Quali dipendenti pubblici potranno avere aumenti fino a 300 euro al mese in busta paga

Buona notizia per i dipendenti pubblici che lavorano nei Comuni, le Città metropolitane, le Province e le Regioni. La differenza di stipendio che da anni c'è tra loro e i dipendenti statali – ad esempio quelli dei ministeri – potrebbe ridursi nei prossimi anni grazie a una riforma inserita nel decreto Pa, in discussione alla Camera. Sulla carta, questo potrebbe significare un aumento medio da 300 euro lordi al mese per tutti i dipendenti comunali che non hanno incarichi dirigenziali, ma la realtà è più complessa: cambiando le regole di bilancio, avranno la possibilità di varare questi aumenti solo gli enti che hanno i bilanci in ordine e non hanno problemi economici.
La norma in questione ha l'obiettivo di permettere agli enti locali di alzare lo stipendio dei propri dipendenti, senza dover rispettare vincoli ormai superati che in questi anni hanno portato i lavoratori statali ad avere paghe ben più alte dei loro equivalenti nelle amministrazioni regionali o comunali. Per farlo, cambia una regola di bilancio che negli anni scorsi questi enti avevano dovuto rispettare.
Come funziona la riforma che permette di alzare gli stipendi
In termini tecnici, Regioni, Province e Comuni potranno aumentare il loro Fondo delle risorse decentrate, fino a farlo valere il 48% di quanto spendono per gli stipendi tabellari dei dipendenti non dirigenti. Questo Fondo è quello che viene usato per pagare tutte le voci dello stipendio che sono ‘in più' rispetto alla paga tabellare.
In sostanza, significa che le amministrazioni avranno il via libera per alzare non tanto gli stipendi tabellari, quanto le altre voci della busta paga. Poco cambia, per i dipendenti, dato che sempre di un aumento di stipendio si parla. A stimare l'effetto concreto sui numeri è stato il Sole 24 Ore: si parlerebbe di aumentare complessivamente le paghe dei dipendenti comunali di 1,5 miliardi di euro, e degli altri enti territoriali di 300 milioni di euro.
Facendo una media, per i dipendenti dei Comuni si parlerebbe di 302 euro lordi al mese per tredici mensilità. Questa somma quindi non è un tetto massimo fissato dalla legge, ma un semplice esempio per rendere l'idea dell'impatto che potrebbe avere la riforma.
Chi potrà avere l'aumento in busta paga
A beneficiare degli aumenti potranno essere i lavoratori che non sono dirigenti. Ci sono però dei limiti, che hanno attirato anche le critiche dei sindacati. Innanzitutto, non tutti i dipendenti pubblici saranno inclusi. Rimangono fuori da questa novità tutti coloro che lavorano per le Unione di Comuni, le Camere di commercio, e in generale tutti quegli enti che non sono Comuni, Città metropolitane, Province o Regioni.
L'altro grosso problema è che la riforma permette di alzare gli stipendi, ma non stanzia neanche un euro per farlo. Insomma, c'è il via libera formale, ma poi toccherà ai vari enti locali trovare i soldi necessari. E, visto che bisognerà comunque tenere i conti in ordine, potranno farlo solo quelle amministrazioni che sono in attivo e non hanno problemi di bilancio.
Il rischio quindi è che, mentre i sindacati chiederanno di applicare la nuova norma e alzare gli stipendi, molti enti non saranno in grado di farlo. Solo quelli in buone condizioni economiche potranno alzare le buste paga, mentre gli altri dovranno rinunciare, oppure potrebbero trovarsi a scegliere tra un aumento di stipendio e un'assunzione in più. In ogni caso, almeno sul piano tecnico, la possibilità di alzare la retribuzione dovrebbe aiutare a colmare, nel tempo, la distanza tra dipendenti pubblici locali e statali.