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Quali sono le province italiane che risentiranno di più dei dazi Usa

Le esportazioni italiane sono fondamentali per l’economia di molte province, con alcune che dipendono da esse per oltre la metà del loro PIL. Un eventuale inasprimento dei dazi, in particolare da parte degli Stati Uniti, potrebbe mettere a rischio queste aree, in particolare quelle con forte esposizione verso il mercato americano.
A cura di Francesca Moriero
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L'export commerciale sta giocando un ruolo cruciale nell'economia globale, soprattutto in un periodo segnato da intense tensioni internazionali e politiche commerciali sempre più rigide. In Italia, le esportazioni hanno rappresentato negli ultimi cinque anni una risorsa fondamentale per molti settori produttivi; l'esposizione di alcune aree del Paese alle fluttuazioni dei mercati globali e agli eventuali inasprimenti delle politiche commerciali è diventata tuttavia una questione rilevante. Oggi, infatti, ben 22 province italiane dipendono da esportazioni che superano il 50% del loro prodotto interno lordo (PIL), e questo mette a rischio l'equilibrio economico di una provincia su cinque in caso di escalation nelle guerre commerciali globali.

Se gli Stati Uniti dovessero inasprire le politiche tariffarie, alcune province italiane rischierebbero così di subire un impatto significativo, ovviamente soprattutto quelle che dipendono in maniera consistente dalle esportazioni verso gli Stati Uniti.

L'importanza dell'export italiano verso gli USA

L'export rappresenta una risorsa fondamentale per l'economia italiana, e gli Stati Uniti sono uno dei principali mercati di destinazione per le nostre esportazioni: nel 2024, l'export italiano verso gli Usa ha avuto un impatto significativo sul PIL nazionale, contribuendo a mantenere l'equilibrio economico di diverse province. In generale, il rapporto tra le esportazioni e il PIL italiano è pari al 31,1%, con differenze sostanziali tra le varie regioni. In particolare, il Nord-Est ha una quota di esportazioni pari al 43% del PIL, mentre il Mezzogiorno si ferma al 14,7%. Tuttavia, alcune province italiane sono più esposte a questo mercato e quindi a rischi derivanti da eventuali cambiamenti nelle politiche tariffarie: un esempio eclatante è la Toscana, dove il 49% del PIL dipende dalle esportazioni, in gran parte verso paesi extra-UE come gli Stati Uniti. Allo stesso modo, il Lazio e altre regioni tirreniche stanno registrando una crescita significativa delle esportazioni, in particolare nei settori delle imprese medio-grandi, come quelle del farmaceutico, con un impatto diretto sull'economia di questi territori.

Gli Stati Uniti sono quindi un mercato chiave per molte province italiane, soprattutto per quelle che esportano beni di alta qualità, come gioielli, prodotti chimici, elettronica e occhiali. Eventuali tariffe o aumenti nei dazi potrebbero avere un impatto pesante, non solo sull'export diretto verso gli USA, ma anche sull'intero sistema produttivo di queste aree.

Le province più a rischio: Arezzo e Lodi

Secondo una nuova analisi di Prometeia, che mette a confronto i valori esportati nel 2024 con quelli del prodotto interno lordo, Arezzo, in Toscana, sarebbe una delle province italiane che più dipende dalle esportazioni verso gli Stati Uniti: nel 2024, le esportazioni della provincia toscana hanno registrato un incremento del 70% rispetto al 2019, con circa un miliardo di euro destinato agli Stati Uniti. L'oro e i gioielli, prodotti tradizionalmente forti per Arezzo, sono tra i beni più richiesti sul mercato americano. Se i dazi dovessero aumentare, l'economia di Arezzo potrebbe subire un colpo significativo, dato l'alto valore delle esportazioni verso questo Paese.

Anche Lodi, in Lombardia, è una provincia che potrebbe risentire pesantemente dei dazi USA: l'export di Lodi ha infatti visto crescere le esportazioni verso i Paesi della UE, ma gli Stati Uniti restano un mercato chiave per alcuni settori, come l'elettronica e la chimica. Se dovessero essere applicate nuove tariffe sulle merci italiane, Lodi potrebbe registrare un rallentamento significativo nell'export, con una riduzione delle vendite a un mercato che conta per una buona parte delle sue esportazioni.

Altre province vulnerabili: Siracusa e Belluno

Siracusa, in Sicilia, è un altro esempio di territorio che rischia di subire l'impatto dei dazi, in particolare per la sua forte esposizione verso i Paesi extra UE, compresi proprio gli Stati Uniti. Con un rapporto export/PIL che sfiora l'87%, la provincia siciliana esporta principalmente prodotti chimici e alimentari; se i dazi aumentassero, l'industria chimica di Siracusa, che conta su un importante volume di scambi con l'America, potrebbe trovarsi in difficoltà. Allo stesso modo, Belluno, che ha una forte vocazione per l'industria ottica e la produzione di occhiali, vende una parte consistente dei suoi prodotti negli Stati Uniti. L'introduzione di tariffe su occhiali e prodotti correlati potrebbe comportare una riduzione delle esportazioni, mettendo a rischio la stabilità economica di questo territorio.

L'evoluzione delle esportazioni post-pandemia

Il confronto tra i dati del 2024 e quelli pre-pandemia (2019) mostra chiaramente l'voluzione delle esportazioni italiane. Nel 2019, l'Italia aveva esportato merci per un valore di 480 miliardi di euro, mentre nel 2024 le esportazioni hanno raggiunto i 623,5 miliardi di euro. Questo aumento, tuttavia, è influenzato dagli effetti inflazionistici post-pandemia e dall'aumento dei prezzi delle materie prime e dell'energia a causa del conflitto in Ucraina; sebbene le esportazioni siano cresciute, la situazione geopolitica degli ultimi anni ha smorzato gli entusiasmi, con un 2023 che ha visto una stabilizzazione del mercato.

Il Sud Italia: Caltanissetta e Trapani

Se da un lato le province del Nord Italia sembrano essere le più esposte ai dazi, non sono da meno le province meridionali che vedono crescere l'export verso gli Stati Uniti: Caltanissetta e Trapani, in Sicilia, hanno registrato aumenti significativi nelle esportazioni, ma, come nel caso del resto del Sud, i valori assoluti rimangono relativamente bassi. Nonostante l'aumento delle esportazioni, le province del Mezzogiorno sono ancora più vulnerabili agli effetti negativi di dazi alti, poiché dipendono maggiormente da prodotti agricoli e alimentari, settori che potrebbero subire contraccolpi nei mercati internazionali.

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