Qatargate, cosa è successo e chi sono i politici italiani coinvolti
Il cosiddetto Qatargate è il nome attribuito allo scandalo giudiziario che ha coinvolto il Parlamento europeo e il Qatar. Un'indagine della magistratura di Bruxelles, avviata nel luglio del 2022, ha fatto emergere che "persone dentro al Parlamento europeo siano state pagate grosse quantità di soldi", oppure abbiano "ricevuto regali significativi" con lo scopo di "influenzare le decisioni del Parlamento europeo" in favore dell'emirato del Golfo. A essere coinvolti sono soprattutto esponenti del gruppo socialista.
Lo scandalo è scoppiato lo scorso 9 dicembre quando, a seguito di una serie di perquisizioni nelle abitazioni e negli uffici di alcune personalità politiche di spicco del parlamento europeo, sono arrivati gli arresti di Eva Kaili, vicepresidente del parlamento europeo, l'ex eurodeputato italiano Antonio Panzeri, Francesco Giorgi, compagno di Kaili ed ex assistente di Panzeri, e Niccolò Figà Talamanca, segretario della Ong No Peace without Justice. Le accuse sono corruzione, riciclaggio e associazione a delinquere. Oltre al Qatar, si parla anche di un possibile coinvolgimento del Marocco.
Che cos'è lo scandalo Qatargate e cosa sta succedendo
Secondo il quotidiano belga Le Soir, che cita delle fonti anonime informate dei fatti, le indagini sarebbero iniziate più di un anno fa su iniziativa dei servizi segreti del Belgio. Solo a luglio 2022, dopo essere entrati segretamente in casa di Panzeri e aver trovato circa 700mila euro in contanti, i servizi avrebbero informato la procura belga delle indagini, cosa che avrebbe permesso poi di aprire un'inchiesta giudiziaria.
L'inchiesta sul Qatargate è diventata pubblica lo scorso 9 dicembre quando, in seguito alle perquisizioni 19 tra uffici e abitazioni, sono stati rinvenuti "sacchi di banconote" sia in casa di Eva Kaili, poi arrestata, sia nell'abitazione di Panzeri.
Nell'operazione che ha portato agli arresti, la polizia belga ha anche sequestrato più di un milione di euro in contanti dalle case di diverse persone interessate.
Nell'abitazione dell'europarlamentare greca sono stati ritrovati circa 150mila euro in contanti. Altri 600mila euro erano in una valigia che il padre, Alexandros, stava cercando di portare via dal proprio hotel a Bruxelles. Alexandros Kaili è stato arrestato, poi rilasciato dalla polizia belga.
In manette anche l'ex eurodeputato italiano Antonio Panzeri: 17 mila euro la somma rinvenuta nella sua abitazione da Calusco D'Adda, altri 600mila sono stati trovati nella sua casa di Bruxelles. Nel mirino degli inquirenti anche la Ong Fight impunity, fondata da Panzeri nel 2019. Secondo il quotidiano Le Soir, avrebbe ammesso in parte il proprio coinvolgimento, indicando però l'europarlamentare Marc Tarabella come destinatario dei ‘regali' del Qatar.
Coinvolto nello scandalo anche Francesco Giorgi, compagno di Kaili, ex assistente di Panzeri e attuale assistente dell'eurodeputato del Pd Andrea Cozzolino – ora sospeso dal partito. Giorgi avrebbe ammesso di essersi lasciato "reclutare" da un’organizzazione utilizzata dal Marocco e dal Qatar per condizionare le decisioni europee, con il ruolo di gestire i contanti. Avrebbe negato, invece, il coinvolgimento della compagna.
Gli altri arrestati sono stati Luca Visentini, segretario della Confederazione internazionale dei sindacati che è stato rilasciato, e Niccolò Figà-Talamanca, segretario generale della Ong No Peace Without Justice (per lui era stato deciso il regime di libertà vigilata, ma la procura federale ha presentato ricorso e per ora rimane in carcere).
Nel mandato di arresto europeo che è stato notificato anche Maria Colleoni e Silvia Panzeri, moglie e figlia di Panzeri, la procura ha affermato che l'ex parlamentare europeo italiano "sembra aver sviluppato e animato" quella che viene definita una "vasta organizzazione fraudolenta" che commetteva degli "atti criminali" con una "natura complessa, organizzata e ripetitiva".
I politici italiani ed europei coinvolti nell'inchiesta
- Antonio Panzeri, 67 anni, ex segretario generale della Camera del Lavoro di Milano, eurodeputato dal 2004 al 2019 con il gruppo Socialisti e Democratici. In Italia è stato parte della Ds, poi del Partito democratico e infine di Articolo 1.
- Eva Kaili, 44 anni, ex vicepresidente del Parlamento europeo (il Parlamento ha votato per rimuoverla dall'incarico a seguito dello scandalo), ex giornalista ed eletta con il Pasok, partito di centro-sinistra greco.
- Francesco Giorgi, 35 anni, compagno di Kaili, ex assistente di Panzeri e attuale assistente dell'europarlamentare del Pd Andrea Cozzolino.
- Marc Tarabella, 59 anni, europarlamentare belga sempre del S&D, dal 2021 iscritto anche al partito italiano Articolo 1. Vicepresidente della delegazione del Parlamento europeo per i rapporti con la Penisola araba. È il parlamentare accusato da Antonio Panzeri di aver ricevuto denaro dal Qatar. Il suo ufficio è stato perquisito dalla polizia, verso di lui non sono state disposte misure cautelari. Si è autosospeso dal gruppo S&D.
- Andrea Cozzolino, 60 anni, parlamentare europeo eletto con il Pd. Non risulta indagato e non ha subito perquisizioni, ma dato che è stato menzionato da altri indagati si è autosospeso dal gruppo S&D nel Parlamento europeo ed è stato sospeso dal Pd
- Luca Visentini, 53 anni, segretario della Confederazione internazionale dei sindacati. È stato arrestato il 9 dicembre e poi rilasciato.
- Niccolò Figà-Talamanca, segretario generale della Ong No Peace Without Justice, fondata nel 1994 da Emma Bonino, che si è detta estranea ai fatti. Arrestato il 9 dicembre, per lui era stata predisposta la libertà vigilata ma la procura federale ha presentato ricorso.
- Maria Colleoni e Silvia Panzeri, moglie e figlia di Antonio Panzeri, non sono figure politiche ma sono state coinvolte dalla procura belga. Nelle intercettazioni telefoniche effettuate dalla procura, la moglie e Panzeri parlerebbero di conti per nascondere il denaro e di una carta di credito a disposizione intestata ad Abderrahim Atmoun, diplomatico marocchino. In più, l'emirato del Qatar avrebbe offerto alla famiglia una vacanza da 100 mila euro. La Corte d'appello di Brescia ha stabilito che Colleoni deve essere consegnate al Belgio. Colleoni ha rilasciato delle dichiarazioni spontanee durante l'udienza, in cui ha negato di essere a conoscenza degli affari del marito.
- Marie Arena, 56 anni, eurodeputata belga del S&D, è indirettamente coinvolta perché la polizia belga ha sigillato l'ufficio di un suo (o una sua) assistente, che in passato lavorava con Fight impunity, la Ong di Panzeri.
- Pietro Bartolo, 66 anni, europarlamentare con il Partito democratico, è coinvolto nello stesso modo indiretto di Arena: la polizia ha sigillato l'ufficio dei suoi assistenti perché uno di loro in passato aveva collaborato con Panzeri.
Quanti soldi sono stati trovati durante le perquisizioni
Il 9 dicembre, gli agenti della polizia belga hanno fatto irruzione in 19 tra uffici e abitazioni. Come detto, a casa di Antonio Panzeri sono stati trovati 600mila euro in contanti, mentre altri 750mila euro sono stati collegati di Eva Kaili e Francesco Giorgi. Infatti, 150mila euro sono stati trovati nell'abitazione dei due, mentre altri 600mila erano trasportati dal padre dell'europarlamentare greca, Alexandros Kaili.
Lo stesso giorno, a Calusco d’Adda in provincia di Bergamo, sono state fermate la moglie e la figlia di Panzeri. Mentre venivano arrestate, sono state perquisiste la loro casa e quella di Francesco Giorgi a Milano. Nel complesso sono stato trovati altri 20mila euro in contanti nel corso di questa operazione. Dall'inizio delle indagini, quindi, è stato perquisito quasi un milione e mezzo di euro.
Quali sono le Ong coinvolte
Nel corso delle indagini sono state menzionate due organizzazioni non governative: una è Fight impunity e l'altra No peace without justice (Npwj). La prima è un'organizzazione fondata nel 2019 da Antonio Panzeri, arrivato alla fine del suo mandato da europarlamentare. Sul suo sito, l'Ong si definisce un'associazione basata sulla "necessità di promuovere la lotta contro l’impunità per gravi violazioni dei diritti umani e crimini contro l’umanità, avendo il principio di responsabilità come pilastro centrale dell’architettura della giustizia internazionale".
Lo scopo di Fight impunity, quindi, sulla carta è quello di affrontare questioni di diritti umani e garantire alle vittime l'accesso alla giustizia e ai sistemi giudiziari internazionali. Negli ultimi anni, l'associazione ha organizzato diversi incontri di alto livello, anche grazie ai contatti e all'influenza di Panzeri. Tra i membri onorari di Fight impunity ci sono Emma Bonino e Federica Mogherini (ex Alta rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri), che hanno lasciato l'Ong non appena lo scandalo è emerso.
La sede legale di Fight impunity è a Bruxelles, negli uffici che sono stati perquisiti il 9 dicembre, in Rue Ducale 41. L'indirizzo è lo stesso dell'altra Ong coinvolta, No peace without justice. Si tratta di un'organizzazione fondata nel 1993 da Emma Bonino e storicamente legata al Partito radicale. Ha preso parte, tra le altre, alla campagna per la creazione di una Corte penale internazionale. Il suo direttore generale, Niccolò Figà-Talamanca, è stato arrestato il 9 dicembre e si trova in carcere.
L'uomo che l'ha sostituito, Gianluca Eramo, ha detto in un'intervista al Manifesto che "non tutte le Ong che lavorano nel campo dei diritti umani sono uguali. Tra noi e Fight impunity ci sono molte sostanziali differenze". Tra queste, secondo Eramo, c'è il fatto che Npwj è iscritta al Transparency register, un documento che garantisce la trasparenza delle organizzazioni "a cui dovrebbero essere iscritte tutte le Ong e i gruppi di influenza attivi nell’europarlamento, mentre Fight impunity non si è mai registrata".
Il possibile coinvolgimento del Marocco nel Qatargate
Lo scandalo è stato chiamato Qatargate, ma l'emirato potrebbe non essere l'unico Paese coinvolto. Secondo quanto emerso, infatti, anche il Marocco avrebbe svolto attività simili, volte a corrompere e influenzare illecitamente eurodeputati e figure di spicco della politica europea.
Nelle intercettazioni tra Antonio Panzeri e la moglie, infatti, sarebbe apparso il nome di Abderrahim Atmoun, ambasciatore del Marocco in Polonia ed ex parlamentare marocchino. Secondo la procura belga, Atmoun avrebbe stabilito a Bruxelles una sorta di ‘base politica' del Marocco, con lo scopo di influenzare la politica europea. La moglie e la figlia di Panzeri hanno parlato di regali concessi dall'ambasciatore alla famiglia.
Atmoun avrebbe distribuito denaro e fatto da intermediario con i servizi segreti marocchini. La procura sta prendendo in esame, ad esempio, una votazione del 2019 in cui il Parlamento approvò un accordo sulla pesca tra Marocco e Unione europea. Panzeri, allora eurodeputato, votò sì come altri 400 suoi colleghi. Due anni dopo, l'accordo fu bloccato dalla Corte europea perché includeva i territori del Sahara Occidentale, che il Marocco considera un suo territorio ma la cui sovranità è un tema controverso.
La risposta ufficiale del Qatar alle accuse
Lo Stato del Qatar ha risposto domenica 11 dicembre con un comunicato ufficiale, respingendo tutte le accuse, definite "senza fondamento e gravemente malinformate". Domenica 18 dicembre, è poi arrivata una risposta più mirata.
Il Qatar ha avvisato l'Unione europea che, se venisse bloccato l'accesso degli emissari del Paese al Parlamento europeo, questo potrebbe avere un "impatto negativo", perché "una restrizione così discriminatoria prima che l'inchiesta sia conclusa" andrebbe a colpire "la cooperazione regionale e globale", oltre ai vari "colloqui in corso su energia, povertà e sicurezza".
Nella stessa nota, il governo qatariota ha definito "profondamente deludente" il fatto che il Belgio "non abbia fatto alcuno sforzo per impegnarsi con il nostro governo al fine di stabilire i fatti una volta venuti a conoscenza delle accuse". Il comunicato ci ha poi tenuto a sottolineare che finora c'è stato un rapporto "stretto" tra i due Paesi, dato che "il Qatar è un importante fornitore di gas naturale liquefatto per il Belgio".
Le indagini e le udienze preliminari
L'indagine della magistratura belga avrebbe individuato un gruppo "indeterminato e molto ampio", che operava "all'interno di strutture europee con o senza legami con l'Unione Europa", facendo circolare "ingenti somme di denaro" in cambio della "propria attività", sostanzialmente di "corruzione".
Il 14 dicembre, al Palazzo di Giustizia di Bruxelles, si sono tenute le prime udienze legate al caso. Dei quattro arrestati, due – Francesco Giorgi e Antonio Panzeri – sono poi rimasti in stato di arresto, mentre per Niccolò Figà-Talamanca è stata stabilita la libertà vigilata con obbligo di braccialetto elettronico. Per ora, Figà-Talamanca rimane in carcere poiché la procura federale ha presentato ricorso.
La quarta arrestata, Eva Kaili, non si è presentata e ha ottenuto il rinvio della sua udienza al 22 dicembre. Nel suo carcere, infatti, era in corso uno sciopero che non le avrebbe consentito di arrivare in tempo alla seduta. Il 19 dicembre, però, Kaili ha ammesso di essere stata a conoscenza del giro di soldi che coinvolgeva suo marito e ad Antonio Panzeri. "Conoscevo le attività di Mr. Panzeri", avrebbe detto ai giudici, "e sapevo che a casa mia c’erano delle valigie piene di soldi". Sarebbe stata lei, poi, a chiedere al padre Alexandros di nascondere le mazzette in una valigia.
La procura belga sta mantenendo una certa riservatezza sul proseguimento delle indagini, ma è possibile che queste si allarghino ben oltre il giro di indagati attuale. Secondo la stampa greca, sarebbero fino a 60 i parlamentari europei messi al centro delle indagini in questo momento.
Le reazioni della politica italiana e Ue
Eva Kaili, eurodeputata greca, è stata destituita dalla carica di vicepresidente del Parlamento europeo il 13 dicembre, con un voto praticamente unanime. I presidenti dei gruppi politici si sono riuniti e hanno deciso di attivare l'articolo 21 del Parlamento, ovvero proprio la cessazione anticipata delle cariche. Dei 628 deputati presenti, i voti a favore sono stati 625. Si sono registrati poi un contrario e due astenuti.
Il 16 dicembre, invece, si è riunita la commissione nazionale di garanzia del Partito democratico. Nel corso della riunione si è deciso di sospendere Andrea Cozzolino in via cautelare, sia dall'albo degli iscritti al partito sia da tutte le eventuali cariche negli organismi interni al partito. La decisione sarà valida fino alla chiusura delle indagini. Enrico Letta, segretario del Pd, ha dichiarato che il suo partito è parte lesa nella questione. Il Pd ha invitato tutti i parlamentari che in passato hanno avuto rapporti con Antonio Panzeri a sospendersi dalle cariche interne al partito.