Quando inizia il processo a Daniela Santanchè e cosa rischia la ministra
Il 20 marzo la ministra del Turismo Daniela Santanché dovrà affrontare la prima udienza del processo sul caso Visibilia, dopo che la gup di Milano Anna Magelli ha disposto il rinvio a giudizio per lei e altri 15 indagati con l'accusa di falso in bilancio per le vicende legate al gruppo Visiblia.
L'indagine era partita nel 2022 a seguito di un esposto presentato da alcuni azionisti di minoranza di Visibilia editore spa, fondato da Santanché e da lei presieduto fino al 2021. Al centro dell'inchiesta i bilanci della società dal 2016 al 2022, in cui sarebbero presenti diverse irregolarità, che la ministra definisce "stranezze" spuntate dai fascicoli del Tribunale di Milano. "Grazie a Dio non ho nessuna condanna, non c'è nessun fallimento, nessuna bancarotta. Vedranno i giudici, decideranno i giudici", ha commentato in un colloquio con il Corriere della Sera.
"Me lo aspettavo" ma sono "tranquilla, tranquillissima. Non sono agitata, continuo a lavorare, a fare le cose che devo fare… Stiamo parlando del niente", ha dichiarato. Visibilia editore, che nel frattempo è stata ceduta alla società svizzera Wip Finance "non è fallita, è sul mercato e qualunque imprenditore interpellato direbbe che questa roba non esiste", ha ribadito Santanché.
Insieme alla ministra altre 15 persone – tra cui il suo compagno Dimitri Kunz d'Asburgo Lorena – sono state rinviate a giudizio e dovranno affrontare un processo. Il reato di falso nelle comunicazioni societarie, anche noto come falso in bilancio, è punito con la reclusione da 3 a 8 anni nel caso di società quotate in borsa (come Visibilia).
A gran voce le opposizioni chiedono le dimissioni immediate di Santanché e annunciano che presenteranno una nuova mozione di sfiducia in Parlamento. "Che la facessero pure, non mi preoccupa. Sono già andata in aula due volte. La presidente della Sardegna Alessandra Todde sta ancora al suo posto, nonostante sia stata dichiarata decaduta", ha commentato l'esponente di Fratelli d'Italia.
Per il momento però, l'ipotesi che la ministra lasci la guida del Turismo sarebbe da escludersi, per una serie di motivi. In primo luogo, quello di cui viene accusata è "un reato valutativo, una questione molto tecnica e tutta basata su perizie per la quale ero già stata archiviata nel 2018", ha spiegato Santanché anche se le "implicazioni politiche" le sono chiare."Su questo reato qua sono molto serena – dice ancora – Poi è chiaro che io sono una donna di partito, non faccio le cose a dispetto dei santi. Aspetto le valutazioni. Se il mio presidente del Consiglio dovesse chiedermi un passo indietro, di certo lo farò", ha aggiunto.
Ma è probabile che per ora Meloni decida di non perseguire questa strada. "Giorgia (Meloni, ndr) non l'ho sentita, non mi ha chiamata – dice poi – immagino che abbia tante cose importanti da fare…", ha raccontato Santanché. Sulle spalle della ministra peserebbe di più l'altro filone d'inchiesta, quello legato all'ipotesi di truffa ai danni dell'Inps, quando durante la pandemia la società avrebbe messo i suoi dipendenti in cassa integrazione Covid a zero ore senza avvisarli. Per quest'ultima, il 29 gennaio è attesa la decisione della Corte di Cassazione che dovrà esprimersi in merito alla competenza territoriale, tra Roma e Milano.
A quest'indagine si aggiunge quella per il presunto concorso in bancarotta relativo all'azienda delle settore bio food Ki Group srl. Nonostante la freddezza che si respirerebbe nei corridoi di via della Scrofa (dove Fdi ha la sua sede), "il governo si è compattato, sono usciti in mia difesa Salvini, Tajani, tutta la Lega, Forza Italia, Noi moderati e persino Renzi, che di solito ce ne fa di tutti i colori", ha dichiarato Santanché.
In attesa della prima udienza, la ministra comunque si mostra serena. "Conosco la vicenda nel merito e so che non mi porterà a una condanna. È un processo da imprenditrice, non ha rilevanza politica". È questo sarebbe, secondo alcuni retroscena, uno degli altri motivi per cui al momento le sue dimissioni resterebbero un'ipotesi lontana. "È un reato che in tanti Paesi nemmeno c'è" e "mai mi è stata fatta un'accusa sulle mie funzioni di ministro", ha aggiunto Santanché.
Certamente, in caso di condanna, le cose cambierebbero. Ma per ora bisognerà attendere e seguire gli sviluppi del procedimento. Quanto al giudizio dei cittadini "sono rimasta fedele al giuramento, ho sempre agito con disciplina e onore", ha concluso la ministra.