Quanti profughi ucraini ci sono nei centri di accoglienza straordinaria in Italia
Dopo oltre quattro mesi di guerra in Ucraina la situazione dei profughi in Italia è ancora profondamente instabile. La ministra Lamorgese, intervenendo al question time, ha parlato di "una pluralità di controlli preliminari" che rende difficoltose le pratiche di accoglienza, anche se in Italia sono arrivate già quasi 150mila persone. Rispondendo alle interrogazioni dei parlamentari, la ministra dell'Interno ha spiegato: "Fin dall'insorgenza della crisi umanitaria il governo è intervenuto per garantire l'accoglienza dei profughi ucraini. La regia è in capo alla Protezione civile e alla Presidenza del Consiglio dei ministri".
Poi la titolare del Viminale ha ricordato: "Il sistema di accoglienza delineato dal governo si articola in tre filoni". Il primo è "l'autonoma sistemazione dei profughi presso la propria comunità in Italia", il secondo è "l'accoglienza diffusa da attivare mediante i Comuni, il terzo settore, associazioni ed enti religiosi", il terzo "è offerto dal tradizionale circuito di accoglienza gestito da ministero dell'Interno ed enti locali e incentrato sui centri di accoglienza straordinaria e sul sistema accoglienza integrazione".
Lamorgese, perciò, ha parlato più nello specifico dei profughi ucraini che si trovano nei Cas e che quindi non sono riusciti a trovare qualcuno che li potesse ospitare autonomamente – spesso capita con chi ha già parenti e amici in Italia – e non sono riusciti a rientrare nel circuito dell'accoglienza diffusa. Così finiscono nei Cas, che sono tendenzialmente dei grandi centri di accoglienza temporanea: "A ieri risultano accolti nei Cas 12.550 profughi provenienti dall'Ucraina – ha spiegato Lamorgese – Dall'inizio dell'emergenza il numero dei Cas attivi è aumentato di 986 strutture, per un totale di 7.905 in più rispetto a quelli già esistenti. Per quanto riguarda la rete Sai risultano accolti 1095 profughi. Anche in questo caso è stata aumentata la capacità di accoglienza".