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Manovra 2025

Quali bonus e detrazioni può tagliare con la Manovra 2025 il governo Meloni

Il governo Meloni vuole chiudere “la stagione dei bonus che hanno dimostrato non produrre alcun risultato”, con la prossima manovra. Per fare cassa, potrebbe mettere mano alle detrazioni e deduzioni fiscali, oltre a rivedere le garanzie per le imprese. Ecco cosa può cambiare nel 2025.
A cura di Luca Pons
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Nella legge di bilancio per il 2025 si metterà "definitivamente la parola fine alla stagione dei bonus che hanno dimostrato non produrre alcun risultato". Il governo Meloni nelle ultime settimane ha insistito molto su questo punto, citato anche nell'ultima nota sul vertice di maggioranza avvenuto oggi con il ministro dell'Economia Giorgetti. Che le risorse per la prossima manovra siano poche è chiaro, e che le nuove regole di bilancio europee impongano una certa moderazione anche. Perciò, ci sono anche dei bonus e delle detrazioni che potrebbero sparire.

Quello che si sa finora è quali misure il governo Meloni è intenzionato a confermare a tutti i costi per un altro anno (per poi ritrovarsi a fine 2025 a doverle rinnovare ancora): il taglio del cuneo fiscale, che porta un aumento in busta paga per i lavoratori dipendenti, e costa almeno 11 miliardi di euro; e la riforma dell'Irpef, portata a tre aliquote, che costerà più di 4 miliardi. Anzi l'Irpef potrebbe essere cambiata e abbassata ancora per i redditi medio-alti.

Contando anche le altre misure prioritarie e le spese obbligate in ogni legge di bilancio, si può dire che quasi 20 miliardi di euro sono già ‘andati'. E l'ipotesi che circola di più, anche per bocca di esponenti dell'esecutivo, è quella di non superare i 20-25 miliardi complessivi per la manovra. Insomma, tra bonus che non potranno essere rinnovati, e misure che vanno tagliate per abbassare la spesa e finanziare altre misure, il governo dovrà fare un calcoli attenti.

Il primo punto a cui si guarda, come già avvenuto in passato (senza grandi risultati), sono i bonus fiscali. Le detrazioni Irpef sono centinaia, e costano ogni anno allo Stato oltre cento miliardi di euro. Ma tagliarle non è semplice. Considerando solo le detrazioni ‘minori', quelle che riguardano gruppi molto ristretti e importi ridotti, il risparmio per le casse pubbliche sarebbe poco significativo. Di tagliare le detrazioni più importanti, invece, non se ne parla: qui rientrano quelle per le spese sanitarie, i figli a carico, l'affitto o il mutuo e altro ancora.

Ci sono, però, delle soluzioni intermedie. Ad esempio, si potrebbe tagliare non una singola detrazione, ma l'importo generale che viene scalato dall'Irpef. Quest'anno, ad esempio, chi ha un reddito sopra i 50mila euro ha visto le sue detrazioni ridotte di 240 euro, per eliminare gli effetti della riforma fiscale. Una cosa simile, anche se in misura ridotta, potrebbe avvenire anche con i redditi più bassi.

Un'altra soluzione, circolata nelle ultime ore, è quella di abbassare la soglia di reddito oltre cui le detrazioni calano. Attualmente, chi prende più di 120mila euro in un anno ha diritto a molte detrazioni e deduzioni solo in misura ridotta, mentre chi supera i 240mila euro non le può ottenere affatto. Questi limiti potrebbero abbassarsi, per includere più persone e quindi risparmiare di più.

Sempre in tema di bonus, non si esclude che cambino le norme sulle ristrutturazioni edilizie per i prossimi anni, ora che si è chiuso il capitolo Superbonus 110%. Infine, un settore in cui la spesa potrebbe essere tagliata è quella delle garanzie pubbliche alle imprese. Erano fortemente aumentate negli anni della pandemia, e poi dell'inflazione altissima e il costo dell'energia alle stelle. Ma l'esecutivo potrebbe decidere di non rifinanziare alcune delle misure in vigore da allora.

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