Processo Mediatrade: Berlusconi è in Tribunale

Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi si trova a Palazzo di Giustizia a Milano per l'udienza preliminare del cosiddetto processo Mediatrade. E' quindi accaduto quanto anticipato ieri dal suo legale Piero Longo, il quale aveva annunciato la presenza del suo assistito a meno di improvvisi impegni istituzionali. Nell"udienza preliminare di oggi, che si tiene a porte chiuse, davanti al gup Maria Vicidomini dovrebbero rilasciare delle dichiarazioni gli avvocati di Frank Agrama, ritenuto socio occulto di Berlusconi, e la difesa del banchiere Paolo Del Bue. Ovviamente, per l'occasione, sono state predisposte misure di massima sicurezza: "il percorso presidenziale" è stato interamente transennato e fuori dal Tribunale la situazione è costantemente monitorata da agenti in assetto antisommossa. Per i non addetti ai lavori è vietato accedere al piano in cui si tiene l'udienza.

Come accaduto anche in occasione di altre apparizioni del Cavaliere , fuori dal Palazzo di Giustizia si sono radunati alcuni militanti del Popolo della Libertà con tanto di striscioni e cartelloni. Non manca però il "contraddittorio". Anche il Popolo viola, infatti, s'è fatto vedere in via Freguglia, ma è stato allontanato dalle forze dell'ordine per evitare disordini. Prima di entrare in aula, come suo solito, Berlusconi ha voluto rilasciare alcune dichiarazioni ai cronisti sul merito del processo Mediatrade:

Questi fatti sono pure invenzioni e rappresentano l'ennesima dimostrazione di una volontà, quella della procura di Milano, che già per 24 volte mi ha portato a processo con delle accuse che gli stessi magistrati, che poi hanno fatto il giudizio, hanno dichiarato infondate. Ma sarebbe bastato che uno di questi colpi fosse andato a segno per eliminare dalla vita politica chi nella vita politica c'é perché il popolo lo ha scelto attraverso elezioni democratiche (FONTE ANSA)

Nel processo in questione Berlusconi deve rispondere delle accuse di appropriazione indebita e frode fiscale. Imputate assieme a lui altre 10 persone, tra le quali anche il figlio Piersilvio e Fedele Confalonieri. La tesi dell'accusa riguarda delle presunte anomalie nella compravendita di diritti televisivi da parte del gruppo Mediaset: in pratica tali diritti sarebbero stati acquistati a prezzi gonfiati al fine di accumulare fondi neri.