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Primariepoli: quando votare alle primarie del centrosinistra (non) è un problema

Gli elettori di centrosinistra si preparano a scegliere il candidato alla Presidenza del Consiglio per le elezioni politiche del 2013. Con regole che fanno discutere e senza garanzie sulla legge elettorale. Ecco a voi “Primariepoli”.
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Quando mancano 5 giorni al primo turno delle primarie del centrosinistra, a tenere banco è ancora la questione delle regole, anche se con accenni meno polemici delle scorse settimane. In effetti, i dati che arrivano in queste ore, parlano di oltre 700mila tra pre-registrazioni online e registrazioni agli uffici elettorali. Una cifra che rende bene l'idea di quanto la consultazione di domenica venga vissuta come uno snodo cruciale per il futuro del centrosinistra, ma che non è servita a convincere fino in fondo Nichi Vendola, il quale ha lanciato un appello agli altri candidati: "Siamo ancora in tempo per consentire la massima apertura e il massimo grado di partecipazione. Più gente voterà alle primarie e più sarà un bene non solo per il centrosinistra, ma anche della democrazia italiana".

Una constatazione per molti versi simile a quella ripetuta più volte da Matteo Renzi nelle prime settimane di campagna elettorale. Anche se, da questo punto di vista, va detto che il Sindaco di Firenze sembra aver cambiato registro comunicativo, puntando sui "15 minuti di fila per cambiare l'Italia", piuttosto che su una polemica che rischiava di scoraggiare gli elettori ad andare ai seggi. Bersani d'altro canto è impegnato negli ultimi appuntamenti di campagna elettorale e, forse per rispondere in maniera indiretta alle polemiche sul "Pantheon" del centrosinistra, concluderà la campagna elettorale con la visita alla tomba di Sandro Pertini e successivamente con un comizio nella "sala della Chiamata" del porto di Genova, "sotto le foto del console Paride Batini, di Lenin, Togliatti, Guido Rossa e Di Vittorio" (senza coprirle con bandiere del PD, in accordo con la compagnia dei portuali).

Qualche tensione invece si registra per quel che riguarda il finanziamento e le spese della campagna per le primarie. Accanto a Laura Puppato che fieramente rivela di aver speso soltanto 7mila euro, da ambienti vicini al leader di Sinistra Ecologia e Libertà filtra un po' di nervosismo nei confronti di Renzi e soprattutto Bersani. Il nodo, esplicitato più o meno direttamente, è quello delle spese elettorali che, secondo le stime dei vendoliani, avrebbero abbondantemente superato il tetto massimo dei 200mila euro. Una polemica che riprende in parte anche le perplessità di Ugo Sposetti, storico tesoriere dei Democratici di Sinistra, che aveva messo in dubbio le cifre diffuse da Renzi sul finanziamento della sua campagna elettorale. Dal canto suo Bersani tira dritto, mentre il Sindaco di Firenze, nel ringraziare i suoi sostenitori per i 150mila euro che hanno donato, ricorda la sua "operazione trasparenza" e l'intenzione di mettere online fatture e rendiconto delle spese.

Ma la vera incognita è legata ovviamente al risultato finale. Perché se tutti i sondaggi confermano il vantaggio di Bersani, le stime divergono molto per quel che riguarda la forbice fra il segretario democratico ed il rottamatore. Si passa infatti da un vantaggio di soli 5 punti (Piepoli), ai 15 punti delle rilevazioni SWG per Agorà. Una forbice che merita grande considerazione anche in virtù dell'unica cosa sulla quale i sondaggisti sembrano convergere: a decidere chi sarà il candidato alla Presidenza del Consiglio per il centrosinistra sarà il turno di ballottaggio fra Renzi e Bersani. Con buona pace di Vendola che poche ore fa si diceva sicuro di poter essere "la sorpresa della domenica".

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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