Se non è una resa totale, ci manca poco. Vito Crimi, dopo l’incontro con Sergio Mattarella, ufficializza l’ennesimo cambio di linea del Movimento 5 Stelle e apre la strada alla soluzione della crisi di governo: non ci sono veti su Renzi, i grillini sono pronti a sedersi nuovamente al tavolo con tutte le forze politiche della vecchia maggioranza e ad accogliere le richieste di Italia Viva. L’unica condizione posta è che a guidare il prossimo esecutivo sia ancora una volta Giuseppe Conte, considerato imprescindibile garante del patto di legislatura su cui dovrebbe reggersi il nuovo accordo con PD, LeU e appunto Italia Viva.
Una svolta difficilmente prevedibile non diciamo 24 ore fa, ma addirittura in mattinata, quando la macchina social dei Cinque Stelle era pronta a mettersi in moto per attaccare Renzi sulla questione “Arabia Viva”. Lo scontro rusticano di ieri sera, dopo l’irrituale comizio di Renzi dal Quirinale e la “provocazione” dell’incarico esplorativo a Roberto Fico, sembrava dover continuare anche nella giornata odierna, mentre tra Chigi e Palazzo Madama continuavano le trattative per ampliare la consistenza del gruppo dei responsabili e costruttori. Poi qualcosa è cambiato e le prime avvisaglie sono arrivate da Luigi Di Maio, che ha abbassato i toni sull’Arabia Saudita e Renzi, per rispolverare il profilo da statista e da uomo delle istituzioni. Contemporaneamente, Vito Crimi preparava il discorsetto da leggere ai cronisti al Quirinale: un giro di parole e una spruzzata di retorica per dire che il Movimento 5 Stelle si sarebbe nuovamente seduto al tavolo con Renzi, in nome della stabilità e della responsabilità. Non che non sia vero, intendiamoci: questa crisi è inopportuna e assurda, il paese ha davvero bisogno di serietà ed efficienza, ma la politica ha le sue regole e le sue liturgie.
Cosa è cambiato in queste ultime ore? Nulla, ci spiegano fonti del Movimento, probabilmente ci si è limitati a prendere atto del quadro complessivo, che non cambia da settimane: senza Italia Viva non ci sono i numeri per governare, l’operazione Responsabili è stata un fiasco totale, con Forza Italia e Udc non si è nemmeno aperta una trattativa seria e Mattarella chiede garanzie che semplicemente non ci sono. A corollario, è stata verificata anche l’insussistenza delle altre strade parlamentari: nessun governo tecnico o di “unità nazionale” avrebbe avuto i voti in Parlamento, il PD non avrebbe avuto alcun interesse a sostenere un altro nome grillino a Chigi e maggioranze alternative semplicemente non esistono. La mazzata finale l’ha data Berlusconi, che non solo ha sposato la linea Salvini (“c’è solo il voto”), ma addirittura si è speso in prima persona per tenere unito il gruppo forzista (come testimonia la telefonata a Vitali).
Con il passare delle ore, insomma, ci si è accorti che quella del ritorno al voto fosse non solo una minaccia, ma una possibilità concreta. E se c'è una prospettiva che i parlamentari grillini temono più degli altri è quella delle elezioni: con il taglio delle poltrone e consensi dimezzati, le possibilità di essere rieletti e/o essere determinanti per la formazione di un nuovo governo sono bassissime. Sconfessare se stessi, cospargersi il capo di cenere e riabilitare "l'inaffidabile" Renzi è apparsa poi come l'unica soluzione per salvare il soldato Conte, che resta il "punto di caduta" dell'alleanza con il Partito Democratico ma difficilmente avrebbe superato il doppio no del primo giro di consultazioni e dell'eventuale mandato esplorativo a Roberto Fico.
La cinica strategia del logoramento messa in atto da Renzi, insomma, ha costretto i Cinque Stelle a regalargli lo scettro di king maker del nuovo Governo. E se il vero obiettivo del senatore di Rignano fosse quello di affossare Conte (come crediamo), allora potrebbe non essere finita qui. Perché se sai che la tua controparte è talmente disperata da correre il rischio di una scissione (come le parole di Di Battista fanno pensare) pur di scongiurare il voto e salvare le poltrone, allora forse puoi spingerti anche oltre e mirare al bersaglio grosso. Conte, appunto.