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Prezzo uguale ma confezione più piccola, si pensa a un’etichetta obbligatoria per avvertire i clienti

La confezione è la stessa, il prezzo che si paga è lo stesso, ma dentro c’è meno prodotto: è il fenomeno della shrinkflation, che porta un aumento di prezzo ‘nascosto’ per i clienti. Sale il costo al chilo, non quello della singola confezione. Nel ddl Concorrenza approvato dalla Camera, però, una norma prevede un’etichetta obbligatoria per avvisare. Potrebbe partire da aprile 2025.
A cura di Luca Pons
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Negli ultimi anni, l'aumento dell'inflazione ha reso piuttosto comune un fenomeno chiamato ‘shrinkflation‘: una confezione al supermercato sembra la stessa, ha lo stesso prezzo, ma dentro ha una quantità più bassa di prodotto. Ad esempio, un pacchetto che invece di avere 50 grammi di patatine ne ha solo 40, mentre il prezzo non cambia. Quindi il costo al chilo aumenta, ma spesso i clienti non se ne accorgono. Non è illegale, ma dall'anno prossimo – in particolare da aprile 2025 – diventerà obbligatoria una apposita etichetta per segnalare che è avvenuto. Lo prevede il ddl Concorrenza approvato ieri dalla Camera, e ora passato al Senato.

Cosa ci sarà scritto sull'etichetta contro la shrinkflation

Il ddl aggiunge un articolo al Codice del consumo, risalente al 2005, nella sezione delle indicazioni sui prezzi. Il bollino speciale sarà dedicato alle confezioni "riproporzionate" o "sgrammate", come si direbbe in italiano per parlare di shrinkflation. E, dal 1° aprile 2025, sui prodotti nei negozi e nei supermercati si troverà anche la scritta: "Questa confezione contiene un prodotto inferiore di 15 grammi", ad esempio, "rispetto alla precedente quantità".

Per la precisione, come riporta l'articolo 23 del ddl, la shrinkflation avviene "qualora un prodotto di consumo che, pur mantenendo inalterato il precedente confezionamento, abbia subìto una riduzione della quantità nominale e un correlato aumento del prezzo per unità di misura". Ovvero, come detto, la confezione è uguale a prima, il prezzo è uguale a prima, ma all'interno c'è meno prodotto. Così c'è un "aumento dei prezzi poco trasparente".

Sull'etichetta i produttori non dovranno scrivere di quanto aumenta il prezzo con la riduzione di quantità. Lo prevedeva la proposta iniziale, ma l'idea è poi stata rimossa durante i lavori in commissione alla Camera. Perciò, l'unica informazione a disposizione sarà il fatto che il prezzo al chilo è aumentato (ma non si saprà di quanto) e che la quantità è diminuita.

Per quanto durerà e come sarà fatta l'etichetta

Il bollino anti-shrinkflation non dovrà restare sui prodotti per sempre, ma per sei mesi di tempo dopo che è avvenuta la riduzione di quantità. E, stando alle indicazioni della legge, dovrà essere inserito "nel campo visivo principale della confezione", oppure appunto tramite "un'etichetta adesiva".

Insomma, l'informazione non potrà essere scritta in modo quasi invisibile in mezzo alle informazioni tecniche sul prodotto, ma essere messa in bella vista. E il ddl chiarisce anche un aspetto tecnico: l'etichetta non dovrà apparire tutte le volte che il "prezzo per unità di misura" (al chilo, al litro…) aumenta, ma solamente se questo aumento è dovuto alla riduzione di quantità nella confezione a parità di prezzo.

Cos'è la shrinkflation

Il termine "shrinkflation" è l'unione di due parole inglesi: shrink, ovvero restringere, e inflation, cioè l'inflazione. Per l'appunto, spesso è un fenomeno che avviene quando l'inflazione è alta e i prezzi tendono ad aumentare. Talvolta i produttori scelgono di non aumentare direttamente il prezzo di un proprio prodotto, sapendo che i clienti sono attenti al prezzo per confezione.

Al contrario, si preferisce inserire un po' meno prodotto in ciascuna confezione. Così il prezzo unitario resta uguale, il produttore ha un risparmio, e il cliente paga di più al chilo (o al litro, e così via) ma spesso senza rendersene conto, a meno che non si ricordi l'esatto prezzo al chilo precedente. Secondo Federconsumatori è un fenomeno che ha portato i prodotti alimentari e per l'igiene personale a ridursi nella quantità, in media del 16% negli scorsi due anni (quelli in cui l'inflazione è stata più pesante), mentre i prezzi aumentavano parecchio.

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