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Quando arriva la flat tax per tutti: cosa succede dopo l’approvazione della legge delega sul fisco

Il viceministro all’Economia Leo ha spiegato che con la flat tax verrà rispettato il principio costituzionale della progressività delle tasse: “Credo in un sistema con un’unica aliquota nel quale la progressività sia garantita da un sistema che combini no-tax area e detrazioni in funzione del reddito”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il viceministro all'Economia Maurizio Leo ha ribadito che la flat tax per tutti arriverà entro la fine della legislatura, ma non si toccherà il principio della progressività delle tasse. La conferma arriva dopo l'approvazione della legge delega sul fisco, con cui è stato avviato un percorso che entro 24 mesi dovrà portare all'approvazione dei decreti attuativi di modifica del sistema di tassazione. Il primo step è il passaggio da quattro a tre aliquote per l'Irpef già nel 2023, in vista di una tassa piatta con una sola aliquota a prescindere dal reddito, che riguarderà tutti, autonomi, dipendenti e pensionati.

Da subito è prevista invece l'estensione della flat tax "incrementale", allargata ai lavoratori dipendenti – una misura che era stata già introdotta nella manovra, per ora limitata alle partite Iva – che prevede un'aliquota agevolata per gli incrementi di reddito rispetto al reddito più elevato dei tre anni precedenti.

"Credo in un sistema con un'unica aliquota nel quale la progressività sia garantita da un sistema che combini no-tax area e detrazioni in funzione del reddito. Ha il vantaggio della chiarezza e della semplicità. Un approccio di questo tipo porta con sé l'idea che le imposte devono diminuire per tutti. È un progetto di prospettiva, senza fughe in avanti né forzature finanziarie. La prima fase sarà il passaggio dell'Irpef a tre aliquote. Un passo alla volta", ha spiegato al Corriere della Sera, il viceministro dell'Economia e delle Finanze, Maurizio Leo di Fratelli d'Italia.

"La flat tax la dobbiamo applicare a tutti, in via tendenziale. Applicando detrazioni e no-tax area, rispettiamo il principio costituzionale della progressività. Ma qui parliamo di cose che faremo a fine legislatura. E se si dovesse arrivare alla flat tax generalizzata, la progressività non è comunque in discussione". Le coperture, spiega, "andranno individuate man mano. C'è il riordino delle spese fiscali, per esempio. Ma si potranno valutare le compatibilità anche vedendo come vanno i conti, alla luce dei documenti di bilancio".

"Nella delega del precedente governo – ha ricordato – si partì dai tre miliardi dalla lotta all'evasione. Vediamo come vanno i conti di quest'anno e poi si faranno le valutazioni".

"Ci sono centinaia di spese fiscali, che hanno un costo di oltre 125 miliardi all'anno – ha dichiarato il viceministro -. Nessuno sostiene che sia tutto da azzerare. Noi preserviamo le voci necessarie: casa, famiglia, salute, istruzione, previdenza integrativa. Poi vediamo cosa resta. C'è un eccessivo ricorso ai crediti di imposta dove occorre fare chiarezza: qualcuno può negare che ci siano cose da fare con urgenza? E che non se ne possano trarre significativi risparmi, senza neppure scomodare le vicende degli abusi sui bonus edilizi? Ricordo poi che è già previsto un meccanismo che lega il diritto a beneficiare degli sconti al reddito. Ci si può ragionare".

In merito alla razionalizzazione del numero e della misura delle aliquote Iva, "le aliquote del 5 e del 10% possono essere oggetto di rivisitazione, come pure quella su alcuni beni, ad esempio quella applicata sull'acqua al 22% – ha sottolineato -. Dobbiamo rendere omogenea la tassazione per beni e servizi simili. E possiamo sfruttare le regole europee che consentono di applicare un'aliquota zero su alcuni prodotti di prima necessità, come quelli per l'infanzia. Sul gettito e sulle coperture c'è tempo per valutare, ma credo che un riordino possa offrire le risorse per rendere più equa e leggera la tassazione sui consumi indispensabili: pesano di più sulle fasce meno abbienti".

"Premi e accordi di produttività hanno già agevolazioni e, se ci saranno le risorse, si potrà fare di più – ha aggiunto -. Il progetto della flat tax incrementale vuole anche spingere i contribuenti a far emergere imponibile, in cambio di una tassazione più favorevole sulle quote incrementali. Vedremo il risultato alla prova dei fatti. Ci servirà per calibrare l' intervento anche su altri redditi, oltre quelli di impresa e autonomi".

"Qui nessuno vuole fare regali. Vogliamo far pagare le tasse in un contesto in cui non è solo il livello esorbitante che pesa, ma anche la complicazione, l'incertezza, il rischio nel rapporto fiscale. Non si tratta di fare sconti, ma di dare certezze. Abbiamo un sistema di banche dati con una quantità di informazioni con cui l'amministrazione potrà lavorare per definire gli accordi con i contribuenti. In cambio, il contribuente avrà certezza delle regole, semplificazioni, un rapporto non conflittuale. Anche l'Ocse ci dice che per fare emergere l'evasione i sistemi premiali sono più efficaci di quelli punitivi".

"Oggi – ha aggiunto Leo – noi abbiamo un meccanismo che determina gli indici di affidabilità fiscale (Isa) e dà dei premi di conseguenza. Se sappiamo che un soggetto è meritevole perché ha un Isa elevato, ecco che possiamo fare un concordato". E se il contribuente è ritenuto poco affidabile, "allora – ha detto -, oltre alla interoperabilità delle banche dati, possiamo lavorare con l'intelligenza artificiale e le analisi predittive". 

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