Qual è il cambiamento radicale che Mario Draghi propone all’Unione europea
L'Unione europea deve sapersi "adattare al mondo di oggi e di domani", e quindi serve un "cambiamento radicale", che Mario Draghi proporrà nel suo rapporto alla Commissione europea in tema di competitività. Il rapporto è in lavorazione da oltre sei mesi, e oggi l'ex presidente del Consiglio parlando in una conferenza a La Hulpe (Belgio) ha tracciato quali saranno alcuni dei contenuti.
Per aumentare la competitività dell'Ue nei confronti del resto del mondo, i Paesi non possono "agire da soli o gareggiare tra di loro". Al contrario, bisogna "agire come Unione europea come non abbiamo mai fatto prima", perché "la coesione politica dell'Ue è minacciata dai cambiamenti del resto del mondo". Ad esempio: "Non abbiamo mai avuto una strategia industriale europea" per rispondere alla concorrenza degli Stati Uniti e della Cina.
Il problema, secondo Draghi, è che i Paesi europei hanno "creduto nell'ordine internazionale basato sulle regole, aspettandosi che gli altri facessero la stessa cosa. Ma ora il mondo sta cambiando rapidamente, ci ha colto di sorpresa". Potenze come Cina e Usa stanno "elaborando politiche per rafforzare la loro posizione di competitività, indirizzando gli investimenti a loro vantaggio e a scapito nostro, e in alcuni casi cercando di renderci dipendenti da loro". Insomma, all'Ue serve una strategia per "proteggere le proprie industrie tradizionali".
Qui entra in gioco il "cambiamento radicale" che Draghi proporrà. Serve un "nuovo strumento strategico" per coordinare le politiche economiche dei Paesi. E se questo non dovesse essere possibile per le divisioni politiche, bisognerà valutare la possibilità di "procedere con un sottogruppo di Stati" con le riforme più avanzate, anche se la cosa migliore è che l'Unione europea agisca "sempre insieme".
Bisognerebbe quindi mettere da parte le rivalità nazionali per "ridefinire la nostra Unione", ha detto l'ex premier, arrivando quasi ad "agire come un unico Paese" come possono fare i rivali. Al contrario di come fatto finora, con l'Ue che ha continuato a considerare gli Stati membri come rivali tra loro, anche nei settori "come la difesa e l'energia, nei quali abbiamo profondi interessi comuni".
Dunque ecco il cambiamento radicale: una "trasformazione dell'intera economia europea". Da una parte la possibilità di integrare le grandi imprese europee per agire su tutto il continente senza frammentazioni e divisioni, dall'altra un coordinamento anche negli interventi sui servizi pubblici quando ci sono "possibili investimenti di cui beneficiamo tutti, ma che nessun Paese può portare avanti da solo".
In più bisognerà coordinarsi per acquistare insieme le materie prime più importanti, se "vogliamo portare avanti le nostre ambizioni climatiche senza aumentare la dipendenza da Paesi a cui non possiamo più affidarci". Bisognerà "poter contare su sistemi energetici decarbonizzati e indipendenti" dalle altre potenze, oltre che "su un sistema di difesa europea integrato", ma anche sulla "produzione domestica nei settori più innovativi e in rapida crescita, e su una posizione di leadership nel deep-tech e nell'innovazione digitale".