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Prove di dialogo: il ministro Orlando propone tregua Pd-Mdp: “Lo vuole nostro elettorato”

Dopo lo strappo ormai consumato tra Pisapia e Mdp si sta delineando lo scacchiere delle possibili alleanze. Per il ministro Orlando non tutto è perduto con Mdp, e si può ancora tentare di lavorare insieme sulla legge di Bilancio e sulla legge elettorale. Tomaso Montanari, fondatore di”Alleanza popolare per la democrazia e l’uguaglianza”, si può formare dal basso una forza politica alla sinistra del Pd, che unisca società civile e partiti, e lancia un appello per coinvolgere anche Mdp.
A cura di Annalisa Cangemi
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La rottura tra Mdp e Pisapia sembra un balletto appena iniziato. Se per il ministro della Giustizia Orlando non tutto è perduto con il partito dei fuoriusciti dal Pd, con i quali secondo lui ci sarebbero ancora spazi per un dialogo, se si trovasse un accordo sulla legge elettorale, il Rosatellum bis in aula oggi, per lo storico dell'arte Tomaso Montanari, leader insieme ad Anna Falcone di "Alleanza popolare per la democrazia e l'uguaglianza", il momento è propizio per creare un soggetto politico di sinistra che tenga insieme tutte le voci alla sinistra del Pd, cioè Sinistra Italiana, Possibile, Mdp, Rifondazione Comunista, l'Altra Europa.

In un'intervista sul quotidiano La Stampa il ministro Orlando, uno degli sfidanti di Renzi alle primarie del Pd ha ribadito che la vocazione "solitaria" del partito non aiuta, e il risultato è che Pisapia si è trovato isolato, senza ricevere alcuna sponda dal Pd. Sulla partita della legge elettorale e sulla legge di Bilancio ci sarebbero ancora, secondo Orlando, margini di avvicinamento con Mdp. Se al Senato i bersaniani e i dalemiani lavorassero con il Pd Orlando garantisce che si sarebbe spazio anche per le loro obiezioni. Ma, aggiunge a proposito del Rosatellum: "Se continuano a demonizzarlo difficile trovare un terreno comune".

Per non concedere troppo spazio a destra e M5S, come avverte oggi anche Lorenzo Guerini in un'intervista sul Messaggero, non si può costruire un centrosinistra a prescindere dal Pd. E per questo Orlando rinnova il suo impegno: "Lavorerò fino all'ultima per questa prospettiva non ci compia", tentando di ricucire con Mdp. E sulla scelta del leader di una possibile coalizione il ministro ritiene "sia naturale che a indicare il premier sia la forza più grande, ma le primarie sono una questione che viene dopo".

Tomaso Montanari si mostra freddo sul 19 novembre, giorno in cui già D'Alema ha annunciato l'assemblea per delineare il programma, con tanto di nuovo simbolo e partito: "Lo so perché lo abbiamo letto sui giornali". E sogna una sinistra che guarda al modello del Labour party di Corbyn e a Podemos. Montanari, insieme ad Anna Falcone, promotori del assemblea del giugno scorso al teatro Brancaccio di Roma, che ha costituito il movimento creato sulla spinta della vittoria del no al referendum costituzionale di dicembre, non vogliono le primarie di coalizione e dicono no a Pisapia, e al suo progetto "unitario": "Pare che voglia fare una lista civica ma Pisapia sappia – argomenta Montanari – che il civismo non può essere una ruota di scorta". Sottintende del Pd.

Montanari vuole costruire una nuova sinistra, ma lo vuole fare dal basso, non attraverso lo strumento delle primarie, perché sono "un modello mediatico e ambiguo". E Su D'Alema, e sull'eccesso di protagonismo, anche lui è convinto che debba fare un passo di lato: "Chi è interessato aderisca e sostenga – sottolinea la Falcone riferendosi a D'Alema – ma non pretenda di essere il protagonista". È prevista l'assemblea del movimento a novembre, ma né lui né Anna Falcone intendono candidarsi. A quel punto "Alleanza popolare per la democrazia e l'uguaglianza avrà un programma, un calendario e un metodo: ma i due promotori del progetto anticipano che non ci saranno tesserati

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