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Primarie, dal Pd una proposta per regolamentarle: sanzioni per chi le viola o non le fa

L’obiettivo è stabilire “regole comuni e condivise” sulle primarie, che dovranno essere, seppur facoltative, vincolanti per chi sceglie di farle, e dovranno seguire alcuni punti prestabiliti.
A cura di C. T.
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Primarie facoltative ma ripercussioni per i partiti che non le fanno o che ne disattendono il risultato. Dopo la bufera che ha investito il Partito democratico per le recenti consultazioni per la scelta dei candidati sindaco di Napoli, Milano e Roma, alcuni parlamentari dem hanno presentato una proposta di legge per regolamentare l'istituto. La pdl è stata illustrata oggi alla Camera dei deputati dai deputati Dario Parrini ed Edoardo Fanucci e dai senatori Andrea Marcucci e Franco Mirabelli.

L'obiettivo è stabilire "regole comuni e condivise" sulle primarie, che dovranno essere, seppur facoltative, vincolanti per chi sceglie di farle, e dovranno seguire alcuni punti prestabiliti, tra cui il fatto che il voto sarà consentito solo a chi ne ha diritto per le elezioni che ne seguiranno: quindi non saranno ammessi stranieri e minorenni. Ogni partito potrà scegliere tra primarie aperte a tutto l’elettorato passivo, semi-aperte – possono partecipare tutti a patto che sottoscrivano una dichiarazione di condivisione dei valori del partito – o chiuse, riservate cioè ai soli iscritti o agli appartenenti ad un albo costituito in precedenza. Parrini ha spiegato che la proposta ruota attorno ad alcuni principi-cardine. Innanzitutto, le primarie pubbliche saranno "utilizzabili per scegliere candidati a cariche monocratiche come sindaco, presidente di regione, presidente del consiglio dei ministri" e "saranno facoltative ma vincolanti per chi sceglie di tenerle". In secondo luogo, gli organi dello Stato le organizzeranno e ne verificheranno lo svolgimento anche tramite un apposito collegio di garanzia. Non sarà prevista una preregistrazione obbligatoria e sarà garantita la trasparenza sui partecipanti; i singoli partiti potranno normare con proprio regolamento l’elettorato attivo; le primarie di tutti i partiti per una stessa carica saranno concentrate in un solo election day. Incentivo forte a servirsi delle primarie sarà l'esclusione dal due per mille di chi sceglie di non utilizzarle – penalità che lo stesso Parrini definisce "molto consistente" – e sanzioni per chi ne disattende il risultato. Una macchina del genere, ha spiegato Fanucci, dovrebbe costare "un massimo di 15 milioni di euro annui. Le primarie per legge costano, la democrazia ha un senso ma anche un costo. Come lo si sostiene? Noi abbiamo trovato un fondo la cui capienza è certificata dalla commissione bilancio".

"Le primarie – ha spiegato Parrini – possono non essere rispettate dal partito politico che le fa, che fa sostenere un costo allo Stato ma che poi candida una persona diversa da quella scelta con le primarie. In questo caso la penalità è la mancata restituzione della cauzione versata dal partito". Poi c'è il caso della candidatura di un candidato sconfitto: "Chi si candida – ha detto il parlamentare – risulta sconfitto e poi forma una lista in contrasto con il simbolo sotto il quale ha fatto le primarie rischia oltre alla sanzione politica, che illustri esempi ci dicono non sia sufficiente, di dover pagare un importo pari alla metà della cauzione che non verrebbe restituita al partito". Secondo il senatore Marcucci, "era necessario trasformare in norma quel patto di lealtà che sta alla base delle primarie perché si accettino le regole e il risultato finale".

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