Processo Ruby, Emilio Fede non andrà in carcere a scontare la condanna
Emilio Fede non andrà carcere a scontare la condanna definitiva a 4 anni e 7 mesi, che gli è stata inflitta ieri per il caso Ruby bis. La procura generale di Milano ha sospeso l'ordine di carcerazione, accogliendo un'istanza dei suoi difensori motivata da ragioni di età e salute. L'ex direttore del Tg4 ha infatti quasi 88 anni (li compie a giugno), e pertanto la concessione dei domiciliari è ormai certa. Come avevamo anticipato ieri, la pena supera i 4 anni e, dunque, la Procura generale doveva emettere un ordine di carcerazione. Ma l'ordine può essere sospeso: il favoreggiamento della prostituzione non è infatti un reato incompatibile con questo genere di istanza, anche se la sospensione non è automatica, ma il Tribunale della Sorveglianza decidere caso per caso.
L'istanza di differimento della pena, in vista di una richiesta di detenzione domiciliare, è stata presentata al sostituto procuratore Bianca Bellucci, titolare del fascicolo, dall'avvocato Salvatore Pino. A questo punto, la difesa di Fede depositerà nei prossimi giorni al Tribunale della Sorveglianza di Milano la richiesta di far scontare al giornalista la condanna a casa, sempre facendo riferimento alle ragioni di salute e anagrafiche. Se invece non fosse stata presentata l'istanza alla Procura Generale (per tutta la mattinata non è accaduto), sarebbe diventata molto concreta l'ipotesi della carcerazione per l'ex direttore del Tg4.
Solo quando la pena rimanente avrà raggiunto i 4 anni Fede potrà chiedere l'affidamento in prova ai servizi sociali. Per Nicole Minetti, invece, condannata in via definitiva a 2 anni e 10 mesi, sempre per favoreggiamento della prostituzione per le serate organizzate nella villa di Berlusconi ad Arcore, la pena sarà sospesa e potrà chiedere l'affidamento in prova.