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Processo Stato – Mafia: Riina e Bagarella assisteranno alla testimonianza di Napolitano

Totò Riina e Leoluca Bagarella potranno assistere alla deposizione del Capo dello Stato il prossimo 28 ottobre.
A cura di Davide Falcioni
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Totò Riina e Leoluca Bagarella potranno assistere alla deposizione del Presidente della Repubblica nell'ambito del processo sulla trattativa Stato Mafia. Lo ha deciso la Procura di Palermo, che ha dato parere favorevole alla richiesta dei due boss e dell'ex ministro Nicola Mancino. Napolitano verrà ascoltato il prossimo 28 ottobre. Il parere, contenuto in una memoria depositata alla Corte d'Assise di Palermo, è favorevole per ragioni tecniche e per evitare il rischio di possibili nullità dell'udienza o dell'intero processo. L'ammissione era stata esclusa dalla Corte, che comunque tornerà a pronunciarsi giovedì prossimo.

Zanda (PD): "Decisione incomprensibile"

Il Partito Democratico si è immediatamente opposto alla decisione della Procura di Palermo. Il capogruppo in Senato Luigi Zanda ha giudicato la scelta "incomprensibile". "Ho sempre rispettato le decisioni della magistratura e rispetto quindi anche il parere della procura di Palermo, debbo però sottolineare che non ne comprendo il significato, né processuale né istituzionale". "E' quantomeno una grave caduta di stile" sostengono i deputati Federico Gelli ed Ernesto Magorno "permettere a degli assassini conclamati, boss stragisti che si sono macchiati dei peggiori delitti contro lo Stato, di trovarsi di fronte al vertice della Repubblica, il garante della Costituzione e dell'ordine democratico, appare una scelta poco condivisibile. Senza entrare nelle questioni processuali, dalla procura probabilmente ci si sarebbe attesa una maggiore sensibilità istituzionale".

Napolitano dovrà riferire sulla lettera inviata dal suo consigliere Loris D'Ambrosio

La necessità che Giorgio Napolitano testimoniasse è stata decisa lo scorso 25 settembre dalla Corte d'Assise di Palermo: la richiesta era invece stata avanzata dai pm Di Matteo, Del Bene e Tartaglia, che intendono sentire il Capo dello Stato sulla missiva che gli venne spedita dal suo consigliere giuridico Loris D’Ambrosio nel giugno di due anni fa. D’Ambrosio, in seguito alle polemiche sulle telefonate in Quirinale di Mancino, rivendicava la sua correttezza e – parlando degli anni in cui la trattativa fu “sottoscritta” – esprimeva il “timore di essere stato considerato solo un ingenuo e utile scriba di cose utili a fungere da scudo per indicibili accordi, e ciò nel periodo fra il 1989 e il 1993″.

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