Processo Open Arms, oggi la richiesta di pena per Salvini: il caso dall’inizio e cosa rischia il ministro
Oggi, sabato 14 settembre 2024, il processo Open Arms entra in una nuova fase, quella conclusiva (almeno per il primo grado). Sono passati oltre cinque anni dall'agosto 2019, quando Matteo Salvini, allora ministro dell'Interno, vietò lo sbarco di 147 persone migranti che si trovavano sulla nave dell'Ong spagnola che ha dato il nome al caso. L'accusa dei magistrati è che, così facendo, Salvini commise il reato di sequestro di persona, abusando dei suoi poteri e violando norme nazionali e internazionali.
Alla fine dell'udienza di oggi i pm chiederanno la pena. Non si sa ancora quale sarà la richiesta al giudice, ma il massimo previsto per il reato è di quindici anni di carcere. Salvini, da parte sua, ha ripetuto più volte di non temere la sentenza: "Ho fatto quello che ho fatto e lo rifarò con orgoglio. Rischio fino a quindici anni di carcere per aver difeso l'Italia e i suoi confini, salvando vite e facendo rispettare la legge", ha affermato. Tuttavia, oggi il ministro non sarà nell'aula bunker di Palermo: ci sarà solo la sua avvocata, l'ex ministra leghista Giulia Bongiorno. Davanti al tribunale è prevista una mobilitazione della Lega.
Come è nato il caso Open Arms
Il caso iniziò ad agosto 2019. Il primo giorno del mese, la nave della Ong Open Arms, soccorse diverse persone migranti che si trovavano in difficoltà nel Mediterraneo. L'imbarcazione chiese poi all'Italia un porto sicuro per sbarcare, ma le autorità italiane – applicando il secondo decreto Sicurezza – vietarono l'ingresso nelle acque nazionali per giorni.
Il 14 agosto, Open Arms fece ricorso al Tar del Lazio, che sospese il divieto di ingresso seguendo le norme internazionali e valutando il rischio per le 147 persone a bordo (tra cui numerosi minorenni non accompagnati). La nave si avvicinò all'Italia, ma senza ricevere un porto di sbarco, e restò in attesa nei pressi di Lampedusa.
Il 20 agosto, il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio salì sulla barca e constatò lo stato di salute delle persone a bordo, da oltre venti giorni a mare, esposte al caldo e al sole. Il pm dispose il sequestro dell'imbarcazione e lo sgombero di tutte le persone migranti a bordo: ne erano rimaste 83, mentre le altre erano state trasferite d'urgenza per motivi sanitari.
Quando è partito il processo e di cosa è accusato Salvini
Pochi mesi dopo, a novembre, la stessa Procura di Agrigento richiese al Tribunale dei ministri di procedere a indagini preliminari per sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio nei confronti di Salvini. A luglio 2020, il Senato votò per mandare Salvini a processo (l'immunità parlamentare era scattata perché le indagini riguardavano le sue azioni da ministro). A gennaio 2021 si svolse l'udienza preliminare, e il 17 aprile arrivò il rinvio a giudizio di Salvini.
Da quel momento iniziò il corso regolare del processo. Nelle varie udienze che si sono svolte negli ultimi tre anni – la prima a ottobre 2021, poi rinviata a dicembre – sono stati chiamati a testimoniare ministri ed esponenti politici che hanno ricostruito gli scambi tesi di quei giorni, quando l'esecutivo era anche nel mezzo di una crisi di governo (sarebbe caduto poche settimane dopo). L'ultima udienza, prima di oggi, si era svolta a luglio.
Come si è difeso Matteo Salvini
La linea difensiva del ministro ha puntato, tra gli altri aspetti, su due in particolare: su presunti accordi tra scafisti e Ong, e sulle responsabilità condivise dal resto del governo Conte, allora in carica. Per quanto riguarda il primo punto, a fine 2022 si è discusso molto di un sommergibile della Marina che filmò il primo soccorso effettuato da Open Arms, che secondo la difesa mostrava un "comportamento anomalo".
Sulle responsabilità, invece, la versione emersa da vari esponenti dell'esecutivo (tra cui l'ex premier Conte, il suo vice Luigi Di Maio, gli ex ministri Danilo Toninelli ed Elisabetta Trenta) è che Salvini avesse deciso in autonomia di impedire ripetutamente lo sbarco. Versione smentita in più occasioni da Salvini, e all'inizio di quest'anno anche dal ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, che all'epoca era capo di gabinetto al Viminale. In particolare, il divieto di ingresso sarebbe stato firmato da tre ministri: Salvini, Toninelli (ministro delle Infrastrutture) e Trenta (Difesa).
All'inizio di quest'anno, lo stesso Salvini ha rilasciato dichiarazioni spontanee durante un'udienza. Parlando per quasi un'ora, il ministro ha ribadito che la scelta di impedire lo sbarco fu condivisa, ha accusato Giuseppe Conte di aver cambiato linea solo a seguito della crisi di governo e ha accusato la Ong Open Arms, dicendo che la nave avrebbe dovuto andare in Spagna. Il suo discorso ha incluso anche diverse parti false o fuorvianti, per intestarsi il merito del calo delle morti in mare in quegli anni.
Cosa può succedere oggi e quando arriva la sentenza
Come detto, oggi la Procura chiederà la pena per Salvini. Il codice penale è chiaro: per il sequestro di persona, se questo viene commesso "da un pubblico ufficiale, con abuso dei poteri inerenti alle sue funzioni", e per di più "in danno di un minore", la reclusione può andare da tre a quindici anni. Questa è la pena massima, che Salvini ha citato più volte criticando il processo. Ma naturalmente i pm hanno la facoltà di chiedere una pena più bassa, a seconda delle loro valutazioni su quanto ricostruito in tre anni di udienze.
Ora, il processo di primo grado è vicino alla fine: oggi si svolgerà la requisitoria dell'accusa, con la richiesta della pena; poi toccherà alle parti civili il 20 settembre e all'arringa della difesa il 18 ottobre. La sentenza è attesa prima della fine dell'anno.