Un'ora di show, sessanta minuti di monologo intervallato da commenti e domande ossequienti. Quello andato in onda negli studi di Domenica Live è però tutt'altro che un momento da ricordare. Anche per lo stesso Silvio Berlusconi. Il Cavaliere non buca lo schermo come un tempo, non convince, non entusiasma ed è costretto a pescare nel suo repertorio d'annata. A riesumare i suoi vecchi cavalli di battaglia: la lotta alla magistratura politicizzata, la promessa di meno tasse e più lavoro e la solita, increbile per certi versi, ossessione per i comunisti. Il tutto secondo un rituale ormai stanco, che riesce solo a stupire per quanto sembra "fuori dal tempo e lontano dalla realtà". Già, perché davvero il grande comunicatore sembra vivere in una sorta di universo parallelo, con gli italiani chiamati ad assistere ad uno show per certi versi spiazzante. Sembra tutto fuori contesto, dalla promessa di un nuovo miracolo italiano alla rivendicazione dei trionfi del suo Governo, dal rispetto internazionale alla ricostruzione delle "cene eleganti" di Arcore, fino ad arrivare all'annuncio ufficiale del suo fidanzamento.
Un calderone che lascia spiazzati, con la bocca che accenna semplicemente ad un sorriso. Insomma, se Berlusconi intendeva presentarsi come un "avversario politico" credibile e potenzialmente in grado di reggere una delle campagne elettorali più tese della storia recente, diremmo che ha fallito completamente obiettivo. Non riuscendo ad andare al di là delle solite "immagini", delle stesse recriminazioni e dei tradizionali spauracchi. E, forse davvero per la prima volta, sembra reciso il suo legame con gli italiani, persino con quella pancia del Paese di cui era stato sublime interprete negli anni passati.
Dove sono le truppe comuniste pronte a conquistare le istituzioni, a privarci della libertà e ad instaurare un nuovo regime? Dove le orde di magistrati in grado di rovesciare la sovranità degli italiani? Dove i complotti internazionali tesi a sminuire il suo fantomatico potere? Dove i risultati eclatanti della sua esperienza di Governo? Non certo nelle preoccupazioni degli italiani che, davvero, hanno ben altro cui pensare. Siamo alla vigilia del 2013, il tempo dei sogni è finito da un pezzo: questo è il tempo della rabbia, dell'indignazione, della paura del futuro e della concretezza della crisi. Insomma, caro Silvio, è ora di crescere.