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Covid 19

Quali Regioni rischiano di diventare zona rossa

Con il dpcm che sarà in vigore dal prossimo 16 gennaio potrebbe essere un nuovo criterio per la classificazione delle Regioni: se l’incidenza settimanale sarà superiore a 250 ogni 100mila abitanti potrebbe scattare in automatico la zona rossa. Al momento rischiano tre Regioni e una Provincia Autonoma: Veneto, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia e Provincia di Bolzano.
A cura di Annalisa Cangemi
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Da domani torna la suddivisione in fasce dell'Italia, con cinque Regioni che passano in zona arancione, mentre per tutte le altre scatta la zona gialla ‘rinforzato'. Calabria, Emilia-Romagna, Lombardia, Sicilia e Veneto da domani, 11 gennaio, saranno arancioni. Passano in zona gialla invece Abruzzo, Campania, Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Molise, Piemonte, Provincia Autonoma di Bolzano, Provincia autonoma di Trento, Puglia, Sardegna, Toscana, Umbria e Valle d'Aosta.

Restano comunque in vigore le regole anti Covid varate nel decreto del 5 gennaio che prevede una zona arancione su tutto il territorio nazionale per questo weekend, 9 e 10 gennai, e il divieto, fino al 15 gennaio, di spostarsi tra Regioni o Province autonome diverse, tranne che per motivi di lavoro, necessità o salute. Con il nuovo dpcm, che entrerà invece in vigore dal 16 gennaio, almeno per un mese resterà quasi sicuramente la zona arancione nei fine settimana, anche per le Regioni che saranno eventualmente in fascia gialla. Sarà anche mantenuto probabilmente il divieto di spostamento tra Regioni, che è stato disposto durante le vacanze natalizie.

Al momento nessuna Regione è in zona rossa, ma con il prossimo monitoraggio Iss-ministero della Salute la classificazione potrebbe cambiare ancora. Dal 16 gennaio potrebbero cambiare anche le regole e i parametri. L'Istituto superiore di sanità ha proposto infatti di considerare in senso più restrittivo l'incidenza settimanale: se questa sarà superiore a 250 ogni 100mila abitanti potrebbe scattare in automatico la zona rossa. Non basterà soltanto il parametro dell'indice di contagio Rt a determinare la collocazione di una Regione in una determinata zona colorata. Con il decreto dello scorso 5 gennaio è stato stabilito che la zona arancione scatta già con un Rt pari a o maggiore di 1, mentre la zona rossa scatta non appena si tocca la soglia di Rt a 1,25. Si valuta anche l'introduzione di una ‘zona bianca', se in una Regione, Provincia o Comune si registra un Rt fino a 0,5.

Stando così le cose sono tre le Regioni considerate più a rischio, che potrebbero quindi passare in fascia rossa dal prossimo fine settimana: si tratta di Veneto, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia e Provincia di Bolzano. Ma a rischio ci sono pure Marche, Sicilia e Provincia di Trento. Se si confrontano infatti i dati dell'incidenza in queste Regioni nei periodi 28 dicembre-3 gennaio e 3 gennaio-9 gennaio, si vede come nelle Marche l'incidenza sia aumentata da 201 a 231,17; in Sicilia l'incidenza è passata da 133,52 a 216,44; nella Provincia di Trento l'incidenza è passata da 128,42 a 211,68.

Ma nelle Regioni più a rischio i dati sono ancora più preoccupanti: il Veneto è passato da 454,31 casi per 100mila abitanti a 447,91 (qui l'incidenza è però in calo); l'Emilia-Romagna che aveva un'incidenza di 242,44 fa registrare adesso 281,29; In Friuli-Venezia Giulia l'incidenza è salita da 205,39 a 386,39; nella Provincia di Bolzano si è passati da 231,36 a 263,95.

Alcuni presidenti di Regione però hanno espresso dubbi sul nuovo criterio di classificazione basato sull'incidenza. Temono infatti che valutare il passaggio di fascia in base al numero di casi possa penalizzare quelle Regioni che fanno più test. "Un 30-40 per cento in più rispetto ai picchi di marzo – afferma il governatore del Veneto Luca Zaia – il valore così alto dell’incidenza, 972 positivi per 100 mila abitanti, dipende dal numero di test molecolari. Ci sono regioni che ne fanno 400 al giorno e trovano 40 positivi. Noi ne facciamo in media 20mila".

Anche di questo si parlerà domani alla riunione convocata dal ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia con gli enti locali, a cui parteciperà anche il ministro Speranza.

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