anche che l'Italia sarebbe "considerata un esempio virtuoso nel panorama europeo", essendo tra l'altro l'unico Stato che ha già presentato la richiesta per ottenere la sesta rata dei pagamenti. È vero che finora il Paese ha ricevuto i pagamenti con cadenza piuttosto regolare, ma la fase più complicata è proprio quella in cui i soldi devono essere spesi e le opere realizzate.

Questa dunque è la preoccupazione del governo Meloni, che nella relazione semestrale ha dettagliato gli obiettivi raggiunti nei primi sei mesi dell'anno. Si tratta soprattutto di riforme, che richiedono un'attività politica e organizzativa da parte dei ministeri, ma non necessariamente di spendere dei soldi. Ma ci sono anche alcuni – limitati – interventi concreti, come la realizzazione di 255 chilometri di piste ciclabili e 80 lavori di efficientamento energetico in edifici come musei, cinema e teatri. Finora la Missione che ha visto la percentuale più alta di interventi attivati è quella che riguarda le infrastrutture, dove però meno di un terzo dei soldi assegnati sono già stati spesi.

Il motivo per cui però il ministro Fitto si è detto ottimista è che ora sono state completate le procedure di affidamento per il 91% delle misure che sono state attivate: bandi completati per 111 miliardi di euro di interventi. Questo, nelle speranze dell'esecutivo, significa che la fase più complessa e burocratica è terminata per buona parte dei lavori e quindi nei prossimi mesi la spesa effettiva aumenterà velocemente.

Il ministro Fitto: "Non ci saranno conseguenze dopo il voto Ue"

Anche perché, come detto, il totale delle risorse previste è di 194 miliardi di euro e l'Italia finora ne ha spesi 51,4. Procedendo a un ritmo di nove miliardi di euro ogni sei mesi, non ci sarebbe speranza di raggiungere il traguardo entro la scadenza ultima del 30 giugno 2026, tra meno di due anni. L'idea di prorogare questa scadenza appartiene a un dibattito "politico", ha detto Fitto, "che sarà affrontato eventualmente al Consiglio europeo tra tutti gli Stati membri e poi eventualmente dalla Commissione europea. Ma noi stiamo cercando di lavorare perché gli obiettivi al 2026 vengono confermati".

Durante la conferenza stampa, il ministro ha anche negato che possano esserci problemi per l'Italia dopo che il partito della presidente Meloni non ha votato per riconfermare la presidente della Commissione Ursula von der Leyen: "La Commissione europea fa una valutazione tecnica per l'approvazione del Piano e noi non possiamo che fare una valutazione tecnica. Escludo che valutazioni politiche possano incidere, o che addirittura questioni politiche possano impattare in un modo o nell'altro".

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