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Inchiesta in Liguria e arresto di Giovanni Toti

Procura Ue indaga sulla diga di Genova, l’intercettazione di Toti: “Sappiamo già chi vince l’appalto”

Il progetto della diga di Genova vale 1,3 miliardi di euro, e ora la procura europea sta indagando per turbativa d’asta. Tra gli atti trasmessi dalla procura di Genova c’è anche un’intercettazione dell’ex presidente ligure Giovanni Toti, che mesi prima dell’apertura della gara diceva: “Sappiamo già chi la fa”.
A cura di Luca Pons
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Che la Procura europea (o Eppo) avesse aperto un fascicolo sul progetto della diga di Genova era già noto da diversi mesi. Ora, però, si sa anche qual è il reato ipotizzato dai magistrati: turbativa d'asta, con danno agli interessi finanziari dell'Unione europea.

In questi giorni infatti è emerso che la Procura di Genova ha inoltrato ai pm europei i fascicoli dell'indagine per corruzione che ha visto gli arresti domiciliari e poi le dimissioni dell'ex presidente della Liguria Giovanni Toti. In particolare, è circolata un'intercettazione dello stesso Toti: "La diga è già in gara, sappiamo già anche chi la fa". I procuratori europei che seguono il caso sono Stefano Castellani e Adriano Scudieri, nella sede di Torino, che è competente per le questioni di Genova.

Cosa ha detto Toti sulla diga di Genova

A settembre 2021, molti mesi prima del via alla gara per la diga (che sarebbe partita a giugno 2022) e dell'assegnazione ai vincitori (avvenuta a ottobre 2022, più di un anno dopo), l'allora presidente ligure era al telefono con l'imprenditore Aldo Spinelli, anche lui coinvolto nell'inchiesta per corruzione. Su invito di Spinelli ("della diga non ne parlate mai, ma parte sta diga o no?"), Toti aveva risposto: "La diga, ma la diga è fatta… è già in gara", per quanto non fosse così.

Poi Toti era andato oltre: "Sappiamo già anche chi la fa però non te lo… (ride)". Spinelli aveva chiosato: "Speriamo che vincano quelli del ponte non i cinesi perché quelli lì sono in bancarotta". E a quel punto Toti si era lanciato: "Ma no vince vince vince, secondo me vince Salini Fincantieri e Fincosit".

Una previsione che, se viene dal presidente di Regione e riguarda un bando da un 1,3 miliardi di euro finanziato dal Pnrr (o meglio, dai fondi stanziati dall'Italia per le opere "complementari" al Pnrr) , attira l'attenzione degli inquirenti. Tanto più perché si è dimostrata giusta. La gara per la diga è andata al consorzio Breakwater, che univa quattro soggetti: Webuild (ovvero Salini), Fincantieri, Fincosit e Sidra. Le prime due sono le stesse aziende che hanno ricostruito il ponte San Giorgio dopo il crollo del ponte Morandi.

Le critiche dell'Anticorruzione all'asta per la diga

L'Eppo ha ricevuto anche documenti dall'Anac, l'autorità italiana anticorruzione, che aveva già contestato le procedure seguite per l'appalto (il commissario che seguì la gara fu Paolo Emilio Signorini, già presidente dell'Autorità portuale, e anche lui indagato nell'inchiesta per corruzione). Secondo l'Anac ci sarebbero state "scarsa trasparenza, conflitti di interesse" e anche "mancato rispetto della concorrenza". Tra le altre cose, il contratto per la diga avrebbe previsto degli adeguamenti in base alle "condizioni geologiche e geotecniche e ai campi di prova". Una clausola che, per l'Anac "annulla i rischi di impresa dell’appaltatore".

Sulla gara, va detto, la giustizia amministrativa si è già espressa. Il consorzio che aveva perso l'appalto aveva fatto ricorso al Tar, e in primo grado aveva avuto ragione. Ma in appello il Consiglio di Stato ha ribaltato la sentenza, dichiarando che la procedura è stata regolare.

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