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Qatargate News -Inchiesta Qatar-Parlamento Europeo

Anche il Marocco coinvolto nel Qatargate: cosa sappiamo finora dell’inchiesta sulle tangenti

Nell’inchiesta Qatargate è emerso il coinvolgimento del Marocco nello scandalo corruzione, che ha investito il Parlamento Ue: Francesco Giorgi ha confermato l’esistenza di una rete, che era stata ipotizzata dagli 007 belgi.
A cura di Annalisa Cangemi
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Per l'inchiesta Qatargate si è svolta ieri la prima udienza, al termine della quale i giudici del tribunale di Bruxelles hanno deciso che Antonio Panzeri, ex deputato del Pd poi entrato dentro Articolo 1 e presidente dell'associazione Fight Impunity, e il suo ex assistente Francesco Giorgi, dovranno restare in carcere fino al 14 gennaio.

Panzeri e Giorgi sono due dei quattro principali indiziati dello scandalo che ha travolto il Parlamento europeo, per la presunta corruzione architettata dal Qatar, Paese che ospita i Mondiali di calcio, nel tentativo di interferire negli affari europei e rilanciare l'immagine dell'emirato all'interno delle istituzioni. Gli altri due imputati sono Niccolò Figà-Talamanca ed Eva Kaili. Le indagini proseguono, e ammonterebbe a circa 1 milione e mezzo di euro il denaro trovato nelle abitazioni di Eva Kaili e di Antonio Panzeri. Mentre altre 20mila euro sarebbero stati rinvenuti a casa di Giorgi.

Anche il Marocco coinvolto nell'inchiesta Qatargate

Il perimetro della vicenda sembrerebbe però più esteso, e andrebbe ben oltre la compagna di Giorgi, ormai ex vicepresidente dell'Eurocamera Eva Kaili, che due giorni fa è stata rimossa dal suo ruolo con un voto plebiscitario del Parlamento Ue, e Niccolò Figà-Talamanca, segretario generale dell'Ong No Peace Without Justice, coinvolto anche lui nello scandalo. Per la prima i giudici dell'udienza preliminare ieri hanno deciso di rinviare la decisione al prossimo 22 dicembre, su richiesta della stessa Kaili. Per il secondo indiziato, Figà-Talamanca, è stato disposto un braccialetto elettronico con il quale gli è stato consentita l'uscita dal carcere. Ma l'inchiesta sulle tangenti ha investito anche uno Stato Nordafricano, il Marocco, e potrebbe emergere un giro in cui sono coinvolti fino a 60 europarlamentari.

Francesco Giorgi ha ammesso le sue responsabilità davanti agli inquirenti belgi. Il compagno dell'ex vicepresidente del Parlamento Ue Eva Kaili ha confessato di aver fatto parte di un'organizzazione utilizzata da Marocco e Qatar per condizionare gli affari europei, e di aver gestito i contanti per conto della stessa. Giorgi avrebbe anche indicato di sospettare che gli eurodeputati Andrea Cozzolino e Marc Tarabella, abbiano ricevuto soldi tramite Antonio Panzeri.

Secondo i documenti ai quali hanno avuto accesso il belga Le Soir e La Repubblica, gli imputati erano in contatto con l'intelligence marocchina della Direzione generale degli studi (il Dged). I documenti ripresi da Le Soir fanno riferimento anche a due agenti dei servizi segreti di Rabat nella rete di contatti del Qatargate.

Secondo quanto scrive La Repubblica nella vicenda ci sarebbe un grande protagonista, il servizio segreto marocchino, il Dged appunto. Nel quadro che viene tratteggiato compaiono l'Intelligence del Belgio con la collaborazione di Paesi alleati dell'Unione europea, e il governo del Qatar. Con il Marocco e Doha nelle parti dei grandi corruttori, con lo scopo di compiere una "attività di ingerenza" nelle sedi dell'Ue e nei posti chiave delle istituzioni comunitarie, in particolare all'interno del Parlamento. L'indagine parte da una ricostruzione degli 007 belgi, che assistiti da altri servizi europei, vengono a conoscenza che c'è una "rete" che lavora "per conto" del Marocco e del Qatar. Secondo quanto scrive Ansa, tra i servizi europei che hanno collaborato alla fase di intelligence nell'indagine ci sono anche le agenzie italiane Aise ed Aisi, per i rispettivi ambiti di competenza.

Giorgi avrebbe inoltre confermato di fronte al giudice belga Michel Claise, specializzato in crimini finanziari, che Panzeri sarebbe a capo dell'intera organizzazione. Secondo i giornali belgi De Morgen e De Standaard, avrebbe ricevuto non meglio specificati "regali" da parte di un diplomatico marocchino, Abderrahim Atmoun, attualmente ambasciatore in Polonia, conoscente da anni dell’ex eurodeputato. Il ruolo del diplomatico sarebbe stato centrale: tutti, scrive La Repubblica, prendono ordini da lui.

Il suo ufficio a Varsavia sarebbe stato una sorta di crocevia. Lì venivano ricevuti Panzeri, Cozzolino e anche Giuseppe Meroni, in passato assistente dell'ex eurodeputato e ora a disposizione della neo eletta di Forza Italia, Lara Comi. Un altro ruolo chiave sarebbe stato quello di Mansour Yassine, direttore generale del Dged, che Panzeri, Cozzolino e Giorgi avrebbero incontrato diverse volte.

Il ruolo di Giorgi sarebbe stato quello di gestire le grandi quantità di contante a disposizione del gruppo di presunta influenza illecita sulle attività dell'unica istituzione Ue direttamente eletta dai cittadini. L'uomo veniva considerato praticamente un "agente" di Panzeri, ma alla fine erano Cozzolino e Panzeri a gestire l'accordo, per consentire "l'ingerenza del Marocco".

Il Parlamento Ue approva risoluzione sul caso di corruzione

Il Parlamento europeo, riunito in sessione plenaria a Strasburgo, ha approvato una risoluzione sul sospetto caso di corruzione legato al Qatar. Nel testo approvato, gli europarlamentari esprimono profonda costernazione per le recenti accuse di corruzione, che condannano con forza, riaffermando la volontà di mantenere una politica a tolleranza zero nei confronti delle ingerenze esterne. Nella risoluzione viene proposta, tra le altre cose, "l'istituzione di una commissione d'inchiesta per affrontare in modo esaustivo le ingerenze straniere all'interno delle istituzioni dell'Ue volte a influenzare il processo decisionale". 

Inoltre, vengono sospesi i lavori sui fascicoli relativi agli Stati del Golfo, "in particolare in relazione alla liberalizzazione dei visti, nonché le visite programmate finché le autorità competenti non avranno completato i procedimenti giudiziari". Infine, nella nel testo approvato, "si ritiene urgente modificare il regolamento del Parlamento al fine di introdurre criteri e impegni più rigorosi in materia di trasparenza e responsabilità". La risoluzione è stata votata con 541 voti favorevoli, 2 contrarie 3 astenuti. A votare contro sono stati gli europarlamentari greci Leuteris Nikolaou-Alavanos, Kostas Papadakis, entrambi nel gruppo dei Non iscritti. Gli astenuti sono Herbert Dorfmann (Cristiano-democratici), Sandra Pereira (The Left), Joao Pimenta Lopes (The Left).

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