Pubblica amministrazione, scatta il taglio al turn over: perché ci saranno 20 mila posti in meno

La gestione del personale nella Pubblica amministrazione sta subendo un cambiamento significativo, con un deciso taglio alle assunzioni che sembra stia già mostrando i suoi effetti. La nuova circolare della Ragioneria generale dello Stato, infatti, impone una riduzione delle assunzioni legate al turn over, stabilendo un limite pari al 75% dei pensionamenti e delle uscite dell'anno precedente. Nella pratica, questa misura porterà alla perdita di circa 15-20 mila posti di lavoro, riflettendo l'attenzione crescente del governo al contenimento della spesa pubblica: si tratterebbe di una modifica strutturale, non di una soluzione temporanea, che avrebbe l'obiettivo ultimo di rivedere la composizione e le dotazioni organiche delle amministrazioni. Sebbene la riduzione delle assunzioni permetta di risparmiare, tutto ciò solleva però alcuni dubbi sul funzionamento degli uffici pubblici, che rischiano, ora, di trovarsi a dover affrontare carichi di lavoro sempre più pesanti con risorse umane sempre più limitate.
Stop al turn over completo: cosa cambia dal 2025
Il cambiamento principale riguarda il meccanismo di sostituzione del personale che va in pensione o lascia il proprio posto: finora era possibile sostituire tutte le persone uscite. Con la nuova regola, invece, si potrà assumere solo il 75% del personale cessato nell'anno precedente; in pratica, su quattro persone che se ne vanno, ne potranno essere assunte al massimo tre. Questo limite porterà a una riduzione stimata tra i 15 e i 20 mila posti. Non solo, il taglio non sarà uguale per tutti: ogni amministrazione dovrà infatti poi calcolare i propri spazi in base al numero di dipendenti che ha perso nel 2024.
Chi è coinvolto e chi resta escluso
La misura si applicherà a tutte le amministrazioni statali: ministeri, agenzie, enti pubblici non economici, autorità indipendenti. Sono escluse invece le società per azioni partecipate dallo Stato (come Poste o Ferrovie), e alcune categorie professionali: magistrati, avvocati dello Stato, e personale togato. Anche altri contratti non rientreranno nel taglio, come quelli a tempo determinato, i comandi e le mobilità volontarie in uscita.
Quali sono gli organici da ridurre e i piani da riscrivere
Le amministrazioni dovranno poi aggiornare i propri PIAO, cioè i piani integrati di attività e organizzazione, un documento che sostanzialmente serve a definire il funzionamento interno degli enti e ora dovrà essere riscritto tenendo conto dei nuovi limiti. Non si tratta cioè solo di limitare le assunzioni, sarà necessario infatti anche ridurre formalmente le dotazioni organiche, cioè i posti previsti sulla carta. Ogni amministrazione dovrà dunque calcolare quanto vale economicamente ogni posto (tenendo conto di stipendio, tredicesima, indennità e altri costi) e tagliare abbastanza da coprire il risparmio imposto. È, insomma, una revisione strutturale, che riguarda la composizione stessa degli uffici.
Forze armate e sicurezza: taglio graduale ma obbligatorio
Per le Forze armate e per il comparto sicurezza la stretta sarà più graduale, ma è comunque prevista: il decreto che definirà i nuovi organici dovrà tener conto di un risparmio aumentato dal 12 al 15,6%, per un totale di quasi 24 milioni di euro. Per la polizia, i vigili del fuoco, i ricercatori universitari e gli enti di ricerca, le nuove regole si applicheranno dal 2026.
Per il personale Ata della scuola (amministrativi, tecnici e ausiliari), l'entrata in vigore è invece rinviata all’anno scolastico 2026/2027.
Deroghe e compensazioni per coprire i ruoli chiave
La circolare prevede anche una possibilità di deroga: se un'amministrazione ha bisogno urgente di personale in settori strategici o con competenze difficili da trovare, potrà chiedere di superare il limite del 75%. Le autorizzazioni dovranno arrivare con un decreto del Presidente del Consiglio, su proposta dei ministeri competenti. Sarà possibile poi anche compensare tra amministrazioni, se una ha più uscite di un’altra e si rende disponibile a cedere parte del proprio margine.
Cosa dicono i sindacati
Una parte dei risparmi ottenuti dalla riduzione del turn over potrà essere reinvestita; fino al 10% potrà andare ad aumentare i fondi per il salario accessorio, cioè i premi e gli incentivi legati a merito e alla produttività. Questa possibilità, però, è vincolata ai tetti fissati nel 2016, che molti considerano ormai superati. I sindacati chiedono da tempo di rivedere questi limiti, considerati "troppo rigidi" per valorizzare davvero il personale: la Fp Cgil, critica il piano, sottolineando che il taglio degli organici potrebbe aumentare il carico di lavoro senza tenere conto della perdita di competenze e dell'erosione salariale causata dall'inflazione.