Quando è che l’Italia potrebbe mandare soldati in Ucraina e a quali condizioni

Finora, quando si è parlato delle trattative per trovare un accordo di pace tra Russia e Ucraina, in Europa è tornato più volte il tema dell'invio di militari per mantenere le eventuali, future condizioni di questo accordo. Non si parla naturalmente di mandare i soldati in Ucraina a conflitto in corso – cosa che equivarrebbe a entrare in guerra diretta con la Russia, coinvolgendo peraltro tutta l'alleanza Nato – ma di creare un gruppo internazionale di militari che si posizioni nel territorio ucraino una volta cessato il fuoco, per assicurare entrambe le parti rispettino il patto. E anche l'Italia potrebbe prendere parte a una missione di questo tipo, a patto che a guidarla o approvarla sia l'Onu.
A che punto sono le trattative tra Russia e Ucraina
Innanzitutto bisogna sottolineare che un accordo di pace, al momento, non sembra particolarmente vicino. L'arrivo di Donald Trump, che ha aperto le trattative abbracciando di fatto molte delle richieste russe, ha accelerato i negoziati. Ma la promessa elettorale di chiudere la guerra "in ventiquattr'ore" fatta dal tycoon è decisamente caduta nel vuoto (tanto che pochi giorni fa Trump ha detto che era "un po' sarcastico" quando lo prometteva).
Di fatto, a due mesi dall'entrata in carica del presidente Usa, l'esercito russo continua a bombardare, gli ucraini continuano a contrattaccare. Sembra decisamente improbabile che nel giro di pochi giorni o poche settimane arriverà una pace definitiva, visto che al momento si discute di un cessate il fuoco temporaneo.
La proposta dei ‘volenterosi' e la risposta dell'Italia
Detto questo, quando si dovesse raggiungere un accordo duraturo per chiudere il conflitto, si dovrebbe parlare anche di come farlo rispettare. È su questo che, finora, gli Stati europei hanno tirato fuori diverse proposte. Come noto, la Francia e il Regno Unito guidano una "coalizione dei volenterosi" formata da Paesi che sarebbero disposti a fornire una difesa militare all'Ucraina se si raggiungesse la pace. L'Italia ha partecipato agli incontri dei "volenterosi" finora, ma sempre con un certo scetticismo.
Il prossimo incontro, a Parigi, è fissato per giovedì 27 marzo. Anche qui Giorgia Meloni ci sarà. Secondo quanto emerso nelle ultime ore, i "volenterosi" potrebbero presentare un piano in quattro frasi che preveda anche il coinvolgimento dell'Onu in prima linea. Ipotesi che l'Italia accoglierebbe con favore, mentre ieri il presidente ucraino Zelensky ha detto: "L'Onu non ci proteggerebbe dal desiderio di Putin di tornare".
L'opzione preferita dalla premier Meloni, che ha criticato apertamente l'iniziativa di Francia e UK, sarebbe quella di estendere all'Ucraina una parte del trattato della Nato. In sostanza si tratterebbe di far sì che, se il territorio ucraino viene nuovamente invaso, tutti i Paesi della Nato siano chiamati a intervenire. Una richiesta che però ha incontrato il ‘no' da parte degli Stati Uniti, secondo quanto riportato da fonti di stampa.
Le divisioni nel governo Meloni
Insomma, se l'Italia è contraria all'accordo dei "volenterosi", almeno per come è stato presentato inizialmente, c'è uno scenario in cui i soldati italiani potrebbero finire in Ucraina? Sì. Servirebbe, come hanno detto diversi esponenti del governo, un coinvolgimento dell'Onu, o comunque un'ampia forza multinazionale che vada al di là del Paesi occidentali.
Questa è la linea che Antonio Tajani, ministro degli Esteri, aveva tracciato già alcune settimane fa. Poco meno di un mese fa Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario vicinissimo a Giorgia Meloni, aveva ribadito che l'invio di soldati non era "all'ordine del giorno", che la proposta della Francia non era "la soluzione più efficace", e che "altro discorso è quello di una missione internazionale con cappello Onu, in un contesto di pace. Missioni di questo genere l'Italia ne ha fatte più volte".
Certo, sul punto – come su diversi aspetti che riguardano l'Ucraina e l'ambito militare – il governo non è esattamente compatto. Matteo Salvini, notoriamente contrario alle spese per il riarmo, si è più volte opposto all'ipotesi di mandare soldati italiani in Ucraina. Certo, il vicepremier e leader della Lega ha giocato sul dire "no" all'invio di militari finché il conflitto è in corso. Cosa che nessuno ha ipotizzato o proposto, naturalmente. Quando è stato pressato sulla questione dai giornalisti della stampa estera, Salvini ha chiarito che per lui una precondizione necessaria per inviare i militari è non solo che ci sia un accordo di pace tra Russia e Ucraina, ma anche che in questa missione militare siano coinvolti gli Stati Uniti.
Perché l'Italia vuole che sia coinvolta l'Onu
Al di là dell'opposizione leghista, il governo sembra comunque avere una linea. I soldati italiani potrebbero andare in Ucraina se arriverà un accordo di pace, e se ci sarà una missione Onu nel Paese per farlo rispettare. La differenza, rispetto al piano di Francia e Regno Unito, è piuttosto evidente: una missione Onu dovrebbe avere il via libera anche della Russia.
Anche il ministro della Difesa Guido Crosetto lo ha ribadito oggi a Repubblica: "L’unica soluzione possibile è l’Onu o comunque una forza multinazionale. Il punto è che non può essere una missione solo ‘occidentale'". Questo "non significa missione Onu in senso stretto, ma anche solo sotto ‘l’egida' dell’Onu". Insomma, l'ipotesi c'è. Ma bisognerà aspettare che un eventuale accordo di pace tra Russia e Ucraina si avvicini per capire se sarà messa in pratica.