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Cos’è la pace fiscale di cui parla Salvini e perché le opposizioni protestano

Matteo Salvini ha lanciato l’idea di una nuova e definitiva pace fiscale, che si tradurrebbe nella cancellazione dei debiti per alcuni contribuenti, a patto che paghino una quota del dovuto, probabilmente la metà. Per le opposizioni è un condono.
A cura di Tommaso Coluzzi
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I termini per aderire alla rottamazione quater sono appena scaduti, ma già si parla di una nuova pace fiscale. A rilanciarla è stato Matteo Salvini, che dalla fine della scorsa settimana ne parla più o meno a ogni occasione utile. Difficile dire se questa strategia serva a logorare il governo, a porre il tema o a fare un po' propaganda. In ogni caso il governo aveva già deciso in legge di Bilancio di procedere alla definizione agevolata delle cartelle, permettendo a chiunque avesse accumulato un debito dall'inizio del 2000 a oggi di pagarlo o rateizzarlo senza interessi, sanzioni e aggio. Per il vicepresidente del Consiglio, però, non basta.

Il tema non sembra all'ordine del giorno, nonostante le parole del leader del secondo partito di coalizione. Da Palazzo Chigi, e da Fratelli d'Italia, filtra una certa freddezza. D'altronde nella delega fiscale, appena passata dalla Camera al Senato, non c'è traccia della proposta di Salvini.

Per quali contribuenti Salvini parla di pace fiscale

Secondo quanto detto dal ministro dei Trasporti, però, in questo caso si tratterebbe di una sorta di condono per una categoria specifica di contribuenti: quelli già noti al fisco, che hanno presentato regolarmente la dichiarazione dei redditi e poi non sono riusciti a pagare il dovuto. Non parliamo degli "evasori totali", che invece per Salvini dovrebbero andare in galera "buttando la chiave". Questi italiani sarebbero "ostaggio" dell'Agenzia delle Entrate da anni, sempre secondo Salvini, e perciò dovrebbero essere liberati dei propri debiti.

Verso un condono fiscale?

In che formula? Secondo il piano del vicepresidente del Consiglio, a questi contribuenti si potrebbe chiedere di versare una parte del dovuto e cancellare il restante debito. Non è chiaro in che proporzioni, fino a che cifra e con quali tempistiche. Ma ovviamente parliamo di una misura profondamente diversa dall'ultima rottamazione, che prevedeva l'azzeramento delle more, ma il pagamento integrale della cifra dovuta (come se fosse stata corrisposta nei tempi corretti, in sintesi).

L'idea che cresce nel centrodestra è quella di arrivare a un condono vero e proprio, visto che tutti gli esperimenti di rottamazione hanno funzionato fino a un certo punto: in molti casi i debiti con il fisco sono stati rateizzati, ma poi i pagamenti si sono interrotti.

Perché le opposizioni protestano

Quelle di Meloni – che parlò di "pizzo di Stato" – e ora di Salvini "non sono affermazioni infelici, occasionalmente sfuggite", secondo il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte. "Si accompagnano a oltre una decina di interventi diretti a favorire evasori e corrotti. Sono messaggi devastanti, frutto di una tossica subcultura di governo – ha continuato – Non potendo mantenere la vecchia promessa di abbassare le tasse, si distingue per il favoreggiamento degli evasori".

"Cittadini ostaggio dell'Agenzia delle entrate. Lotta all'evasione come pizzo di Stato. La promessa di una pace fiscale definitiva, che segue un'altra pace fiscale definitiva, che segue condoni tombali di ogni genere e tipo, a riprova che quando è legittimata l'evasione non si arresta mai. Non meravigliano le parole di Salvini", ha commentato Maria Cecilia Guerra del Pd.

"Abbiamo appena approvato una delega fiscale in cui non c'è una pace fiscale – ha detto il leader di Azione, Carlo Calenda – È il modo di fare politica di Salvini, ovvero dire balle che poi non trovano riscontro nella realtà. E la presa in giro dei cittadini è una cosa insopportabile".

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