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Napoli, primarie Pd 2011: per i pm probabili infiltrazioni camorristiche nel voto

Le consultazioni per scegliere il candidato a sindaco alle Amministrative non ebbero un vincitore: furono congelate dopo le accuse di irregolarità. Oggi la Procura di Napoli pronta a tirare le somme sulle presunte infiltrazioni camorristiche.
A cura di Vincenzo Iurillo
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A breve sapremo se furono soltanto le primarie dell’affluenza record, delle accuse di brogli, dell’inutile vittoria di Andrea Cozzolino, la cui investitura a candidato sindaco di Napoli per il Partito democratico fu sciolta nell’acido delle polemiche e dell’annullamento del voto chiesto e ottenuto dal rivale Umberto Ranieri. O se furono anche le primarie della longa manus della camorra. La Procura di Napoli sarebbe vicina a tirare le somme dell’inchiesta sulle presunte infiltrazioni camorristiche che avrebbero inquinato le consultazioni del 23 gennaio 2011. Il pm della Dda Pierpaolo Filippelli ha sulla scrivania le informative e i brogliacci di due anni e mezzo di lavoro carabinieri di Torre Annunziata. Incartamenti relativi alle intercettazioni di una trentina di persone, manovalanza camorristica, ‘portatori di voti’ in qualche modo interessati all’esito delle primarie. I sospetti si sono concentrati sul seggio di Secondigliano. Gli investigatori hanno segnalato che le ‘anomalie’ riguardano i consensi raccolti da Cozzolino e Ranieri e solo da loro due, nulla ha sfiorato i voti ottenuti da Nicola Oddati e Libero Mancuso. Va subito chiarito che Cozzolino, europarlamentare del Pd, e Ranieri, ex parlamentare e braccio destro a Napoli di Giorgio Napolitano, non sono indagati e non sono coinvolti in alcun modo nell’inchiesta, che ha affrontato il ‘sottobosco’ che si agita lungo la linea di confine tra la ‘bassa politica’ e la malavita partenopea durante gli appuntamenti elettorali, attraverso la compravendita camorristica dei consensi fuori ai seggi, le pressioni, le intimidazioni.

Le intercettazioni disposte dalla Procura avrebbero dimostrato per l’ennesima volta il mercimonio economico del voto. Il clan Lo Russo lo avrebbe messo in vendita a 50 euro a cranio: ma chi lo comprava per le primarie, lo avrebbe ottenuto anche per le amministrative della primavera successiva. Un’offerta. Un due per uno. L’inchiesta sulle primarie di Napoli nacque per caso, attraverso l’ascolto di alcune intercettazioni relative a un’indagine sul voto di Gragnano, all’epoca a guida Pdl. I carabinieri annotarono un colloquio tra due pesci piccoli della malavita che discutevano del voto napoletano. E allargarono la rete. Nel settembre 2011 la Dda dispose l’acquisizione nella sede democratica di via Toledo degli elenchi dei circa 44mila votanti delle primarie più inutili della storia. Per leggerne ad uno a uno i nominativi. E verificare i presunti collegamenti tra certi cognomi e i clan più potenti dei quartieri partenopei. Un fascicolo simile è stato aperto anche a Salerno. Ne è titolare il pm Vincenzo Montemurro. Ha preso spunto dal rinvenimento di tessere Pd in bianco con una numerazione diversa da quella attribuita alla federazione salernitana. Da un po’ di tempo anche le primarie salernitane sono nel mirino delle polemiche, per le percentuali bulgare raggiunte dai candidati sostenuti dal sindaco renziano Vincenzo De Luca. Veleni che hanno caratterizzato anche le recenti primarie concluse con la elezione della renziana Assunta Tartaglione a segretario regionale campano. Per protesta contro presunti brogli, il candidato sconfitto Guglielmo Vaccaro ha occupato per qualche giorno la sede salernitana del Pd. E qualche giorno fa è stato ascoltato dal pm.

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Vincenzo Iurillo è giornalista professionista dal 2002. Nel 2009 con Bruno De Stefano ha scritto ‘La Casta della Monnezza’ (Newton Compton). Scrive sul Fatto Quotidiano sin dalla nascita della testata fondata da Antonio Padellaro, Peter Gomez e Marco Travaglio. A gennaio una sua incalzante inchiesta in più puntate da Benevento ha provocato le dimissioni del ministro Nunzia De Girolamo.
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