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Primarie all’italiana

Continua il rebus primarie in casa democratica (e non solo) e Bersani propone un tavolo con gli altri candidati per scrivere le regole della consultazione. Ma le cose potrebbero cambiare ancora se il PD chiudesse l’accordo sulla legge elettorale.
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Primarie-PD2013

Un tavolo con tutti i candidati per scrivere le regole della consultazione: sarebbe questo il modo con cui Pierluigi Bersani intende uscire dall'impasse sulla questione primarie. Già, perché nonostante la macchina elettorale dei candidati (4?) sia già partita da qualche settimana, finanche il Presidente del Partito Democratico Rosy Bindi, intervenuta alla nazionale dell'Unità di Reggio Emilia, lascia intendere di non conoscere ancora "se e quando le primarie si faranno". Finora di certo vi è ben poco in effetti: un vago periodo di riferimento (fine novembre), qualche indiscrezione sulle modalità (consultazione aperta per scegliere il leader della coalizione, forse gli albi), le candidature di Vendola, Bersani, Renzi, Tabacci e forse Boeri (Di Pietro dovrebbe restare fuori…), la solità generica volontà di "restituire la parola ai nostri elettori" e qualche perplessità sul senso ultimo della consultazione in assenza di certezze sulla nuova legge elettorale.

Su quest'ultimo punto è necessaria in effetti una riflessione più accurata, dal momento che, come faceva notare da ultimo Romano Prodi sul Corsera, con una modifica in senso proporzionale della legge elettorale, la scelta del Presidente del Consiglio resterebbe comunque affidata alla discrezione di Presidente della Repubblica e partiti politici, dunque chiedere ai propri elettori un semplice "indirizzo" appare alquanto riduttivo. A tracciare con nitidezza i contorni della questione è Beppe Fioroni che, come riporta il Corriere della Sera, sintetizza: "Se il premio di maggioranza (nella nuova legge elettorale che, forse, sostituirà il Porcellum, ndr) è alla coalizione le primarie si fanno ed i cittadini scelgono il Presidente del Consiglio; se è al partito saltano, mica possiamo fare il congresso un anno prima…è talmente banale che persino Renzi dovrebbe capirlo".

Insomma, sulle primarie pende la spada di Damocle della legge elettorale? Non del tutto e non solo. Perché dagli ambienti vicini al segretario Bersani filtrano molte perplessità sulla possibilità di bloccare una consultazione più volte annunciata ed in ogni caso attesa da gran parte degli elettori del centrosinistra (del resto, si tratterebbe in ogni caso di un momento di grande mobilitazione e "avvicinamento" dell'elettorato democratico e non solo). Allo stesso tempo però ai piani alti del Nazareno sanno che c'è molto da lavorare, anche per evitare che la competizione si trasformi in una resa dei conti tutta interna all'area democratica. Se la deroga per Renzi non sembra un ostacolo (tecnicamente alle primarie di coalizione potrebbe partecipare solo il segretario del PD), si continua a discutere sulla necessità di un "albo per iscritti ed elettori" e addirittura di un doppio turno nel caso in cui nessuno dei candidati ottenesse la maggioranza assoluta dei consensi. Insomma, un rebus complesso la cui soluzione appare ancora lontana. Sempre ammesso che si continui a cercarla.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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