Quando Salvini diceva “Putin è uno dei migliori uomini di governo al mondo”. E ora sull’Ucraina tace
“La guerra non conviene a nessuno, spero si continui con il dialogo e spero che nessuno a quei tavoli di trattativa tifi per la guerra”. Così diceva ieri Matteo Salvini ai microfoni di Radio 24. Poche ore dopo il discorso di Vladimir Putin che riconosceva le repubbliche indipendentiste di Donetsk e Lugansk nella regione del Donbass, imprimendo una direzione decisa alla crisi tra Russia-Ucraina. Questa mattina i social del leader della Lega tacciono sulla crisi diplomatica, bellica e umanitaria. Salvini preferisce dare la notizia di una suora aggredita alla Stazione Termini sottolineando che "ovviamente l'aggressore, anche stavolta, è un clandestino".
“Io sono un amico della pace, con la Russia il dialogo è per me fondamentale, ma poi finisco sui giornali come ‘amico di Putin’: semplicemente non vorrei regalare la Russia alla sfera di influenza cinese”. Forse il segretario del Carroccio non correrebbe questo rischio se in questi anni non avesse nei fatti teorizzato un asse con la Russia di Putin per rafforzare l'opzione sovranista e anti europeista. Difficile anche scordare le inchieste sui presunti finanziamenti arrivati a uomini della Lega tramite Mosca, ma per rintracciare il rapporto privilegiato tra la Lega di Salvini e la Russia basta ascoltare le parole di Salvini, avendo rivendicato in più di un'occasione il sostegno alla politica russa e e la contrarietà alle sanzioni. "Stimo Putin gratis", ha detto più di una volta.
È l'ottobre del 2014, Salvini è all'inizio della sua cavalcata trionfale al centro della scena politica nazionale. In piazza a Milano la Lega chiama i suoi sostenitori a una manifestazione contro l'immigrazione con lo slogan "Stop Invasione". Il comizio è al suo apice, Matteo Salvini viene chiamato a parlare ma subito prima il leader lascia spazio niente meno che a un rappresentante dell'ambasciata: "Ieri sera ho avuto la possibilità di parlare con uno degli uomini di Stato per qualcuno più pericolosi, per me più lungimiranti di questo periodo storico, che è Vladimir Putin, il Vladimir giusto. La Russia non è un nemico ma un amico contro il terrorismo islamico". Il funzionario russo porge il regalo di Putin a Salvini (sembra un orologio dal video di Youtube), poi da una piccola lezione involontaria della commistione tra partito e apparati statali tipico della Russia di oligarchi e autocrati: "Putin vuole instaurare un vero rapporto tra noi, o meglio tra il nostro partito Russia Unita, diciamo la Russia, e la Lega Nord". Subito dopo Salvini riprender la scena e mostra alla piazza due mele: "Queste sono mele della Valtellina che per colpa delle sanzioni economiche che i pirla di Bruxelles hanno preso e i pirla di Roma hanno sottoscritto stanno andando al macero".
E ancora nel 2017 confermava quanto detto nella piazza di Milano: "Ritengo che Putin sia uno dei migliori uomini di governo al mondo ma lo dico perché lo credo e lo dicono i fatti, non perché me lo suggerisce qualcuno, il fantasma o Facebook". E ancora: "Se avessimo un Putin in Italia staremmo ancora meglio, e questo lo dico perché ne sono convinto e non perché qualcuno mi paga per dirlo".
Una linea politica quella della Lega che se non provoca imbarazzo di certo ora si fa più difficile da sostenere. Lo si intuisce dal silenzio dei dirigenti di primo piano e del leader di fronte al precipitare della crisi. Per capire che qualcosa è cambiato bisogna ascoltare le parole di Marco Zanni, europarlamentare e presidente del gruppo europeo Identità e Democrazia, responsabile Esteri della Lega che solo questa mattina a La7 ha difeso la risoluzione dei capi gruppo dell'Europarlemento in difesa "dell'integrità territoriale dell'Ucraina", "grave violazione del diritto internazionale". Zanni tutto al più parla dell'impreparazione dell'Occidente di fronte "alla violenza con cui la Russia e Putin si sono approcciati al tema dell'Ucraina". Lo stesso Zanni meno di una settimana fa rimproverava l'Europa di non parlare con una voce sola di fronte alla minaccia del "regime di Putin". Regime di Putin? Una musica molto diversa da quella suonata dalla Lega e da Salvini solo fino a poche settimane fa e che qualcosa era cambiato lo si era capito già dal voto a gennaio 2021 di condanna dell'omicidio Navalny.