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Prove tecniche di Monti bis

Montezemolo e Casini pressano il professore: riusciranno ad avere il via libera per una lista Monti alle elezioni politiche? Forse, ma per ora la certezza è una sola: sentiremo ancora parlare di Mario Monti anche nella prossima legislatura.
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Dopo tanto discutere, chiarire e smentire ecco spuntare l'Uovo di Colombo. La soluzione, semplice e banale, ai problemi di un'intera area politica alla ricerca di identità. La chiave, come ci racconta Fabio Martini su La Stampa, è tutta nelle parole di Montezemolo: "Non chiediamo al Presidente del Consiglio di prendere oggi la leadership di questo movimento politico. Ciò pregiudicherebbe il suo lavoro e davvero non ce lo possiamo permettere". Insomma, in poche parole, pian piano Montezemolo sta cercando di esplicitare ciò che in tanti pensano da tempo: il leader dei moderati è solo e soltanto Mario Monti e, nel caso dalle urne non uscisse una maggioranza qualificata, sarebbe l'uomo cui affidare il destino del Paese. Ma c'è di più. Perché Monti potrebbe (dovrebbe) accetare di essere il leader in pectore della coalizione centrista, permettendo magari a Montezemolo e Casini di utilizzare il suo nome per "battezzare" il cartello elettorale che racchiude tutte le formazioni di area centrista: UDC, Fli ed Api, ma anche Italia Futura e (forse) Fermare il declino. Del resto, si tratterebbe di una riorganizzazione dell'area centrista che troverebbe anche la benedizione delle alte sfere ecclesistiche, come ricorda Paolo Rodari (raggiunto da Formiche.net): "Il Vaticano – e su questo punto è d'accordo anche Bagnasco e dunque la Cei – spera che l'esperienza di Monti possa continuare. Monti ha dato ampie garanzie alla Chiesa in questi mesi non tanto di linea quanto di effettive misure nei rapporti bilaterali che tutto hanno fatto tranne che scontentare le gerarchie. Per loro Monti oggi è una garanzia. Se questa aggregazione centrista comporta il prosieguo dell'esperienza Monti allora sì, è benedetta"

È chiaro però, che quella della lista Monti sarebbe la prima operazione politica "in franchising" (la definizione è di Dario Di Vico), con il professore che diverrebbe una sorta di leader a posteriori: una garanzia per convogliare il voto dei moderati e mettere definitivamente la parola fine al tentativo di "convergenza al centro" che, seppur per vie diverse, stanno perseguendo sia PD che PDL. In questo senso i sondaggi restano confortanti e l'idea che Monti sia "un po' meglio" dei leader politici tradizionali sembra condivisa a più livelli. Il professore però continua a rimanere sul vago, ripetendo di essere concentrato solo sugli obiettivi a breve termine del Governo. Certo è che se "qualcuno" dovesse affossare legge di stabilità e riforma elettorale le cose potrebbero cambiare radicalmente.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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