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Processo Ruby ter, la difesa: “Berlusconi è innocente, al massimo è vittima di ricatto”

Si è svolta l’arringa dell’avvocato difensore di Silvio Berlusconi, Federico Cecconi, nell’ambito del processo Ruby ter. La linea difensiva è che la corruzione di cui è accusato Berlusconi non possa aver avuto luogo, anche perché lui stesso era vittima di pressioni e ricatti.
A cura di Luca Pons
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Oggi si è tenuta l'arringa difensiva del processo Ruby ter, in cui Silvio Berlusconi è imputato di corruzione in atti giudiziari. L'ipotesi dell'accusa è che Berlusconi abbia pagato una trentina di persone per far sì che non parlassero – nei processi Ruby e Ruby bis – di ciò che avveniva, a villa San Martino, nelle cene e nei dopocena.

La richiesta della procura, con i pm Luca Gaglio e Tiziana Siciliano che hanno tenuto la loro arringa a maggio, è di 6 anni di carcere e 10 milioni di euro di confisca per il presidente di Forza Italia. Oggi invece uno degli avvocati difensori, Federico Cecconi, ha sostenuto che Berlusconi non solo non abbia corrotto nessuno, ma semmai sia stato vittima di ricatti.

L'arringa si è concentrata sull'ordinanza della sezione penale del Tribunale di Milano – definita "forte, debordante, dirompente" – che lo scorso 3 novembre ha stabilito che la procura in passato avrebbe dovuto sentire le 28 persone considerate testimoni non come testimoni, ma come indagate, quindi con l'assistenza di un legale e con la possibilità di non rispondere.

Oggi quelle persone sono sono imputate nello stesso processo per corruzione e falsa testimonianza. Secondo la difesa, questo farebbe sì che le testimonianze che hanno reso siano inutilizzabili. Quindi, non ci sarebbe il reato di falsa testimonianza, e per questo non potrebbe sussistere il reato di corruzione che avrebbe portato a quelle false testimonianze. L'accusa, quindi, crollerebbe.

Una chat che dal settembre 2014 raccoglieva le ex ospiti di Arcore ha portato a degli screenshot in cui le giovani donne parlavano di chiedere soldi a Berlusconi. Per Cecconi, queste chat non supportano l'accusa di corruzione in atti giudiziari, anzi, il contrario. "Possono al più e alla peggio" valere come tentativo di "ricatto" nei confronti di Berlusconi, che sarebbe quindi "parte offesa di tentativi di estorsione", una "forma di approfittamento" che sarebbe "probabilmente rilevante in termini penalistici".

"Alcune di queste persone", ha affermato Cecconi, "evidentemente non così amiche di Berlusconi, hanno pensato di poter individuare una forma di speculazione ai danni di Berlusconi al fine di incamerare somme di denaro". Ne sarebbe conferma anche il fatto che in questo momento è in corso a Monza un processo a carico di Giovanna Rigato – imputata anche nel processo Ruby ter – che è accusata di aver tentato di estorcere un milione di euro al leader di Forza Italia.

Le chat dimostrerebbero che non c'era alcun accordo per dichiarare il falso tra le donne coinvolte. Quando Berlusconi, nel 2012, decise di versare a ciascuna di loro 2500 euro al mese, fu per risarcirle dei danni che subivano in seguito allo scandalo mediatico di Ruby. L'ex premier aveva già affermato che fosse questa la ragione, nell'ottobre 2012, nel corso di dichiarazioni spontanee rilasciate durante il processo Ruby.

Quella di un Berlusconi non colpevole, e semmai vittima, in un processo in cui le false testimonianze non sussistono e quindi tantomeno può esserci corruzione, è la "ipotesi alternativa" presentata dalla difesa. Per questo, l'ex presidente del Consiglio andrebbe assolto "perché il fatto non sussiste", ha concluso Cecconi. La prossima udienza è fissata per il 2 novembre, e l'arringa della difesa sarà conclusa dall'avvocato Franco Coppi.

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