Quando e perché il Movimento 5 Stelle può lasciare il governo Draghi
Il sostegno al governo Draghi non è in dubbio, ma. Il messaggio di Giuseppe Conte ieri sera è stato chiaro: il Movimento 5 Stelle per ora resta in maggioranza ma non a ogni costo. Anche perché bisognerà vedere cosa accadrà nei prossimi giorni e nelle prossime settimane e quali saranno gli strascichi della scissione guidata da Luigi Di Maio. "Noi nel governo ci siamo e ci saremo fino a che saremo in grado di tutelare gli interessi dei cittadini e continuare le nostre battaglie", ha detto il leader del Movimento ieri sera a Otto e mezzo. Insomma, la fiducia in Draghi non è affatto a tempo indeterminato. Anzi. La tentazione di sfilarsi c'è eccome.
Durante la riunione fiume di ieri nella sede del Movimento, che ha visto alternarsi davanti a Conte tutti i big rimasti nel partito ed è andata avanti praticamente dalla tarda mattinata al pomeriggio inoltrato, sul tavolo c'era anche l'ipotesi di abbandonare il governo. L'ha tirata fuori pubblicamente l'ex viceministro Stefano Buffagni, chiedendo di riflettere – a questo punto – sull'uscita. Al momento, però, non è stata presa seriamente in considerazione, come sottolineato ancora dallo stesso Conte: "L'ho detto più volte pubblicamente, questo Governo è nato grazie a noi e qualcuno forse se lo sta dimenticando – ha detto il leader davanti ai parlamentari del Movimento riuniti in assemblea ieri sera – Continua con noi e continuerà con il nostro appoggio sino a quando, e nel limite, potremo continuare le nostre battaglie" .
Conte scaccia tutte le voci e spiega che incontrerà Draghi a stretto giro per parlare dei cambiamenti che ci sono stati. Il periodo di riflessione in casa 5 Stelle, però, non finisce qui. Il messaggio del leader è stato chiaro: nessuno ci obbliga a stare al governo, perciò o ci ascoltate sui temi o siamo pronti a lasciare. Il presidente del Movimento ha indicato di nuovo la rotta: transizione ecologica, giustizia sociale, ma in questo momento l'attenzione è tutta sull'emergenza economica. "Si sta scatenando uno tsunami che colpirà anche il ceto medio", ha detto ieri sera Conte.
Tsunami o meno, la permanenza del Movimento 5 Stelle nel governo – che pure nelle ultime settimane era stata messa in dubbio dalle tensioni nate dall'invio delle armi e non solo – non dipenderà solo da quanto Conte sarà ascoltato e da che peso avranno i suoi ministri. La tentazione di uscire e provare a recuperare consenso – come sta facendo molto bene Giorgia Meloni – esiste ed è inutile nasconderla. In questo senso saranno fondamentali ancora una volta i valori dei sondaggi, che tutti dicono di non guardare e tutti guardano. Bisogna quantificare in termini numerici questa scissione, che potrebbe portare il Movimento sotto i dieci punti. Sarebbe (quasi) la fine.