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Processo Ruby: “Condannate Fede, Mora e Minetti a 7 anni di galera” (DIRETTA)

Sette anni di carcere sono stati chiesti oggi dalla Procura di Milano per l’ex direttore del Tg4, la ex consigliera lombarda e l’ex agente dei vip, nell’ambito del Processo Ruby bis.
A cura di Biagio Chiariello
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Ore 17.10 – Il pm cita la frase di Veronica Lario sulle "vergini in pasto al drago" – Il reato "più grave" imputato a Minetti, Mora e Fede è quello di prostituzione minorile. Lo ha detto il pm Pietro Forno, leggendo la condanna di 7 anni. Il magistrato ha chiesto che ciascuno di loro paghi una multa di 35mila euro. Al termine della sua requisitoria Forno ha sottolineato che quanto emerso "comprova l'esistenza di quel sistema prostitutivo che giustifica le richieste di condanna". Poco prima, ha citato l'ex moglie di Berlusconi, Veronica Lario, riportando le frasi che la donna aveva scritto nel 2009, "molto prima che emergessero i fatti di cui noi ci occupiamo. La signora non poteva tollerare ‘un sistema di vergini in pasto al drago'".

Ore 16.45 – CASO RUBY: PM CHIEDE 7 ANNI PER MINETTI, FEDE E MORA

Ore 12.50 – L'accusa: "Ad Arcore arrivavano ragazze assatanate di soldi" –  Le ragazze che facevano parte del "complesso sistema prostitutivo" delle serate di Arcore erano "assatanate di soldi". Parola del pm di Milano, Antonio Sangermano, in un passaggio della requisitoria del processo ‘Ruby 2', nel quale ha letto alcune intercettazioni di dialoghi tra giovani che hanno partecipato ai presunti festini a luci rosse. Le ragazze, secondo il pm, "volevano ottenere vantaggi economici e di carriera ed erano disponibili a fare sesso a pagamento".

12.18 – L'accusa: "Nicole Minetti ha fatto sesso a pagamento ad Arcore" – Quello della Minetti non fu solo un ruolo di "intermediazione". La ex consigliera milanese partecipò direttamente ai festini a casa dell'ex premier Berlusconi "compiendo anche atti sessuali retribuiti". Lo ha detto il pm Antonio Sangermano in uno dei passaggi della sua requisitoria al processo sul caso Ruby a carico di Fede, Mora e la stessa Nicole Minetti.

E' cominciata la requisitoria al processo ‘Ruby bis' a carico di Emilio Fede, Nicole Minetti e Lele Mora, accusati di induzione e favoreggiamento della prostituzione, anche minorile. "I nostri imputati sapevano che era minorenne": è stata la prima delle accuse del pm Antonio Sangermano. "Ruby ha tentato una impresa ragguardevole, e cioè di screditare se stessa" riferendosi alla testimonianza della giovane marocchina di venerdì scorso. In quell'udienza Karima El Marhoug ha ribadito di aver raccontato sempre e solo "balle" nei suoi colloqui con gli inquirenti e ha infarcito la sua testimonianza di tanti "non ricordo", "no so", la "memoria può fallire". In quell'occasione, inoltre, ha affermato di aver ricevuto soldi da Silvio Berlusconi ma di non aver mai avuto rapporti intimi con lui. In tal senso,  ha parlato anche dell'"immaturità e vulnerabilità" di Ruby.

"Il sistema Arcore" – Nel corso della sua requisitoria, Sangermano, ha ricostruito i ruoli svolti dei tre imputati nel processo ‘Ruby bis' nell'ambito di quello che ha definito "sistema Arcore". Per il procuratore, "è Emilio Fede a portare Ruby ad Arcore, da quel momento in poi Mora si prende cura della minore". Sangermano definisce "un apparato militare" messo in piedi dallo stesso ex agente dei vip "quello che si scatena per salvare e accudire il soldato Ryan che è Ruby". In tale contesto, sottolinea il ruolo dell'avvocato Luca Giuliante, "tesoriere del Pdl che si scatena per salvare la minore". Inoltre, l'ex direttore del tg4 e Lele Mora "aggiavano la gradevolezza delle ragazze, facevano l'esamino per vedere se avevano anche una capacità socio-relazionale e poi le immettevano nel circuito delle serate ad Arcore, un circuito a cui non è sfuggita nemmeno Ruby".

"Non siamo spioni" – Questo processo "è stato dipinto come una farsa e una maxi intrusione nella vita di una persona e i magistrati sono stati dipinti come accaniti spioni", ma "noi abbiamo adempiuto con onore al nostro dovere istituzionale". Ha sottolineato il pm di milanese già all'inizio requisitoria, ribadendo che gli investigatori hanno indagato "per dovere istituzionale e basandosi sulle prove".  Ha poi aggiunto: "Abbiamo ricevuto una macroscopica notizia di reato, riguardante una ragazza minorenne che girava per le strade di Milano con pacchi di denaro, che frequentava alberghi di lusso, che viveva con una prostituta e andava a casa di un uomo ricco e potente da cui diceva di ricevere denaro dopo essere fuggita da una comunità …e abbiamo fatto il nostro dovere di indagare".

"La legge Merlin è la madre di questo processo". Ha detto Antonio Sangermano in uno dei passaggi della sua requisitoria.  Il pm ha spiegato che tale legge a "distanza di 55 anni resiste intatta e ha mediato tra la libertà individuale di disporre del proprio corpo e il divieto assoluto di vendere la propria sessualità. L'interposizione di un terzo che istighi e sfrutti l'altrui sessualità non è lecita".

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