Quando scatta la pensione di vecchiaia con le nuove regole per il 2024
La pensione di vecchiaia cambia regole, e con le nuove norme inserite nella manovra dal governo Meloni diventa un po' più raggiungibile per chi è nel regime contributivo, cioè ha iniziato a lavorare e versare contributi dopo il 1995. Per quanto riguarda i lavoratori che hanno iniziato prima la loro carriera, i criteri restano gli stessi: almeno 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi. Per i più giovani, però, c'è un requisito aggiuntivo: bisogna aver maturato almeno una certa somma di pensione, altrimenti non si può lasciare il lavoro.
Le nuove norme sulla pensione di vecchiaia e di anzianità contributiva
Dal 2024, questa somma sarà pari all'assegno sociale. Che, considerando la rivalutazione legata all'inflazione, sale a 534,41 euro al mese. Ricapitolando, quindi, chi ha iniziato a versare contributi dopo il 1995 per ottenere la sua pensione di vecchiaia dovrà rispettare tre requisiti. Aver compiuto almeno 67 anni, avere accumulato almeno 20 anni di contributi, e avere una pensione di almeno 534,41 euro lordi mensili. Al di sotto di questa cifra, non sarà possibile chiedere il pensionamento. Il requisito è stato abbassato: prima era pari a 1,5 volte l'assegno sociale, mentre da quest'anno basta che sia uguale all'assegno sociale.
Per chi non ha accumulato questa pensione a 67 anni, sarà necessario continuare a lavorare fino a quando non la si raggiunge, oppure quando scatta l'ultima soglia: la pensione di vecchiaia senza requisiti di assegno. Per ottenerla, però, è necessario avere almeno 71 anni di età e almeno 5 anni di contributi versati.
Per chi è nel regime contributivo cambiano anche le regola sulla pensione anticipata, o di anzianità. Infatti, questa si può ottenere con 64 anni di età e 20 anni di contributi. Ma bisogna a vere una pensione più alta: pari a tre volte l'assegno sociale, quindi 1.603,23 euro lordi. La soglia si abbassa a 2,8 volte l'assegno sociale (1.496,35 euro) per le donne con un figlio, e a 2,6 volte l'assegno sociale (1.389,47 euro) per le donne con due o più figli.
Come cambia la pensione minima nel 2024
La rivalutazione Inps ha toccato tutti gli assegni. Per quanto riguarda la pensione minima, questa è salita a 598,61 euro, dato che l'inflazione è stata decisamente alta anche nel 2023 (5,4%). L'assegno minimo è un punto di riferimento importante anche perché serve a calcolare tutti gli altri aumenti. Ad esempio, la rivalutazione sarà piena solo per chi prende fino a quattro volte l'assegno minimo, mentre al di sopra sarà gradualmente ridotta.
Un altro esempio: chi lascia il lavoro usando quota 103 potrà ricevere al massimo quattro volte la minima (2.394,44 euro lordi al mese) fino a quando non avrà compiuto 67 anni. Per chi ha scelto quota 103 lo scorso anno invece la soglia è più alta: cinque volte la pensione minima, o 2.993,05 euro lordi.
In più, anche se il minimo Inps è stato fissato a 598,61 euro, per chi prende questa somma scatterà un aumento del 2,7% che il governo Meloni aveva inserito nella manovra di dicembre 2022. Grazie a questa norma, di fatto il minimo che si riceverà sarà di 614,77 euro.