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Quali reati rischia di commettere chi va a una manifestazione dopo il ddl Sicurezza del governo Meloni

Il ddl Sicurezza approvato dalla Camera va verso il via libera definitivo al Senato con “urgenza assoluta”, ha detto il ministro Salvini. All’interno ci sono diversi nuovi reati e aggravanti che andranno a colpire chi partecipa a una manifestazione: sia in caso di altri illeciti, come la resistenza a pubblico ufficiale, sia in caso di proteste pacifiche che bloccano strade o ferrovie.
A cura di Luca Pons
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Il disegno di legge chiamato ddl Sicurezza, varato dal governo Meloni alla fine dello scorso anno, è arrivato negli scorsi giorni all'approvazione della Camera con diverse aggiunte e modifiche. Il testo introduce alcuni nuovi reati e rende più dure le pene per altri, e molte di queste novità riguardano in modo più o meno diretto i possibili sviluppi di manifestazioni e proteste.

Ora il ddl è passato al Senato, dove Matteo Salvini ha detto che il governo chiederà "un canale di urgenza assoluta" per velocizzare i tempi del via libero definitivo. Improbabile, quindi, che il testo cambi ancora. Perciò, vale la pena di chiarire cosa cambia per chi dovesse partecipare a una manifestazione con le nuove leggi, quando entreranno in vigore.

Violenza, minacce o resistenza: salgono pene e aggravanti

Innanzitutto, si aggrava la pena prevista per chi "distrugge, disperde, deteriora o rende, in tutto o in parte, inservibili cose mobili o immobili altrui in occasione di manifestazioni". Il reato di danneggiamento già esiste, ma con il ddl Sicurezza si aggiunge una parte: se questi danni vengono fatti insieme a violenze verso delle persone, o anche solo minacce, la pena aumenta.

Oggi il danneggiamento può ‘costare' da uno a cinque anni di carcere, e fino a 10mila euro di multa. Con l'aggiunta di violenza o minacce si andrebbe da 18 mesi a cinque anni di carcere, con multa fino a 15mila euro.

Per di più, in caso di violenza, minaccia o anche solo resistenza a pubblico ufficiale, scattano una serie di aggravanti. La pena è aumentata se il pubblico ufficiale in questione è un agente di polizia giudiziaria o di pubblica sicurezza.

Si introduce il reato di lesioni personali a un pubblico ufficiale nell'atto dell'adempimento delle sue funzioni. A prescindere dalla gravità delle lesioni, per questo reato può scattare l'arresto in flagranza differita se questo avviene in occasione di manifestazioni: questo significa che la persona può essere arrestata in flagranza anche dopo il fatto, se ci sono prove video, foto o altre evidenze.

Il blocco stradale diventa un reato

È particolarmente controverso il caso del blocco stradale. Qui, quello che finora è un illecito amministrativo diventerà un vero e proprio reato, e può essere punito anche chi manifesta in modo pacifico.

Il blocco stradale era stato istituito come reato nel 1948, poi depenalizzato ufficialmente nel 1999. Nel 2018, il primo decreto Sicurezza del governo Conte (elaborato dall'allora ministro dell'Interno Matteo Salvini) aveva alzato la sanzione: una multa da mille a 4mila euro. Ora, il ddl Sicurezza completa l'opera e lo trasforma in un vero e proprio illecito penale: si prevede fino a un mese di carcere e fino a 300 euro di multa. Lo stesso vale anche per chi blocca una ferrovia.

Non solo, ma c'è un caso specifico che riguarda le manifestazioni: se a bloccare una strada o una ferrovia sono più persone riunite, la pena va da sei mesi a due anni di carcere. Dunque, chiunque partecipi a una manifestazione in cui si blocca il traffico stradale, oppure quello dei treni, rischia fino a due anni di prigione anche se non ha commesso nessuna azione violenta.

Non a caso, si tratta di un tipo di protesta utilizzato più volte in passato da associazioni di attivisti per il clima, anche se tecnicamente può ricadere nel reato qualunque altro tipo di manifestazione che blocca una strada – da uno sciopero a una raccolta di studenti davanti a scuola.

Gli attivisti climatici sono anche il gruppo che sembra essere potenzialmente più colpito da un'altra stretta: quella sul reato di deturpamento e imbrattamento di cose altrui. Se l'imbrattamento riguarda beni mobili o edifici che hanno una funzione pubblica, il minimo della pena passa da un mese a sei mesi, e il massimo salta da sei mesi a 18 mesi, con una multa da mille a 3mila euro.

Tutti i reati sono più gravi se commessi nelle stazioni

Sempre immaginando una protesta che si svolge dentro una stazione ferroviaria, magari bloccando la partenza di alcuni treni, qui potrebbe scattare un'altra novità del ddl Sicurezza: un'aggravante specifica se un reato viene commesso in una stazione (anche della metro) o a bordo di un treno.

Se infatti si commette un illecito "all’interno o nelle immediate adiacenze delle stazioni ferroviarie e della metro o all’interno dei convogli adibiti al trasporto passeggeri", questo sarà considerato un'aggravante generica. La situazione che si crea, quindi, è quella in cui per qualche motivo in alcune zone è più grave commettere un reato rispetto ad altre. Questo sarà valido per la maggior parte degli illeciti penali, e quindi con tutta probabilità si applicherà anche ai reati già descritti, come quello di blocco stradale.

Quando scatta il Daspo urbano

Le punizioni più severe per chi commette reati sui treni o nelle stazioni continuano. Se una persona è stata condannata (anche con sentenza non definitiva) o anche solo denunciata nei cinque anni precedenti per un delitto contro la persona o contro il patrimonio commesso in una stazione (qui sono inclusi anche i porti, gli aeroporti e il trasporto locale), allora in caso di nuova sanzione può subire il Daspo urbano.

Sempre per i reati commessi in questi luoghi, se il giudice vuole concedere la sospensione condizionale della pena sarà obbligatorio far osservare il divieto di accesso a specifici luoghi, ovvero il Daspo urbano. Se il Daspo non viene rispettato, decade la sospensione della pena.

Pene più dure per proteste contro grandi opere (come Tav e Ponte)

Se il reato di blocco stradale sembra poter punire soprattutto chi manifesta per il clima, c'è un caso in cui il ddl Sicurezza è anche più specifico. Il reato di violenza, minaccia o resistenza a pubblico ufficiale, è considerato più grave se questo avviene per "impedire la realizzazione di un’opera pubblica o di un’infrastruttura strategica".

Insomma, resistere a un agente di polizia è più grave, e quindi la pena è più severa, se questo viene fatto nel corso di una manifestazione che si oppone e cerca di impedire la costruzione di grandi opere. Il primo esempio che può venire in mente è quello della Tav, in Piemonte, ma anche il Ponte sullo Stretto di Messina è una grande opera che potrebbe attirare dure contestazioni in futuro.

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