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News sul salario minimo in Italia

Quali sono le 5 proposte alternative al salario minimo che il governo farà alle opposizioni

Mancano poche ore al vertice sul salario minimo tra Meloni, Schlein, Conte, Calenda e gli altri leader dell’opposizione. Le posizioni sono molto distanti: il governo porterà cinque controproposte per cercare di togliere dal tavolo l’ipotesi della paga minima a 9 euro l’ora.
A cura di Luca Pons
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Alle 17 partirà l'incontro tra Giorgia Meloni, con la squadra di governo, e i rappresentanti delle opposizioni per discutere la proposta di salario minimo legale a 9 euro l'ora. Le premesse non sono le migliori: la presidente del Consiglio non ha nascosto di essere contraria all'idea, anche dopo aver convocato il vertice. Il rischio di una ‘passerella', come denunciano le opposizioni, sembra esserci.

Le delegazioni saranno folte. Da una parte Meloni, con i vicepresidenti del Consiglio Salvini e Tajani, oltre ai sottosegretari Alfredo Mantovano e Giambattista Fazzolari. Dall'altra, due rappresentati per partito: Elly Schlein con Maria Cecilia Guerra per il Pd, Giuseppe Conte con Nunzia Catalfo per il M5s, Carlo Calenda con Matteo Richetti per Azione, Nicola Fratoianni con Franco Mari per Sinistra italiana, Angelo Bonelli con Eleonora Evi per i Verdi, e  Riccardo Magi con Benedetto Della Vedova per +Europa. Non ci sarà invece, come ampiamente annunciato, Matteo Renzi che ha rifiutato di appoggiare la proposta.

Cosa proporrà il governo Meloni contro il salario minimo

Il governo porterà delle controproposte, e con queste cercherà di mettere da parte la soglia minima oraria di stipendio. Il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon ha fatto una rassegna delle proposte, che ha specificato essere "della Lega, non del governo". Ma che comunque saranno discusse al tavolo di oggi.

La prima si riferisce ai contratti collettivi e prevede di "estendere la contrattazione collettiva applicando, laddove non c’è, il contratto di categoria che può essere considerato di riferimento", ha spiegato Durigon al Corriere della Sera. Una proposta non così distante da quella delle opposizioni, che nel loro ddl hanno anche inserito una norma per cui "al lavoratore di ogni settore" deve essere "riconosciuto il trattamento economico non inferiore a quello previsto dai contratti collettivi".

Le altre controproposte del governo, poi, vanno in una direzione più tecnica. Si chiede di cambiare gli appalti pubblici, facendo in modo che per scegliere il vincitore non si consideri il costo del lavoro (cioè gli stipendi) tra i fattori dove ci deve essere il "massimo ribasso". Cioè, negli appalti non sarebbero più privilegiate le aziende che pagano poco i dipendenti.

Due iniziative che sono parallele, poi, darebbero un ruolo al Cnel (Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro, oggi presieduto da Renato Brunetta) e all'Aran (che rappresenta lo Stato nelle trattative per i contratti nazionali) per "controbilanciare gli effetti dei cosiddetti contratti pirata". E infine, per cercare di contrastare il fatto che i contratti collettivi nazionali spesso restano senza rinnovo per anni, si introdurrebbero delle "premialità" (cioè probabilmente degli sconti fiscali) "per chi è tempestivo nel rinnovo".

Schlein e M5s: "Non sia una passerella", Calenda: "Incontro è già positivo"

Elly Schlein, in un'intervista alla Stampa, ha affermato che con la proposta dell'opposizione "chi oggi guadagna 5 euro l'ora ne guadagnerà almeno 9, ma chi ne prende 12 continuerà a prenderli". E ha criticato Meloni, che "dimostra di non aver letto la proposta". Del vertice di oggi ha detto: "Spero che quest’incontro non sia una presa in giro per 3,5 milioni di lavoratori poveri. Abbiamo costretto la maggioranza a guardarli in faccia: andiamo a vedere se stavolta fanno sul serio".

Dal M5s anche il senatore Ettore Licheri, intervenuto a Rai Radio 1, ha detto di sperare che "non sia solo una trovata pubblicitaria" o una "passerella", perché "gran parte degli italiani non vuole che permanga una situazione n cui 4,5 milioni di lavoratori continui a percepire paghe da fame". Carlo Calenda al contrario ha detto che il rischio passerella non lo preoccupa: "Quando i politici dimostrano di sapersi sedere insieme per discutere e confrontarsi su un problema reale che il Paese ha come il lavoro povero, la politica dà comunque un bel segnale. Già questo è positivo", anche se "il rischio che non ci sia un risultato è molto alto: le posizioni sono molto lontane".

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