Avevamo ragione quando dicevamo che la Legge Fornero non solo faceva schifo ma era anche incostituzionale (nella parte sulle pensioni). E abbiamo ragione, oggi, quando diciamo che il Jobs Act è una schifezza tesa a realizzare un mondo in cui si può licenziare senza un perché e riassumere a condizioni peggiori. Nel frattempo celebriamo un Primo Maggio 2015 alla renziana: la festa dei lavoratori è oscurata dal miliardario pastrocchio dell'Expo di Milano a base di multinazionali. Matteo Renzi si è comportato, insomma, come quelli che arrivano al compleanno degli amici con gli ingressi gratis per l'inaugurazione di una discoteca. Ma tant'è: oggi il problema, serio, è che la massa di lavoratori sempre più divisa da contratti e esigenze (un tempo c'erano i meccanici, i chimici, il terziario eccetera, oggi è una miriade) ha una rappresentanza sindacale rassegnata e non riesce a guardare oltre quello che giorno per giorno deve affrontare.
Togli a un uomo il lavoro e lo vedrai disperato ma rabbioso togligli la prospettiva e lo vedrai spegnersi, giorno dopo giorno. È come quella storia della rana da cuocere nella pentola: se ce la infili con l'acqua bollente schizza via, se aumenti la temperatura piano piano muore senza accorgersene. È una visione pessimista, lo so. Ma tanto per fare un esempio, nella mia regione, la Campania, stanno chiudendo catene della grande distribuzione (Auchan, MediaWorld) e fabbriche (Indesit-Whirlpool). Ieri in un servizio della trasmissione Le Iene hanno trasmesso la crisi vista dai figli dei licenziati. I bambini capiscono tutto, si rendono perfettamente conto quando le cose non vanno bene a casa e quei licenziati sono della razza peggiore: mezza età, con prole e spese: difficilissimo per loro trovare alternative. A questi chi ci pensa? Non il Jobs Act del cazzo, non Garanzia Giovani, nessuno, non ci pensa nessuno.
E per questo volevo pensarci, insieme a voi, ricordando questo Primo Maggio.