Qual è il piano del governo per tagliare le liste d’attesa nella sanità
Un decreto non è ancora arrivato, ma il ministro della Salute Orazio Schillaci ha detto di avere delle idee su come ridurre le liste d'attesa che oggi appesantiscono la sanità pubblica, obbligando molti a rivolgersi ai privati – se possono permetterselo – o addirittura a rinunciare alle cure. Già a fine aprile. Schillaci aveva dichiarato che il decreto legge su questo tema sarebbe arrivato presto, ma per ora il testo non si è visto. Ieri è tornato sul tema, all'evento Healthcare Talk, affermando: "Stiamo preparando un decreto-legge che vuole finalmente affrontare il problema sotto tanti e diversi aspetti".
Concretamente, quindi, cosa prevede questo piano? Per saperlo con esattezza bisognerà leggere il provvedimento, ma alcune indicazioni ci sono. Ad aprile il ministro aveva parlato di "assumere medici e personale" e "superare" il vincolo assunzionale sui tetti di spesa, e anche ieri ha ribadito: "Dal giorno del mio insediamento sto lavorando con il Mef per arrivare all'abolizione del tetto di spesa sul personale, e spero che il vincolo nei prossimi mesi possa essere abolito. Anche nel decreto cercheremo di partire con una attenuazione del vincolo, per migliorare la capacità di assumere". Su questo punto, e sulla necessità di più finanziamenti, le opposizioni spingono.
Il problema, ha detto però Schillaci, "è organizzativo e non solo economico. Ognuno deve fare la sua parte, noi ci mettiamo la faccia, ma serve collaborazione massima delle regioni e delle Asl". Al di là delle assunzioni, quindi, dove al massimo potrà arrivare una prima "attenuazione" dei vincoli, il resto del piano contro le liste d'attesa sarà rivolto ad organizzare meglio la sanità pubblica.
Il ministro non ha fatto cenno a ipotesi che erano circolate nelle scorse settimane, come quella di tenere aperti gli ambulatori e i laboratori aperti anche in orario serale e nei festivi, né quella di spingere i medici a prescrivere meno ricette non necessarie. Ha confermato, invece, che parte del lavoro necessario è quello per avere più informazioni su quanti posti sono disponibili e in quali strutture sanitarie.
Il primo passo, per Schillaci, è "avere in maniera trasparente i dati sulle liste d'attesa, con metodo scientifico. Oggi si sente dire che per fare un esame X ci vuole un anno e mezzo, ma chi lo dice?". In Italia, infatti, "non abbiamo una vera anagrafe centralizzata che ci fa sapere Regione per Regione, e prestazione per prestazione, i veri tempi d'attesa". Dunque, un primo punto fisso è che "nel decreto verrà messo un sistema per avere in tempo reale le liste d'attesa per avere i dati oggettivi e poter intervenire. Poi controlleremo che le liste d'attesa non siano chiuse".
Dunque, questo è il primo intervento che ci si può aspettare: più chiarezza sulle lungaggini delle liste d'attesa, dove sono i ‘blocchi' e dove c'è più bisogno di agire. Solo dopo – e non è detto che avvenga nello stesso decreto – potranno partire le misure per provare a cambiare la situazione.