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Autonomia differenziata delle Regioni

Quali Regioni hanno fatto ricorso contro l’Autonomia differenziata e cosa può succedere adesso

Finora sono tre le Regioni che hanno impugnato la legge sull’Autonomia differenziata davanti alla Corte costituzionale: Puglia, Sardegna, Toscana. Presto si unirà anche la Campania. Il ricorso davanti è un procedimento stabilito dalla Costituzione, ed è slegato dalla richiesta di referendum sull’Autonomia. Ecco cosa succederà nelle prossime settimane e che effetto potrebbe avere.
A cura di Luca Pons
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Prima era stata la Puglia, a inizio mese, e ieri si sono unite anche Sardegna e Toscana. Lunedì sarà il turno della Campania. Le Regioni guidate dal centrosinistra stanno presentando dei ricorsi alla Corte costituzionale per chiedere ai giudici di stabilire che la riforma varata dal governo Meloni viola la Costituzione. Nella speranza che, ancor prima di un eventuale referendum, sia la Corte a fermare il provvedimento che è stato battezzato "Spacca-Italia".

Quali Regioni hanno fatto ricorso e cosa chiedono

La possibilità per le Regioni di rivolgersi alla Corte è prevista dalla Costituzione, all'articolo 127. Se una Regione ritiene che una legge "leda la sua sfera di competenza", può "promuovere" la cosiddetta "questione di legittimità costituzionale". Insomma, fare ricorso davanti ai giudici per affermare che lo Stato non aveva il diritto di approvare quella legge, perché tocca ambiti che rientrano nelle competenze della Regione.

Come detto i ricorsi complessivamente saranno quattro: Puglia, Sardegna, Toscana, Campania. Manca la quinta e ultima Regione presieduta dal centrosinistra, l'Emilia-Romagna. Qui le dimissioni del presidente uscente Stefano Bonaccini (eletto al Parlamento europeo) hanno spinto a elezioni anticipate. In questa situazione, la giunta regionale è in carica per l'ordinaria amministrazione e poco più: non ha la forza politica per presentare un ricorso del genere.

La delibera della Sardegna ha spiegato che il contenuto dell'Autonomia differenziata "appare lesivo per l'autonomia regionale", sia "nella sua interezza" che "per una serie di specifici motivi", che ha poi elencato. La giunta guidata da Alessandra Todde ha affermato ad esempio che "la delega al Governo per la determinazione dei Lep" è "carente di principi e criteri direttivi". Per questo "viola le prerogative delle Regioni a statuto speciale" e "non rispetta le procedure previste dallo Statuto speciale della Sardegna per il trasferimento di funzioni". In termini più generali, la riforma "rischia di accentuare i divari territoriali e violare i principi di solidarietà e uguaglianza", previsti dalla Costituzione.

Cosa succede ora e che effetto può avere la sentenza

Le norme sul tema prevedono che la Corte costituzionale possa anche decidere di sospendere una legge, quando una Regione fa ricorso, ma non sembra questo il caso. Nelle prossime settimane, i giudici della Corte dovranno esaminare i ricorsi per capire innanzitutto se ci siano gli estremi per discuterne, e poi per valutare se è vero che la legge viola le prerogative indicate dalle Regioni.

I ricorsi alla Corte solitamente devono essere molto precisi. I giudici non dovranno semplicemente stabilire se ‘in generale' l'Autonomia va contro le competenze regionali, ma se le specifiche lamentele avanzate da Puglia, Sardegna, Toscana e Campania hanno riscontro. Una sentenza potrebbe richiedere settimane o mesi per arrivare, considerando la complessità della questione.

L'effetto concreto, poi, dipenderà dal verdetto. Se la Corte decidesse che le Regioni hanno torto, tutto resterebbe come prima. In tal caso alle opposizioni rimarrebbe il referendum abrogativo, che in questi giorni ha superato le 500mila firme online, per tentare di cancellare la riforma.

Se invece i giudici decidessero che effettivamente l'Autonomia differenziata è in contrato con le competenze regionali, potrebbero dichiararla del tutto o in parte illegittima. Se questo avvenisse, la riforma varata dal governo cesserebbe immediatamente di avere efficacia. Questo, naturalmente, è l'obiettivo delle giunte che hanno fatto il ricorso.

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