Qatargate, cosa dice il nuovo codice di condotta proposto dalla presidente dell’Europarlamento
La proposta di un nuovo ‘codice di condotta', fatta dalla presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, arriva come una risposta alle indagini sul Qatargate, lo scandalo sulla corruzione di alcuni deputati europei che ha coinvolto figure come Andrea Panzeri, l'ex presidente del Parlamento europeo Eva Kaili e il suo compagno Francesco Giorgi, oltre agli europdeputati Andrea Cozzolino e Marc Tarabella. Per questi ultimi due sono state avviate le procedure per revocare l'immunità parlamentare, che dovrebbero richiedere circa due mesi.
Lo scopo del nuovo codice è rafforzare "l'integrità, l'indipendenza e la responsabilità del Parlamento europeo", ha detto Metsola. Tra le sanzioni previste, ha chiarito la presidente, c'è la perdita dello stipendio e si potrebbe arrivare a togliere la pensione.
Chi lascia il Parlamento non potrà fare il lobbista per un periodo fino a 2 anni
Il primo obiettivo della riforma è introdurre un periodo di "raffreddamento" (cooling off period) in cui gli eurodeputati, dopo la fine del loro mandato, non potranno fare attività di lobbying, cioè rappresentare gli interessi di una parte (un settore, uno Stato, un'industria…) nei rapporti con le istituzioni europee. Servirebbe a fermare le cosiddette "porte girevoli" tra Parlamento e mondo delle lobby. Nel caso di Andrea Panzeri, ex deputato che ha un ruolo centrale nelle indagini sul Qatargate, questo non è avvenuto.
Questo periodo andrebbe da 5 a 24 mesi, a seconda del tempo in cui l'ex parlamentare riceve l'indennità alla fine del suo mandato. L'indennità è pari a un mese di stipendio (circa 9.800 euro lordi) per ogni anno in cui si è stati in carica. La questione delle "porte girevoli" è quella che Metsola ha definito "la più difficile", in un'intervista a Repubblica, "perché ci sono opinioni molto differenti" sulla durata e sul fatto che il divieto si possa applicare.
Si prevede anche di dare più informazioni al pubblico sulle attività dei deputati, inclusi regali ricevuti, riunioni e viaggi all'estero. Per quanto riguarda la loro controparte, ovvero lobbisti e Ong che operano nel settore, ci saranno sarà previsto un registro apposito per poter partecipare agli eventi del Parlamento.
Controlli serrati sui rapporti al di fuori dell'Europarlamento
I deputati e tutto il personale del Parlamento saranno obbligati a rendere pubbliche le riunioni con interlocutori esterni, se queste riguardano i lavori del Parlamento stesso. Un obbligo che esiste già, ma solo per chi ha un ruolo nelle commissioni.
Un'altra stretta sulle relazioni esterne: i Paesi terzi potranno interagire con il Parlamento solo tramite le commissioni parlamentari e le delegazioni ufficiali. Le persone esterne, inclusi i lobbisti, potranno accedere ai locali del Parlamento solo dopo aver fornito i propri dati e il motivo della visita, che verranno inseriti in un apposito registro. Gli ex eurodeputati non avranno più un badge permanente per entrare in Parlamento.
Niente più conflitti d'interesse, e gli assistenti dovranno sapere quando denunciare
I relatori – cioè i parlamentari che portano avanti le proposte di legge nei lavori in commissione – dovranno dichiarare i propri potenziali conflitti d'interesse, mentre gli assistenti parlamentari e lo staff non potranno far parte di organizzazioni che hanno legami con Paesi terzi. Si faranno anche più controlli sulle dichiarazioni finanziarie degli europarlamentari.
Si valuta di istituire dei corsi di formazione sulle regole di condotta finanziaria e sul codice etico interno, oltre che sulle procedure per denunciare le irregolarità, da seguire obbligatoriamente per tutti gli assistenti parlamentari. Si intende anche rafforzare il Comitato consultivo del Codice di condotta del Parlamento.
Più verifiche sulle possibili influenze di altri Paesi
Una delle misure più strettamente legate al Qatargate è il rafforzamento del sistema di controlli sulle possibili influenze indebite da parte di Paesi terzi, in particolare per quel che riguarda le proposte di risoluzione urgenti presentate dai parlamentari. In particolare, queste risoluzioni potranno essere riferite solo al tema dei diritti umani, e dovranno essere presentate da una commissione.
La penultima misura è quella che prevede una collaborazione più stretta con le autorità giudiziarie e anti-corruzione dei singoli Stati europei, mentre l'ultima è la stesura di un nuovo elenco di attività che possono essere sanzionate se le intraprende un europarlamentare.