Quali prezzi aumenterebbero con i controdazi europei: l’elenco dei prodotti che avremmo pagato di più

AGGIORNAMENTO: L'Unione europea ha rinviato di novanta giorni l'entrata in vigore dei controdazi. Questo significa che tutti gli effetti collegati, tra cui principalmente l'aumento dei prezzi, si vedranno eventualmente tra tre mesi. Nel frattempo proseguiranno i negoziati con gli Stati Uniti per fare in modo che i controdazi non debbano affatto entrare in vigore.
Era stata ufficialmente la prima contromossa dell'Unione europea dopo i dazi imposti da Donald Trump. I controdazi approvati ieri, sarebbero entrati in vigore in parte il 15 aprile, con una seconda tranche prevista per il 16 maggio e una terza per il 1° dicembre, per dare margine alle negoziazioni. Come detto, ora tutte queste date slittano di almeno tre mesi.
Le tariffe previste valgono il 25% per la maggior parte dei prodotti, e il 10% per gli altri. Colpirebbero le aziende statunitensi che esportano in Europa, e quindi porterebbero a un aumento dei prezzi per chi fa la spesa in Italia e negli altri Paesi Ue. Osservando la lista dei beni colpiti, ci si può fare un'idea di dove potrebbero arrivare i rialzi quando dovessero entrare in vigore i controdazi. Si va dalle motociclette come le Harley Davidson, gli indumenti e le calzature, ai prodotti di bellezza, a vari alimentari, il tabacco e prodotti che riguardano più le aziende industriali che i clienti del supermercato, anche se si farebbero sentire in modo indiretto: componenti di acciaio e alluminio, di plastica, di vetro e di legno.
Quali prodotti costeranno di più con i controdazi europei
La lista completa dei prodotti che l'Ue aveva deciso di colpire prima della sospenione include centinaia di codici commerciali specifici, ma alcuni sono più rilevanti per la maggior parte dei cittadini.
Dal 15 aprile avrebbero dovuto scattare i controdazi sulle motociclette come le Harley Davidson, su alimentari come il mais, il riso, la frutta e il succo d'arancia, e su elettrodomestici come lavatrici e lavastoviglie. Ci sono anche i diamanti, tassati al 10%, e i prodotti di bellezza e cura della pelle. In più, scatteranno dazi sul tabacco, i sigari, abbigliamento (inclusi i jeans) e scarpe.
Sono tariffe che in buona parte erano già partite nel 2018, quando Trump aveva imposto i dazi su acciaio e alluminio per la prima volta. Questa volta era stato escluso, però, il whiskey: una vittoria politica per Francia, che avevano chiesto di togliere il liquore dalla lista per evitare che gli Usa rispondessero alzando i dazi sul vino. Esclusi anche i latticini e prodotti caseari.
Una seconda tranche sarebbe partita il 16 maggio. Qui erano inclusi acciaio e alluminio Usa, il pollame, il manzo, frutta, vari cereali (grano, orzo e avena), oli vegetali, uova, miele, caffè, diverse spezie, zucchero e gelati legno.
Ma anche materie plastiche, tappeti, prodotti in vetro. E beni di consumo come la gomma da masticare, il filo interdentale e la carta igienica, oltre a una seconda tornata di elettrodomestici tra cui tosaerba e aspirapolvere.
Infine, dal 1° dicembre 2025 sarebbe partita l'ultima tranche di controdazi. Qui erano incluse le noci, le mandorle (fresche o secche) e i semi di soia. Gli Stati Uniti sono grossi importatori di entrambi, e più di un analista ha fatto notare che il principale Stato esportatore di soia è la Louisiana, a maggioranza repubblicana.
Infatti, diversi prodotti sembravano essere stati inseriti nell'elenco per colpire soprattutto gli Stati che hanno votato per Donald Trump alle ultime elezioni: potrebbe essere una tattica per aumentare le tensioni politiche attorno al presidente e aumentare lo scontento nella sua base elettorale. Il manzo viene soprattutto da Kansas e Nebraska, il pollame dalla Louisiana, le lavatrici dal Wisconsin, il legname da North Carolina, Georgia e Alabama e così via.
Quando aumenteranno davvero i prezzi e di quanto
Bisogna fare alcune considerazioni generali. Innanzitutto, i controdazi decisi oggi sono la risposta alle tariffe che gli Usa hanno imposto sull'acciaio e l'alluminio, e non su quelli "reciproci" e più ampi annunciati ad aprile. Ora che Trump ha annunciato una pausa di novanta giorni, la presidente della Commissione Ue von der Leyen ha detto che il lavoro su altre eventuali contromisure "continua" e che "tutte le opzioni restano sul tavolo". Insomma, la questione non è chiusa.
Seconda cosa: anche se i controdazi europei, quando dovessero entrare in vigore, saranno del 25% o del 10% a seconda dei prodotti, non significa che quei beni costeranno esattamente il 25% o il 10% in più per chi li compra. Le aziende che li esportano potrebbero decidere di non alzare troppo i prezzi, e ridurre i loro guadagni, o comunque si potrebbero trovare altri accordi con gli importatori per non scaricare tutti i costi sui clienti finali.
Terza e ultima cosa: gli aumenti non dovrebbero necessariamente scattare subito; da quando entrano in vigore i controdazi – al momento la scadenza è fissata a metà luglio, ma molte cose possono cambiare prima di allora – serviranno alcuni mesi prima che le tariffe si facciano sentire effettivamente sui bilanci delle aziende. Tuttavia, le imprese potrebbero decidere di muoversi ‘in anticipo' e alzare i prezzi da subito.