Processo Open Arms, le Ong chiedono un milione di euro a Salvini: cosa succede adesso
Il processo Open Arms a Matteo Salvini, dopo anni di udienze, si sta avvicinando alla fine del primo grado. Ieri, 20 settembre, la parola è andata alle parti civili: circa venti tra altre Ong, enti (anche il Comune di Barcellona) e singole persone hanno parlato davanti ai giudici per chiedere il risarcimento dei danni subiti. Nel complesso la richiesta è di poco più di un milione di euro, per compensare gli effetti negativi della condotta dell'allora ministro dell'Interno, Salvini, nei confronti della Open Arms. Come noto, sul versante penale la richiesta dei pm è invece di una condanna a sei anni di carcere.
Nel corso dell'udienza, le parti civili hanno ricostruito i giorni tesissimi in cui la nave di Open Arms restò in mare, in attesa di ricevere un porto sicuro, mentre le autorità italiane glielo impedivano. Arturo Salerni, avvocato della Ong, ha sottolineato: "I nostri fondali sono pieni di cadaveri. Se tanti bambini, donne e uomini oggi sono in vita è anche grazie a Open Arms". Ma c'è stato anche spazio per le storie di singole persone migranti che si trovavano a bordo di quella nave, e che si sono trovate loro malgrado al centro dello scontro.
Uno dei tanti esempi è stato portato da Silvia Calderoni, avvocata che rappresentava diverse persone emigrate dalla Nigeria, giovani che quattro anni fa erano ancora minorenni: "Ormai vivono in Francia e non hanno voluto tornare in Italia. Un rifiuto categorico, anche perché non pensavano di potere essere creduti: sono stati d’altronde messi in discussione dall’imputato come malati, come naufraghi, perfino sono stati messi in dubbio i loro dati anagrafici. Quell’estate Salvini in video parlava di finti malati e finti minori".
Oggi il leader della Lega si è presentato a Milano a uno dei banchetti del Carroccio che raccoglievano firme in suo sostegno. Parlando con i cronisti, ha evitato di condannare direttamente chi negli ultimi giorni ha insultato e minacciato online i pm che seguono il suo processo: "Ogni insulto è un'offesa all'intelligenza", si è limitato a dire, prima di aggiungere: "I pm fanno il loro lavoro, e ritengono che io sia un pericoloso sequestratore e che dovrei finire in carcere per avere difeso i confini e la legalità". E ancora: "Una richiesta curiosa, ci sono persone che erano in galera perché occupavano le case degli altri e sono state liberate, e c'è un ministro che fa fatto il suo lavoro e dovrebbe finire in carcere pagando pure i danni".
Salvini ha insistito: "Conto di trovare un giudice che faccia giustizia con la G maiuscola", affermando che una condanna "sarebbe un segnale incredibile. Mi metto nei panni di un trafficante di uomini che legge che in Italia un ministro che ha fatto quello che ha promesso di fare, ovvero sia ha ridotto gli sbarchi, ha salvato vite, non solo va a processo, rischia la galera, ma deve pure pagare di tasca sua per avere turbato persone che in diversi casi dopo essere sbarcati sono finiti in galera".
La prossima udienza del processo si svolgerà tra poco meno di un mese, venerdì 18 ottobre. Poi ce ne sarà un'altra, l'ultima, per le repliche. A quel punto, i giudici si riuniranno nella camera di consiglio. La sentenza, quindi, arriverà certamente prima della fine dell'anno. Qualunque sia il verdetto, è poi quasi garantito che ci sarà un secondo grado di giudizio.