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Pubblica amministrazione, scatta il taglio al turn over: perché ci saranno 20 mila posti in meno

La nuova circolare della Ragioneria generale dello Stato impone una riduzione delle assunzioni nella Pubblica amministrazione, limitando il turn over al 75% dei pensionamenti. Questo comporterà una perdita di circa 15-20 mila posti. L’obiettivo sarebbe quello di contenere la spesa pubblica.
A cura di Francesca Moriero
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La gestione del personale nella Pubblica amministrazione sta subendo un cambiamento significativo, con un deciso taglio alle assunzioni che sembra stia già mostrando i suoi effetti. La nuova circolare della Ragioneria generale dello Stato, infatti, impone una riduzione delle assunzioni legate al turn over, stabilendo un limite pari al 75% dei pensionamenti e delle uscite dell'anno precedente. Nella pratica, questa misura porterà alla perdita di circa 15-20 mila posti di lavoro, riflettendo l'attenzione crescente del governo al contenimento della spesa pubblica: si tratterebbe di una modifica strutturale, non di una soluzione temporanea, che avrebbe l'obiettivo ultimo di rivedere la composizione e le dotazioni organiche delle amministrazioni. Sebbene la riduzione delle assunzioni permetta di risparmiare, tutto ciò solleva però alcuni dubbi sul funzionamento degli uffici pubblici, che rischiano, ora, di trovarsi a dover affrontare carichi di lavoro sempre più pesanti con risorse umane sempre più limitate.

Stop al turn over completo: cosa cambia dal 2025

Il cambiamento principale riguarda il meccanismo di sostituzione del personale che va in pensione o lascia il proprio posto: finora era possibile sostituire tutte le persone uscite. Con la nuova regola, invece, si potrà assumere solo il 75% del personale cessato nell'anno precedente; in pratica, su quattro persone che se ne vanno, ne potranno essere assunte al massimo tre. Questo limite porterà a una riduzione stimata tra i 15 e i 20 mila posti. Non solo, il taglio non sarà uguale per tutti: ogni amministrazione dovrà infatti poi calcolare i propri spazi in base al numero di dipendenti che ha perso nel 2024.

Chi è coinvolto e chi resta escluso

La misura si applicherà a tutte le amministrazioni statali: ministeri, agenzie, enti pubblici non economici, autorità indipendenti. Sono escluse invece le società per azioni partecipate dallo Stato (come Poste o Ferrovie), e alcune categorie professionali: magistrati, avvocati dello Stato, e personale togato. Anche altri contratti non rientreranno nel taglio, come quelli a tempo determinato, i comandi e le mobilità volontarie in uscita.

Quali sono gli organici da ridurre e i piani da riscrivere

Le amministrazioni dovranno poi aggiornare i propri PIAO, cioè i piani integrati di attività e organizzazione, un documento che sostanzialmente serve a definire il funzionamento interno degli enti e ora dovrà essere riscritto tenendo conto dei nuovi limiti. Non si tratta cioè solo di limitare le assunzioni, sarà necessario infatti anche ridurre formalmente le dotazioni organiche, cioè i posti previsti sulla carta. Ogni amministrazione dovrà dunque calcolare quanto vale economicamente ogni posto (tenendo conto di stipendio, tredicesima, indennità e altri costi) e tagliare abbastanza da coprire il risparmio imposto. È, insomma, una revisione strutturale, che riguarda la composizione stessa degli uffici.

Forze armate e sicurezza: taglio graduale ma obbligatorio

Per le Forze armate e per il comparto sicurezza la stretta sarà più graduale, ma è comunque prevista: il decreto che definirà i nuovi organici dovrà tener conto di un risparmio aumentato dal 12 al 15,6%, per un totale di quasi 24 milioni di euro. Per la polizia, i vigili del fuoco, i ricercatori universitari e gli enti di ricerca, le nuove regole si applicheranno dal 2026.

Per il personale Ata della scuola (amministrativi, tecnici e ausiliari), l'entrata in vigore è invece rinviata all’anno scolastico 2026/2027.

Deroghe e compensazioni per coprire i ruoli chiave

La circolare prevede anche una possibilità di deroga: se un'amministrazione ha bisogno urgente di personale in settori strategici o con competenze difficili da trovare, potrà chiedere di superare il limite del 75%. Le autorizzazioni dovranno arrivare con un decreto del Presidente del Consiglio, su proposta dei ministeri competenti. Sarà possibile poi anche compensare tra amministrazioni, se una ha più uscite di un’altra e si rende disponibile a cedere parte del proprio margine.

Cosa dicono i sindacati

Una parte dei risparmi ottenuti dalla riduzione del turn over potrà essere reinvestita; fino al 10% potrà andare ad aumentare i fondi per il salario accessorio, cioè i premi e gli incentivi legati a merito e alla produttività. Questa possibilità, però, è vincolata ai tetti fissati nel 2016, che molti considerano ormai superati. I sindacati chiedono da tempo di rivedere questi limiti, considerati "troppo rigidi" per valorizzare davvero il personale: la Fp Cgil, critica il piano, sottolineando che il taglio degli organici potrebbe aumentare il carico di lavoro senza tenere conto della perdita di competenze e dell'erosione salariale causata dall'inflazione.

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